Short story, vecchia Milano

Short story, vecchia Milano

Ostia, aspetta un momento, no?! Sto pianificando il mio suicidio, mica sono qui a pettinare le bambole. Che cosa devi fare? Quando senti cattivo odore chiami chi di dovere e con un po’ di deodorante vedrai che passa tutto.

Cazzo, mica la capiscono che togliersi di torno lascia dei residui, a prescindere dai quali poi bisogna capire il perché. E allora ci devi lasciare anche il bigliettino.

Va bene! Vuoi il bigliettino?

“No! Non devo chiedere perdono a nessuno.”

Però se scrivi che ti sei rotto i coglioni arriva subito il sociologo di turno a spiegarti perché tale terremoto scrotale può indurre al suicidio. Già questo è un buon motivo per andare a bere qualcosa: sai che al bar incontrerai il più scemo della compagnia, che spara cazzate a raffica. Utile, perché rafforza l’idea del’annullamento e ti passa per la testa che il suo, se procurato, potrebbe essere un bene per l’umanità. Nel frattempo vedi che si è già fatto un poco tardi e ti viene in mente che non hai fatto le pratiche per la reversibilità della pensione: cazzo, te la senti quella lì poi!?

Insomma, signor commissario, cosa dovevo fare?

Magari evitare di fare una carneficina.

Beppe Cerutti

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