Legge blocca slot: la protesta dei tabaccai

Legge blocca slot: la protesta dei tabaccai

La nuove legge che nel 2017 ha decretato la rottamazione di tantissime slot machine e la chiusura di tante sale slot e casino non è piaciuta alle associazioni di settore. Questo è un dato di fatto, ma nonostante le proteste, il Governo centrale e le amministrazioni locali sono andate avanti senza guardare ostacoli. Uno degli ultimi provvedimenti, è rappresentato dalla legge regionale del Piemonte che per adattarsi alla normativa nazionale, ha limitato il numero di slot machine. “Il proibizionismo non è mai la soluzione. Smantellare il gioco pubblico legale sarà un regalo alla criminalità, riporterà le persone nelle bische e rischia di dare il colpo di grazia al nostro settore già in crisi. In Piemonte si sta consumando un delitto alla libertà d’impresa”, ha detto il presidente della Federazione Italiana Tabaccai (Fit), Giovanni Russo.

Mentre un numero sempre maggiore di utenti si sposta dalle sale slot verso i migliori siti di casino, insomma, coloro i quali si sentono penalizzati dalla rivoluzione dei giochi voluta dallo Stato, e alla quale le amministrazioni locali si devono adattare con appositi provvedimenti, continua a non piacere alle associazioni di settore, che temono una diminuzione del proprio business. Proprio nella città di Torino, di recente, è stato organizzato un convegno dal titolo “Liberi di scegliere basta proibizionismo”, accompagnato da un presidio di protesta davanti il palazzo della Regione Piemonte. Secondo l’associazione dei tabaccai, infatti, la nuova legge non sarebbe altro che un attacco al mondo del gioco “mosso dalla demagogia e da numeri gonfiati ad arte con l’obiettivo di eliminare totalmente la rete delle macchine legali con l’escamotage della distanza minima”. Secondo le nuove normative, le slot machine possono essere installate in locali che abbiano quantomeno 500 metri di distanza da luoghi sensibili come scuole, ospedali e impianti sportivi.

Il giallo della spesa pro capite nel gioco

La federazione dei tabaccai, sottolinea inoltre che alcuni provvedimenti siano stati presi sulla base di calcoli errati sulla spesa pro-capite degli italiani per il gioco. Secondo uno studio di settore, che però non ha tenuto conto della distinzione tra il giocato e il rigiocato, gli italiani avrebbero speso oltre 2 euro al giorno per slot machine e altri giochi, ma in realtà, sottolinea Russo, “la spesa effettiva pro capite è di 90 centesimi al giorno. Non neghiamo l’esistenza del gioco patologico ma i numeri che vengono diffusi. Mentre i dati di cui nessuno si interessa sono quelli del ricadute sul nostro settore e sui lavoratori”. Al coro, si aggiunge anche Giorgio Pastorino, presidente Sts: “Siamo stati noi i primi a chiedere e proporre interventi per tutelare chi gioca ma di certo la differenza non la fanno la limitazione degli orari o il distanziometro ma la professionalità di chi sta dietro al banco”. Sarcastico, addirittura, il commento di Andrea Maria Villotti, direttore generale dell’Istituto Milton Friedman, che dopo aver sottolineato come il settore del gioco “non vada ulteriormente penalizzato ma tutelato e valorizzato”, chiude la questione relativa alla distanza dai luoghi sensibili con una battuta: “è come pensare di combattere l’alcolismo spostando i supermercati”.

Insomma, il dibattito è molto acceso, anche perché l’industria del gioco porta nelle casse dello Stato qualcosa come 10 miliardi di euro l’anno e il peso “politico” delle associazioni di categoria rimane sempre importante. Possibile che le istituzioni si ammorbidiscano in seguito a questa presa di posizione netta della federazione tabaccai?

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