Jader Bignamini racconta la sua esperienza di direzione con Sofia Coppola

Jader Bignamini racconta la sua esperienza di direzione con Sofia Coppola

Jader Bignamini, classe 1976, direttore associato dell’orchestra sinfonica Verdi di Milano, senza dubbio è un’eccellenza cremasca da esportazione. Reduce da una straordinaria tournée in Asia con artisti sensazionali del calibro di Anna Netrebko (il più grande soprano del momento) e Yusif Eyvazov (tenore di fama internazionale che ha appena debuttato al Metropolitan con Turandot), in questi giorni, tra le altre cose è impegnato nella direzione musicale della Traviata, la versione con i costumi firmati da sua maestà Valentino, diretta da Sofia Coppola, per intenderci la figlia dell’immenso Francis Ford. Tra un impegno e l’altro comunque, con la massima disponibilità, il maestro Bignamini ha scambiato volentieri quattro chiacchiere con noi. Uno stralcio dell’intervista è stato ospitato anche dal settimanale MondoPadano.

Sbaglio o arriva da una famiglia dove nessuno suonava strumenti musicali. Come è nata la sua passione per la musica?

Sì tra i miei familiari nessuno suonava. Diciamo che ho iniziato a far musica praticamente per caso. Avevo, ricordo 9 anni e appresi dal giornale parrocchiale che la banda di Ombriano cercava nuovi musicisti. Convinto ingenuo e allora inesperto, che il clarinetto fosse un flauto mi avvicinai al corpo bandistico chiedendo appunto di poter suonare il flauto, strumento che mi affascinava, quando in realtà loro cercavano clarinettisti. Così, superato l’impasse iniziale ecco mi ritrovai a suonare, essendo piccino, un clarinetto piccolo e la passione, pian, piano ma sempre più convinta mi travolse.

Nostalgia dei tempi passati alla guida della banda?

Ho passato anni bellissimi alla guida del corpo bandistico Giuseppe Verdi di Ombriano e prima come appartenente a quella e ad altre bande. Ricordo che quando suonavo il clarinetto, una volta a casa mi divertivo, con lo stereo acceso, beh a dirigere, passatemi il termine, la musica emanata dall’apparecchio, con le bacchette del ristorante cinese. Segno che la predisposizione per la direzione c’era. Dirigendo la banda ho imparato a respirare le alchimie di un gruppo ed ho capito che, attraverso lo studio in conservatorio, quella musicale era decisamente la mia strada.

Dunque ha sempre sognato di arrivare un giorno a dirigere un’orchestra?

Sì e lo ammetto: sono stato anche fortunato, poiché per realizzare un sogno, insieme a tantissimo studio, tanto lavoro e tanta passione, talvolta serve pure un pizzico di fortuna.

Come vede Crema dalla sua postazione particolare di artista cremasco in giro per il mondo?

Per quanto Crema sia molto attiva dal punto di vista dell’offerta culturale, forse potrebbe incentivare ancora di più e dare maggiore attenzione alla musica sinfonica e all’opera. Bisognerebbe iniziare seriamente ad avvicinare le persone al teatro e alla musica classica, per creare un pubblico sempre più nuovo e giovane, nei tanti teatri anche dei piccoli centri.

Lo scorcio di Crema che più le piace?

Crema è sempre nel mio cuore, ma sono letteralmente innamorato del quartiere che vive di energia propria e tutta sua, Ombriano.

E’ più difficile affermarsi per chi come lei arriva dalla provincia?

Ci sono magari maggiori difficoltà all’inizio rispetto a chi vive nelle grandi città, ma non ho rimpianti: la musica era considerata, anche da chi avevo intorno quando iniziai, come un hobby. Attraverso studio, passione, lavoro e sacrifici l’ho fatta diventare la mia vita.

I vari talent musicali aiutano o no la musica?

Premessa doverosa: non guardo la televisione. Ciò detto da quanto ho potuto intuire ho un’idea negativa verso i vari format proiettati al confezionamento di meteore e al successo in poco tempo, poiché veicolano il messaggio sbagliato che in pochi mesi uno può imparare a cantare o ballare arrivando ad essere famoso. Il teatro contrariamente a quanto si può pensare è un mestiere serio e molto difficile per il quale non si finisce mai di studiare e imparare.

Il suo piatto preferito? E il vino?

Sono sempre in giro per il mondo ma la cucina italiana è quella che preferisco. Una bella fiorentina e una pasta all’amatriciana mi piacciono in modo particolare, così come non disdegno un buon prosecco.

Il sogno nel cassetto?

Ne ho sempre molti e, incrociando le dita, l’anno prossimo potrebbe avverarsene uno molto importante oltreoceano. La direzione musicale della Traviata, con la regia di Sofia Coppola e lo stilista Valentino che ha firmato i costumi è, tra l’altro, un altro desiderio avverato. A luglio sarò all’Arena di Verona con quest’opera, kermesse operistica diventata fenomeno glamour in questi giorni grazie alla griffe di Valentino.

Com’è lavorare con Sofia Coppola?

E’ una persona disponibilissima, umile e curiosa. Mi sono trovato benissimo con lei.

Turismo, enogastronomia, cultura e musica potrebbero davvero rappresentare, per l’Italia, quella ricchezza potenziale che il petrolio è per altri paesi?

Siamo la patria della musica ma, se le istituzioni non iniziano a puntare sul serio sulla cultura, partendo dalla formazione scolastica, rischiamo di trasformarci definitivamente nel paese che culla la memoria musicale. A Venezia il teatro La Fenice che propone periodicamente titoli di repertorio registra sempre il tutto esaurito o quasi, ma il pubblico prevalentemente è straniero. Ergo è fondamentale partire dalle scuole per invertire la rotta, ma pure noi genitori dovremmo avvicinare maggiormente i nostri figli alla cultura e alla musica. 

Ha visitato il Museo del Violino di Cremona?

Sì per l’inaugurazione con Sergej Krylov e mi è piaciuto molto. Purtroppo non si possono fare concerti di musica sinfonica ma è straordinario che nel capoluogo cremonese, un privato (il Cavalier Giovanni Arvedi, ndr) abbia investito così tante risorse in progetti culturali.

E’ tra l’altro reduce da una tournée in Asia…

Esatto, e devo ammettere che avere l’onore di poter lavorare con artisti straordinari quali Yusif Eyvazov ed Anna Netrebko, professionisti esemplari oltre che cari amici, con i quali tra l’altro saremo in tour anche in Germania e Russia, è sempre entusiasmante, di grande stimolo e un vero piacere.

Stefano Mauri

 

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