Dopo Metropolis, la visione distopica del crollo dell’Occidente cantata dalle Violenti Lune Elettriche

Dopo Metropolis, la visione distopica del crollo dell’Occidente cantata dalle Violenti Lune Elettriche

Dannate Violenti Lune Elettriche. Non è consueto che una band aspetti di arrivare al (quasi) trentennale di storia per sformare il suo lavoro più cangiante e completo. Si intitola Dopo Metropolis e già dalla copertina segna lo stacco con tutta la produzione precedente del gruppo di Castelleone. Per la prima volta dal 1992 non è un quadro di G’ino TxD5 Tessaroli a spiccare sulla copertina e ad ad introdurci nel mondo del disco. Qui abbiamo una inquietante copertina grigio/nera marmorizzata, un font futuristico, che ci catapultano dento al mondo distopico che si dispiega in questo concept album (tranquilli però, i disegni di Gino sono all’interno della copertina del vinile e del cd).

La storia del crollo della nostra società, inizia con lo sguardo smarrito di una giovane donna. Occorre riportare per intero l’incipit scritto all’interno della copertina per aprirsi lo sguardo alla vicenda che i 9 pezzi che compongono di disco vanno a raccontare:

“Incominciava a piovere. Solita prima della pioggia sporca di cenere grigia raccolta dal vento in qualche citta “evaporata” di Eurasia. Dopo la Stagione Arida sarebbe arrivato il Monsone Occidentale. La ragazza guardava dalla finestra con in testa una vecchia canzone “Darkness is coming, but just for one time”. “For one time”, si disse e chiuse gli occhi. Fuori la black rain radioattiva cadeva a raffiche, soffocata da un vento rabbioso. Lontano una cadente Stella d’Acciaio pulsava lasciando dietro di sé una scia di detriti incandescenti. Qui dove il tempo muta in spazio. La Mente Metallica tenterà la scalata ai cieli. Le macchine-astronavi si spingeranno sempre più lontano nello Spazio, verso l’Inizio del tempo, incontro alla Fine. Come il tiro alla fune: lo spazio dilatandosi trascina con sé il tempo e la fune in mano al tempo si accorcia sempre più. Oltre un certo limite la forza dello spazio rompe la resistenza del tempo e lo trascina sempre più velocemente. Già ora lo percepiamo: abbiamo l’impressione di avere i minuti contati, di non avere mai tempo abbastanza”.

E allora, anche se nella intervista che ieri ci ha rilasciato il bassista Danilo Somenzi, la vedi QUI, nega legami diretti con la pellicola, eccoci proiettati nella città tentacolare descritta nel 1927 da Fritz Lang nel suo capolavoro, Metropolis, appunto. Film che è ambientato nel 2026 in una città tremenda dove la spaccatura tra classi sociali impera, con i sfavillanti grattacieli dei ricchi e la classe operaia nelle catacombe a rappresentare un futuro che in fondo è il nostro presente.

Il disco si apre con un riff che pare quasi essere preso dal fumoso passato di qualche band progressive metal anni ‘80 e con la voce spezzata e roca di Liv Liv che ci mette subito al centro della storia nella prima scena di “Conoscenza e potere” che rappresenta il nostro ingresso nella storia: “lunga è la strada dura è la vita, nebbia la strada vento è la vita. Dentro ai profeti il libro timida luce brilla. Nel futuro il presente dal passato il temuto sul sentiero dell’uomo semi di odio dischiuso, conoscenza e potere sei un’arma mortale. Nelle mani di pochi nella vita di tutti”. Un attacco quantomeno inquietante, anche nella struttura del pezzo, con parti quasi parlate alternate ad altre molto tirate. Sarà una costante di tutto il disco l’eterogeneità dei suoni e degli stili.

Farete un balzo sulla sedia sentendo il riff di attacco di “Exurge Domine”, una mini suite di quasi 9 minuti, che inizia come un pezzo dei Black Sabbath. I riferimenti metallici tornano spessissimo, dettati anche, ci hanno raccontato, dagli ascolti della band nel periodo della registrazione. C’è molto meno psichedelia anni ’70 del solito e molto più ritmo marziale. Questa peculiarità del disco è sottolineata sicuramente anche dalla registrazione fatta nello studio di Tommy Dell’Olio, un mastering potente e diretto, moderno eppure classico, che permette un ascolto molto potente da cd e uno più vintage dal vinine. Qua e là sbucano i suoni del thrash anni ’80 incredibilmente mischiati con ventate di wave italiana, la seconda canzone “Blu aeroplani”, potrebbe essere uscita dalla penna dei migliori Litfiba con una melodia lenta e dolente che si apre su suoni pieni e rotondi e “ci innalziamo eteri ai cancelli del cielo”.

“Certo che per noi uomini di fine millennio i cui sguardi già sono limitati dagli edifici torreggianti”, è l’attacco di “1999” dove si prefigura il controllo della pubblicità “psicospaziale”. Quasi un monito ad osservare il cielo invece che gli schermi dei cellulari e i social network. Una canzone che anch’essa si inserisce nel solco dei ricordi del rock italico anni ’90, in questo caso direi i Timoria di 2020 Speedball, per un testo che è una visione alla Blade Runner e alla Philip K. Dick e che ha in un break pulito e chitarristico che è un momento quasi catartico.

La capacità tecnica dei quattro non è mai stata in discussione, ma di certo in questo lavoro spicca notevolmente e rende il disco vario e facile da ascoltare, seppur profondo. Si ritrovano così un Tessaroli incredibilmente espressivo alla chitarra e una macchina ritmica con Danilo Somenzi e Italo Trabattoni che macinano perfettamente ritmi e stacchi per stedere il tappeto sonoro alla voce di Livio sempre più espressiva. Insomma sarebbe bello parlare di tutte le canzoni e stanare i riferimenti. QUI potete sentire le prime tre nel mio unboxing video di ieri.

Citerei ancora la quasi del tutto strumentale “Doomsday” e sicuramente la titletrack che è probabilmente il momento più metallico del disco, con un urlo inziale di Livio che pare un attacco alla Judas Priest. Per finire con “Occidente”, dove finalmente arriva il crollo definitivo della società così come la conosciamo. Ed è solo nella conclusiva “Mistiche lune ai cancelli del cielo” che ritroviamo le VLE nello stile degli anni ’90, altamente psichedelici e un po’ frikkettoni.

Il disco esce venerdì 19 aprile 2019, su tutte le piattaforme classiche, info QUI, ma è disponibile anche in Cd a 10 euro e in vinile con cd allegato a 20. Un oggetto molto ben fatto, grafica curatissima, stampa patinata e vinile a 180 grammi per audiofili che suona benissimo. Il 4 maggio i ragazzacci presentano il disco da Alice nella Città.

Emanuele Mandelli

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