Anna Adelmi, la storia della cremasca a cui è appena stata dedicata una via

Anna Adelmi, la storia della cremasca a cui è appena stata dedicata una via

“A. Adelmi ebbe una vita breve, tormentata e coraggiosa. Nacque a Milano, il 18 aprile 1897, passò i suoi primissimi giorni di vita nel Brefotrofio provinciale, allora denominato Ospizio Provinciale degli Esposti, situato nell’ex convento di S. Caterina alla Ruota, sui navigli, tra via F. Sforza e via S. Barnaba, dove l’aveva portata una levatrice di nome Maddalena Adami che abitava in via Monforte 17, proprio a due passi da quell’istituto”. (Gabriella Battistin, Franco De Poli: Anna Adelmi donna in guerra. Antologia degli scritti su “Libera Parola” settimanale socialista di Crema durante la Grande Guerra. La Società moderna e contemporanea. Franco Angeli. Milano 2007 pag. 7)

Sui documenti e le pagelle scolastiche risultò sempre la dicitura N.N. (di ignoti). “Un vuoto delle proprie radici che la segnò profondamente, ma acuì la sua capacità di analisi critica dei comportamenti umani e sociali, e certo fu alla base del suo strenuo impegno politico… Vuoto che si cancellò solo quando Anna si riconobbe nel pensiero e nell’azione di forme sociali che andavano allora affermandosi: il partito politico e il sindacato dei lavoratori, che per Anna si fusero nella concreta forma espressiva e liberatoria del giornale e del comizio ” (op. cit. pag.7).

Nell’ottobre del 1903 fu affidata agli Spini, una numerosa e povera famiglia di Sergnano, con la quale Anna ebbe sempre un profondo legame affettivo e riconoscente. Gli Spini si trasferirono a Crema, cambiando diverse abitazioni: la nuova residenza le permise di frequentare le scuole elementari femminili di Crema; proseguì gli studi, a spese del brefotrofio, con risultati brillanti; raggiunse la licenza tecnica nel 1913 presso la Regia scuola tecnica Francesco Civerchio, raggiunse, nel 1916, il diploma di maestra presso la Scuola normale promiscua Alessandro Bentinzoli (così si chiamava l’istituto magistrale di Crema). Iniziò la collaborazione giornalistica col settimanale socialista Libera parola; nel suo primo articolo (1° agosto 1914) affrontò il problema della differenza di resa scolastica tra i bambini ricchi e i bambini poveri. Il giornale sarà lo strumento per divulgare appassionatamente le sue idee e le sue convinzioni. Quotidianamente, durante la frequenza alla scuola magistrale, raggiungeva la Camera del lavoro (in Via Mercato 6), e nel 1917 ne diventò la segretaria.

“La ferma convinzione di quanto si può e si deve ancora fare per scuotere la coscienza delle donne della classe lavoratrice contadina e operaia cui tocca sostituire gli uomini chiamati alla guerra, e per creare nuove leve di attivisti e sindacalisti tra coloro che sono rimasti, diventano per Anna motivo per propugnare la necessità di una ferma lotta quotidiana per la conquista di un miglioramento morale e materiale, contro tante ingiustizie sociali” (op. cit. pag.11).

A Crema si rese conto dei problemi sociali che il trasferimento in città della classe contadina, generava, inserendosi in una realtà operaia (Ferriera, Linificio). Frequentò la Chiesa di Santa Trinita, le Suore Canossiane, che, avendo un ottimo giudizio su di lei, la incoraggiano, su indicazione del Brefotrofio, a trasferirsi presso la primogenita dei suoi “allevatori” sposata a Crema, in quanto una delle figlie “ si era data alla malavita”. Nel 1919 incontrò Achille De Poli (inventore del Silos di tipo cremasco e collaboratore con la Stazione Sperimentale di Batteriologia agraria di Crema) che sposò il 14 giugno 1922, dopo un periodo di convivenza presso la famiglia dei futuri suoceri. Questo periodo coincise con l’interruzione degli scritti di Anna, su Libera Parola. Nel 1923, a Treviglio, dove la famiglia si era trasferita in un capannone presso la ferrovia, nacque Franco.

Dal 1926 al 1931, la famiglia abitò a Varese, godendo di un discreto benessere; poi a Milano dove insegnò come supplente “essendo stata radiata dai ranghi della scuola a causa della sua posizione politica” (op. cit. pag. 23): fu un periodo di limitazione di libertà di espressione, di isolamento sociale, di abbattimento morale, di freddo, di malattie, di povertà. In una notte di novembre 1938 Achille De Poli, improvvisamente morì nel sonno; tre mesi dopo, anche Anna morì, in una corsia d’ospedale per un’occlusione intestinale: il figlio aveva 15 anni.

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