Le interviste impossibili. Bottesini, a Crema di me non frega un cazzo

Le interviste impossibili. Bottesini, a Crema di me non frega un cazzo

Signor Paulo.

Ma chi cazzo mi chiama così. Neppure mio padre Pietro aveva il coraggio di chiamarmi Paolo. Giovanni prego. Che ci manca solo Luca e siamo apposto con le citazioni bibliche. Avrei voluto farci un opera sul Nuovo Testamento sapete?”.

Ma davvero?

Ma no vi prendo il per culo. Almeno ad agosto avete qualcosa da scrivere: ecco l’abbozzo dell’opera perduta di Giovanni Bottesini. I giornalisti della mia città erano dei cazzoni nel 1800 e lo sono oggi. Ma stò divagando: che volete?

Parlando di giornalisti, appunto intervistarla.

Una bella intervista a Giovanni Bottesini nel 2013. Un bello scoop non c’è che dire. Hanno già avvertito il Maggiore per un Tso obbligatorio? In caso vi ci porto io. Va beh, ditemi comunque”.

Adesso ci mette in difficoltà, difficile iniziare con le domande. Come va?

Scusate e voi sareste dei giornalisti? Ricordo ben, bene che a Crema nel 1874 mi rompevano le balle con domande ben più articolare. Come volete che vada: male. Nel mondo vengo celebrato con tutti gli onori, ad esempio da quei cazzoni dei francesi, e nella mia città non mi si incula nessuno”.

Insomma moderi i termini, ma come è sboccato. Come non la fila nessuno?

Vedete voi mi hanno dedicato una merdosissima via neppure troppo in centro. A Cremona a quel fighetto di Ponchielli han dedicato il teatro. Noi ad un santo. Ma perché? E non parliamo delle manifestazioni”.

No, no, parliamone invece.

“E allora parliamone. Del concorso per contrabbassisti si sono perse le tracce da anni. L’idea non era poi così male. Poi le solite beghe di provincia e lo avete segato. Non parliamo poi del Bottesini Basso Festival. L’ultima edizione l’hanno fatta che quasi ero ancora in vita”.

Adesso non esageri lei è morto il 7 luglio del 1889.

Appunto. Cosa era? Il 1999? Giusto un cento anni dopo. Ma fatemi il favore. E agli altri colleghi qui non va meglio

Si,  anzi li avverta che li intervisteremo tutti col tempo.

Ma le pare che per i 200 anni di Verdi si facciano celebrazioni in tutto il mondo e per me che il 24 dicembre del 1871 ho diretto la prima assoluta dell’Aida, qualche trafilettino? Ma davvero io non so cosa dovevo fare? Andare a Sanremo forse”.

Ecco lasci stare il Festival la prego. Sia serio

Ma come. Guardi che la mia Alba sul Bosforo secondo me Albano l’avrebbe cantata volentieri. Dopo i Cingi di Balakan. Dopo tutto siamo quasi coetanei”, ride.

La smetta di prenderci in giro. Ma perché la chiamavano Il Paganini del Contrabbasso?

Che ne so. A me il fighetto stava anche sulle balle. Classico Genovese pieno di se. Passiamo oltre? No sennò poi finisce che quando torno a casa mi scassano le balle”.

E di quella volta in Messico nel 1854 per l’Inno Nazionale che ci dice?

Si vede che avete letto la mia pagina di Wikipedia. Guardate che ho fatto un sacco di altre cose. Però il Sudamerica mi piaceva assai. Come a Garibaldi del resto. Il mio Cristoforo Colombo lo misi in scena per la prima volta a Cuba. Ma mi dica lo hanno dato al San Domenico?”.

Non ci prenda in giro lo sa benissimo che preferiscono le date zero dei cantanti della radio.

La radio. Se ci fosse stata ai miei tempi altri che dimenticato. Sarei stato una rockstar e quante grupie”.

La smetta di fare lo spiritoso. Ma che musica ascolta oggi?

I Lacrimosa mi piacciono. Quelli di Tilo Wolf e Anne Nurmi. Mica quella caregnanta di Mozart

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