L’utilizzo dei social network andrebbe regolato da una patente a punti

L’utilizzo dei social network andrebbe regolato da una patente a punti

Vorrei mettere assieme un po’ di cose diverse per fare una riflessione sul modo in cui oggi si comunica ma anche sulla mancanza di leggerezza che aleggia in alcuni momenti. La scorsa settimana il bravo e mediatico chef e proprietario dei Via Vai Stefano Fagioli è stato ospite della divertente trasmissione di La8 Cuochi d’Italia. Si tratta di un campionato regionale dove cuochi di due regioni si sfidano a suon di piatti regionali.

Lo stesso giorno il deputato cremasco Franco Bordo ha annunciato che non si candiderà alle prossime elezioni per lasciare il posto ad un altro candidato, donna.

Sapete cosa sono i Live Tweet? Per spiegarlo bisogna ricorrere ad una cosa antica. Quando in tv c’erano degli eventi di massa, la finale dei mondiali, il festival di Sanremo, ai tempi in cui le tv non erano diffuse in tutte le famiglie ci si trovava al bar a guardare tutti assieme l’evento. Quelli che poi negli anni 80 furono definiti gruppi d’ascolto. E si commentava. Battute, frizzi e lazzi e facezie su quello che avventiva in tv. Un intrattenimento sull’intrattenimento.

La cosa ai tempi dei social è sfociata su Twitter, social network di certo più raffinato e mediamente più acculturato di Facebook. Legandosi ad un hashtag si commentano in diretta le cose che avvengono in tv. Mentre guardavo la suddetta trasmissione di La8 quando il buon cuoco Fagioli ha proposto tra le ricette i Tortelli di zucca mantovana ho postato su Facebook una semplice e stupida battuta sul fatto che va bene non scegliere i tortelli cremaschi (oddio si poteva anche), ma mettere in campo i diretti rivali (dopo anche la famosa disfida mediatica inventata da Beppe Severgnini qualche anno fa). Peggio era solo se sceglieva i marubini cremonesi.

Una facezia campanilistica da live tweet. Molti commentatori non hanno capito che era una battuta leggera e pure stupida, manco conosco il tipo ho mangiato da lui credo due tre volte in vita. Lo conosce meglio Stefano Mauri, visto che spesso su Sussu ne parliamo con tono elogiativi.

Il buon Bordo invece ha condiviso su Facebook il comunicato che spiegava che non si candidava per lasciar posto ad una donna e ci sono state reazioni contrastanti con un po’ di sana dietrologia legata a scelte, quote rosa etc.

Nulla da fare. I social network quando potano avanti discorsi che sono localizzati, nel senso ricchi di attori che si conoscono nella relatà, spesso inaspriscono per nulla cose che non hanno nulla di aspro. Me ne sono reso conto di persona da mesi e lo so da anni. Infatti sul mio profilo Facebook non affronto mai argomenti seri, figuriamoci poi se locali, e se dovessi fare il test delle parole più usate al centro dell’immagine svetterebbe grossa una parola: tette. Che mettono d’accordo mediamente tutti.

Perché? Ma semplice non ho voglia di trasformare quello che dovrebbe essere un passatempo che alleggerisce la giornata in un lavoro a tempo pieno di discussioni spesso futili. Ora questi di ieri sono due esempi piccoli e anche senza troppo peso. Ma sono sempre più convinto, e l’ho scritto spesso, che servirebbe un corso di educazione all’uso della tecnologia sociale.

Sarebbe bella una patente a punti. Alla terza condivisione di una fake news sospensione per una settimana dell’utilizzo della rete. Al terzo insulto gratuito sospensione per un mese. Va ben non andiamo nel futuro distopico, o utopico. Dopotutto i filosofo insegnano sul futuro. Tra utopia e distopia il passo è breve e il confine molto sottile. Senza divagare troppo. Credo che da qui al 3 marzo userò ancora meno i social network e sicuramente non per considerazioni locali, anche non legate alla politica, qualsiasi cosa è politica. Chi lo diceva? Boh, forse Gaber come al solito. Che Mattei mi accusa di usarne le citazioni a dismisura ad ogni pie sospinto.

Emanuele Mandelli

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