Quando uno ci mette cuore, faccia, passione, anima e … lavoro, beh è da Chapeau!
Alla faccia di quanti, e sono tanti, tra il pubblico e privato, adottano la tattica delle cosiddette “Ferie Inps” (vale a dire stare a casa in malattia) a spot, appena capita qualcosa al di fuori degli schemi, oppure semplicemente perché non hanno voglia di lavorare, ecco, in quest’Italia da Balera, fortunatamente c’è anche, ancora e soprattutto chi si rimbocca le maniche e, in silenzio, (ma chi vuol comunicare è sempre in benvenuto) fa il proprio dovere.
Resistono inoltre, rarità illuminanti, le Ginestre leopardiane, vale a dire coloro i quali, particolare non indifferente: sempre lavorando, beh, allorquando tra le righe (leggere tra le righe è arte che tutti dovremmo studiare e applicare) colgono segnali più o meno allarmistici, non nascondono la testa sotto la sabbia, ma argomentando ciò che dicono con contenuti densi, escono dal coro e parlano, lanciano lampi di luce anabbaglianti. O quantomeno provano a comunicare.
Ogni riferimento al dottor Attilio Galmozzi e alla sua intervista squarciante, sulle realtà da coronavirus dell’ospedale di Crema, dove il medico – assessore lavora e si occupa, con colleghi altrettanto bravi e generosi del prossimo, non è casuale, che Attilio ci ha messo, ci mette e ci metterà cuore, faccia, passione, anima e …… lavoro, ergo Chapeau a lui e ai suoi compagni di ventura.
Dite che i toni utilizzati dal Galmozzi si sono rivelati alti? Chi si fa intervistare da Selvaggia Lucarelli (Eccellenza ormai un po’ cremonese – cremasca d’adozione), per Il Fatto Quotidiano, un pochetto deve urlare, l’importante è che non stoni. E l’impegnato Attilio non ha stonato, tutt’altro.
Nota Bene: chi grida comunque contenuti, solitamente è il primo a … gettarsi nella mischia senza risparmiarsi. Chapeau al medico in prima linea Galmozzi quelli come lui e a quanti non parlando, in silenzio, si fiondano oltre gli ostacoli.
stefano mauri
