A Torino il Napoli è stato Real, ma questa è ancora la Juve per Allegri?

A Torino il Napoli è stato Real, ma questa è ancora la Juve per Allegri?

Sarà pure stanca questa Juventus, ma il Napoli a Torino è stato veramente Real e il gol di Koulibaly che ha regalato i 3 punti agli azzurri napoletani, ecco non è arrivato per caso. Capito?

Applausi quindi al Napule di mister Sarri, congratulazioni alla Juve comunque, pur spompa, grandiosa a suo modo, ma il vero quesito, a questo punto della stagione, dopo il Ko bianconero col Real Madrid in Champions, dopo (è passato un anno, ma l’eco è tutt’altro che spento) la sconfitta del giugno 2017 a Cardiff è un altro.

Ed è il seguente: è veramente questa (ancora) la Vecchia Signora di e per mister Massimiliano “Malinconia” (a tratti incazzatissimo, ma quando parla di stanchezza fisiologica, francamente sbaglia…) Allegri?

Sì gioca sfiancata, male, svuotata mentalmente, stressata, snervata e poco convinta da tempo, coi suoi massimi interpreti Dybala e Higuain fuori giri, con la difesa poco ermetica, con fantasisti (Cuadrado e Costa) belli da vedersi ma poco decisivi, con un centrocampo (Pjanic e Kedhira non corrono da settimane) lento e prevedibile questa Madama bianconera. L’impressione? Pare arrivato alla fine il ciclo di Allegri. Per questo il quesito di prima dedicato al fatto se Rugani (ma perché non gioca mai?) e soci siano ancora sintonizzati sulle frequenze tecniche “Allegriane” è decisamente attuale. Se non attualissimo. No?

Ma pure la società ha le sue colpe: da anni il calciomercato non convince. I vari Pogba, Vidal e Bonucci non sono mai stati sostituiti adeguatamente. Cosa succederà? Mah dirigenti e trainer dovrebbero a bocce fermi sedersi intorno a un tavolo, guardarsi in faccia serenamente e … decidere se continuare o meno come se niente fosse accaduto, come se tutto andasse bene. Ma badate bene, a differenza delle ultime due estati, tra qualche giorno qualsiasi cosetta succederà, servirà un vero mercato di svolta e d’avanguardia. E se Allegri restasse al suo posto, più che un calcio speculare urgerà un football rivoluzionario. Capito?

Stefano Mauri

 

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