Rats, come a 44 anni riesco ancora a sentirmi un Indiano Padano e a prendere (bene) le botte

Rats, come a 44 anni riesco ancora a sentirmi un Indiano Padano e a prendere (bene) le botte

Ammetto, mi ero illuso, dopo essere scivolato indenne sui 92 mila sudati di Imola per gli Ac/Dc, dopo aver passato come un bicchiere d’acqua fresca i Litfiba a luglio, il Metal Italia Festival a maggio e Patti Smith sotto il diluvio a Codroipo ad agosto di essere un redivivo adolescente da concerto.

Non avevo fatto i conti con i Rats, un pezzetto del mio cuore ancora giovane (per citare Riccardo Sinigallia) e sopratutto con i loro scatenati amici. Anno domini 2015, una serata per celebrare i vent’anni dall’uscita di La vertigine del mondo, ottobre 1995. Avevo 24 anni, da qualche anno si andava al mare cantando Indiani Padani e da allora la divisione a cazzo dei pagamenti di una cena viene chiamata riti pagani.
Invece in questa sera del Legend di Milano di anni ne ho 44. Ma oh, stamattina una spalmata di Lasonil su una botta sulla gamba, che potrebbe essere qualcosa di peggio e qui parla l’ipocondria, e un passaggio dall’ottico per raddizzare gli occhiali distrutti, sono come nuovo (si, raccontiamola così).

Si ma loro, gli Indiani Padani? Si presentano sul palco alle 23.30. Una partenza leggermente timida e poi visto il calore del pubblico e la bella atmosfera si va che è una bellezza. Il pubblico urla: “meno orge e più barricate”, sono quelli del gruppo Facebook Noi che abbiamo aspettato 18 anni il ritorno dei Rats. Son mastini massicci, anche le donne, io meno. Finirò lungo disteso verso la fine quando credendo di averla fatta franca mollerò la presa dalla transenna di prima fila. Per fortuna un marcantonio grande e grosso mi raccoglie da terra facendomi scudo. Grazie.

Per la conta dei danni definitiva vedremo tra qualche giorno. Intanto sono fieramente con indosso la maglietta nuova che mi massaggio la gamba dolorante. Il taglio sul gomito invece è normale amministrazione con la psoriasi. SI ma sto parlando dei miei acciacchi e non del concerto.

Dicevamo un attacco timido, ma dura due pezzi. Sul palco ci sono, assieme ad un Wilko con occhiali e capello corto, molto intellettuale, Lor Lunati alla batteria membro storico, l’ormai da un po’ acquisito Lele Leonardi e al posto di Romi Ferretti al basso, che va e viene dagli Usa, sopresa, almeno per me, una figura storica del rock anni ’90 Italiani. Andrea Filippazzi, ovvero Brigel, ex bassista dei Ritmo Tribale.
Suono preciso e quadrato e scaletta che tutti cantano in coro. Che siano pezzi dei tre dischi storici degli anni’90 o quelli dell’ep e del disco di rientro del 2013, con pezzi che suonano gia come classicissimi come Vivo, Mayday, poco importa tutti cantano a squarciagola. Qualcuno dal pubblico chiede L’ultimo guerriero, sono fan irriducibili della prima ora. Secondo me non se la ricordano manco loro, a proposito quando la ristampa di quell’ep?

Rispetto alla scaletta che leggo dal palco fanno dei cambi al volo verso la fine inserendo Belli e Dannati, richiesta a gran voce dal pubblico e sacrificando purtroppo Johnny Scarafaggio. Ma il finale solo voce e chitarra di Diciamocelo davvero richesto da una strana signorina di nero vestita che si palesa sl fronte del palco, è stupendo. Mi cambio la maglia sudata, faccio la conta dei danni e mi avvio verso casa. Mi hanno massacrato ma sono felice come un sedicenne brufoloso.

Ah, dovevamo chiedere ai ragazzi di venire a suonare a Crema. Non l’abbiamo ancora fatto. Approfitto del pezzo. Un noto locale vorrebbe avervi dal vivo nella Città Giocattolo presto. Il tempo di rimettermi.

Emanuele Mandelli

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