Credito di imposta per la sanificazione degli ambienti di lavoro: guida all’accesso

Credito di imposta per la sanificazione degli ambienti di lavoro: guida all’accesso

La lotta alla diffusione del nuovo Coronavirus (SARS-CoV-2) e della malattia da Coronavirus (COVID-19) rende indispensabile adottare precise misure di prevenzione in tutti quegli ambienti che, favorendo l’incontro delle persone, agevolano la possibile diffusione dell’agente patogeno.

Per uffici, stabilimenti produttivi, negozi e, in genere, attività aperte al pubblico ciò si traduce in primis nella necessità di provvedere a regolari attività di pulizia e di sanificazione degli ambienti.

Per supportare le aziende in questo difficile passaggio, il Governo ha introdotto con il Decreto Cura Italia (ovvero il DL 18/2020) del 17 marzo 2020 un credito di imposta del 50%, applicabile alle spese sostenute per la sanificazione dei luoghi di lavoro, fino ad un tetto massimo di 20.000 euro per il periodo d’imposta 2020.

A poter usufruire del Bonus Sanificazione sono tutti i “soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione”. Tra i requisiti previsti per l’accesso agli sgravi fiscali, rientra la scelta di interventi di disinfezione degli ambienti che garantiscano un effettivo abbattimento della carica microbica (come ad esempio i trattamenti di sanificazione con ozono), la selezione di ditte abilitate (vale a dire in possesso delle regolari autorizzazioni previste dal DM 274/1997 lettera E) e la rigorosa documentazione di tutti i lavori svolti (con la conservazione di fatture e ricevute di pagamento, certificazioni ed eventuali resoconti tecnici dei protocolli applicati).

Con il successivo Decreto Liquidità (DL 23/2020) dell’8 aprile 2020, il Governo ha ampliato le tipologie di spese incluse nel Bonus Sanificazione, includendo anche tutti gli investimenti sostenuti dalle imprese per l’acquisto dei dispositivi utili per garantire la sicurezza dei lavoratori e del pubblico. Tra questi, rientrano i dispositivi di protezione individuale (DPI), vale a dire le mascherine (FFP2 e FFP3), ma anche i guanti, le visiere, le tute e i calzari.

Non solo: a rientrare nel computo delle spese che le aziende possono portare in detrazione sono anche quelle relative all’acquisto di gel e soluzioni disinfettanti per le mani, nonché di pannelli divisori, lastre in plexiglass, vetri protettivi e ogni altro elemento utile per la ridefinizione degli spazi, la separazione degli ambienti di lavoro e la creazione di postazioni sicure.

Il tetto massimo di spesa rimane pari a 20.000 euro per ciascun beneficiario, così come i fondi attualmente stanziati per coprire gli sgravi fiscali, pari a 50 milioni di euro (la somma indicata inizialmente con il Decreto Cura Italia).

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