Paolo Pissavini: “Non siamo nel Bronx”. E il suo libro Centrale Zero fa il botto

Paolo Pissavini: “Non siamo nel Bronx”. E il suo libro Centrale Zero fa il botto

Si è improvvisato scrittore mettendo in pagina, in modo coinvolgente, snello da leggere i suoi trascorsi e ricordi di una vita passata nell’Arma dei Carabinieri e con Centrale Zero (Angolazioni Edizioni) Paolo Pissavini, carabiniere in congedo e, soprattutto, personaggio interessante, sul pezzo…  con qualcosa da dire (e oggi chi comunica è merce rara) beh, al (suo) debutto letterario ha fatto il botto. Volentieri quindi, con lui, così per vedere l’effetto che fa e par parlare del più e del meno, come si dice abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Senti ma Paolo Malaterra, il protagonista della tua fortunata e ben riuscita fatica letteraria, è una sorta di tuo alter ego?

Mah considerando che racconto le vicende di un carabiniere trapiantato a Torino proprio per motivi di lavoro, considerato che prima di prendere servizio presso la Procura di Crema, sezione polizia giudiziaria, proprio nella città della Mole ho lavorato, beh diciamo di … sì, dai.

E … che anni furono quelli sabaudi torinesi?

Da studente tutto pensavo che avrei potuto fare tanto, se non tutto, tranne il militare nell’Arma. Ma appunto attraverso quell’esperienza straordinaria capii che mettersi al servizio della collettività è una missione straordinaria, generosa e responsabile che tanto assorbe e altrettanto rilascia.

Centrale Zero avrà un seguito o sei attratto da altro, magari dalla politica?

L’impegno con la Polisportiva Castelnuovo assorbe tanto del mio presunto tempo libero e non mi ci vedo nelle vesti del politico, ma confesso che qualcosa della materia mi attrae e… qualcuno ha provato a tirarmi per la giacca in ballo. Non so vedremo, scrivere però mi è piaciuto e mi piace.

Dall’alto della tua esperienza svolta nelle forze dell’ordine puoi dirci quanto un sindaco conti in materia di pubblica sicurezza per esempio in una città come la nostra Crema?

E’ il vicequestore che segue in presa diretta il delicato e vasto capitolo, al limite il primo cittadino nell’ambito della sua autorità può formulare e deliberare direttive ad hoc. Ma lo stato in merito è sovrano.

E la capitale del Granducato del Tortello è davvero il Bronx che qualcuno dice sia diventato?

Ovviamente i tempi cambiano, sono cambiati e cambieranno. Con essi la criminalità si è evoluta, ma tutto sommato la realtà cremasca è rimasta una cittadina dove malaccio non si sta. Poi magari qualche informazione diciamo amplificata trasmette una percezione di sicurezza particolare. Ma nulla di eccessivo. Mi consenti un esempio?

Certamente…

Viale Repubblica è una zona di Crema dove qualcosina non funziona e se ricordate la foto di un tizio ubriaco sdraiato per terra aveva destato, per carità anche legittimamente scalpore. Concretamente però quanti reati gravi ha provocato quella stessa persona da quelle parti?

Hai lavorato al servizio della procura autoctona e oggi il tribunale, chiuso da anni, non c’è più…

La riorganizzazione del sistema giudiziario parte da lontano e porta la firma addirittura di un governo di centrodestra, del resto riorganizzare un sistema ancora basato sul vecchio e anacronistico metodo Sabaudo era una cosa da fare. Forse bisognava studiare meglio la situazione, valutare caso per caso, capire che Cremona e il Cremasco sono territori diversi, lontani e diversificati. Insieme alla ridistribuzione dei tribunali bisognerebbe ristrutturare l’intero apparato di sicurezza.

E in che senso considerando i tuoi trascorsi?

Chiudendo magari qualche presidio periferico, mettendo più automobili moderne e uomini in strada, rivedendo parallelamente l’intero apparato perché oggi troppi birri esperti vanno in pensione o vengono messi a riposo e non vengono sostituiti.

E piazzare qua e là telecamere e servizi di videosorveglianza?

Cosa buona e giusta, ma poi ripeto sulle strade urgono mezzi e personale preparato per l’eventuale pronto intervento e le successive relative indagini del caso. Mi fai aggiungere un’ultima cosa su Crema?

Prego…

La riqualificazione della Paullese è doverosa e indispensabile, ma quando la strada sarà tutta o quasi a due corsie per senso di marcia, pensiamo a quanti male intenzionati, comodamente da Milano potranno circolare comodamente sull’importante arteria stradale riqualificata. Soprattutto per questo qualche auto in più di carabinieri o polizia in circolazione male non farebbe.

Così parlò Paolo Pissavini, carabiniere in congedo, scrittore interessantissimo, sbirro vero, giusto e soprattutto bella persona che tanto saprebbe dare e dire opportunamente interpellato. No?

Stefano Mauri

 

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