Tempismo e impegno massimi: la Fondazione Benefattori ha preso le decisioni migliori possibili dato il contesto (ma il sindaco risponde)

Tempismo e impegno massimi: la Fondazione Benefattori ha preso le decisioni migliori possibili dato il contesto (ma il sindaco risponde)

Sarebbe davvero auspicabile e rispettoso del periodo che stiamo tutti vivendo che ogni parola, opinione e anche proposta spesa sulla Fondazione Benefattori Cremaschi (FBC), fosse accertata, fondata su fatti riscontrati e non sui “si dice”. Chi adombra responsabilità ai vertici decisionali della stessa (CDA, Direzioni Generale e Sanitaria) dovrebbe assumersi la responsabilità di poterle dimostrare. Invece non è così.

Mi preme da subito ricordare che le strutture dell’FBC sono in Italia e non confinate sulla luna, come qualcuno lascia intendere. Sono quindi pienamente inserite nelle dinamiche gestionali dell’attuale emergenza CoViD-19, conclamatasi solo dal 22 febbraio scorso e riconosciuta tale dal Governo e dalla Regione Lombardia. Un contagio che ha investito con violenza il territorio lombardo tanto che anche Crema in pochi giorni è assurta ai vertici della classifica del numero di soggetti contagiati dal virus.

Ricostruisco i fatti, per rimetterli al centro dell’attenzione, distolta da un fiume di opinioni malinformate. Immediatamente, il 23 febbraio in FBC si è costituita una task force (formata da componenti del CdA, dai Direttori Generale e Sanitario, da coordinatrici infermieristiche e dei fisioterapisti e da rappresentanti amministrativi) per far fronte all’emergenza che si stava presentando. Il primo, doloroso provvedimento assunto è stato quello di vietare da subito le visite di parenti e famigliari, in via Zurla e in via Kennedy, con l’intento di tutelare al massimo ospiti ed operatori, certi che la minaccia di contagio potesse venire solo dall’esterno. Una scelta che ha anticipato di diverso tempo una modalità radicale poi replicata ovunque. Con il guadagno, in termini di prevenzione, che si può immaginare.

Contestualmente, abbiamo provveduto a fornire di adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI) tutti i Dipendenti, attivandoci sin da subito con l’ATS perché ci fosse consegnato un numero di tamponi da effettuare a tutti, ospiti ed operatori, sanitari e non. Di questo sono testimoni sia l’ATS che l’ASST, fonti che alcuni commentatori estemporanei che dai sociali finiscono sui giornali hanno dimenticato.
È noto anche che all’inizio i tamponi venivano forniti solo per i soggetti con sintomatologia manifesta. Nonostante le ripetute richieste i tamponi ci sono giunti solo il 13 e 14 marzo, il che ci ha permesso di isolare subito chi fosse risultato positivo, sia ospite (con una riassegnazione del reparto di degenza), sia operatore, con l’allontanamento dal lavoro e la messa in quarantena. La FBC non fabbrica tamponi, li ha usati senza risparmio quando è stato possibile.

E qui mi preme ringraziare l’abnegazione di tutti i nostri Collaboratori, siano Medici, Infermieri o Fisioterapisti, Oss o Ausiliari, ma anche Amministrativi, per l’elasticità professionale e la disponibilità ad accettare cambi di turno improvvisi. Va aggiunto che non si è mai scesi sotto lo standard di personale richiesto e che tutti i servizi essenziali sono stati adeguatamente erogati, con l’attenzione a profondere ancora maggior conforto ai nostri ospiti, che hanno sempre dimostrato di comprendere la necessità degli spostamenti che li hanno riguardati.

Un altro aspetto importante della presa in carico si è tradotto nella disponibilità dei nostri operatori di cercare di mantenere vivo il contatto dei ricoverati con i loro parenti, utilizzando molte volte il proprio cellulare, per chiamate in voce o anche per videochiamate con i loro cari, che pertanto hanno sempre ricevuto le informazioni richieste. Sono molte le testimonianze – anche qui bellamente ignorate dai “preoccupati” – che quotidianamente giungono per ringraziare la struttura: anche la Croce Rossa Italiana, sezione di Crema ci ha dato in uso 2 tablets per videochiamate. Non si capisce come si possa muovere una critica così insensata sulla lontananza anziani-famiglie: è per il bene di tutti, e le tecnologie, coi loro limiti, sopperiscono.

Ci si potrà chiedere allora perché, nonostante tutto l’impegno messo in campo, il virus sia riuscito ad entrare in FBC, come peraltro in tutte le altre strutture residenziali o riabilitative dell’Italia: perché per fermarlo si sarebbero dovuti prendere provvedimenti talmente drastici da mettere in discussione l’esistenza stessa di una RSA. Il rischio connesso del contagio non è annullabile: molti ospiti non possono essere dimessi dato che non hanno altro luogo dove andare; e impedire agli operatori di venire a lavorare per non portare potenzialmente all’interno delle strutture stesse il contagio avrebbe significato rinunciare a fare qualcosa per loro. È bene ricordare che nessun provvedimento, a parte l’isolamento, è in grado di garantire al 100% la sicurezza del contagio.

Per questo anche noi abbiamo contato un numero di decessi, nonostante l’attivazione di tutte le misure di sicurezza messe in campo.

 

Relativamente alla cosiddetta “scellerata richiesta di inserire nella struttura dell’ex Kennedy i pazienti provenienti dal nostro ospedale”, anche qui va sottolineata la superficialità di chi utilizza espressioni simili.

Vediamo nel dettaglio come rispondere a tali affermazioni:

  1. Gli ospedali del nostro territorio, in particolare quello di Crema, sono da tempo in grave difficoltà logistica e sono costretti a “spedire” in strutture lontane i pazienti gravi che qui non trovano posto. Pensiamo, oltre che alla sofferenza del malato anche al disagio dei congiunti per i quali all’isolamento forzoso si aggiunge il pensiero della lontananza.
  2. L’ATS e l’ASST di Crema, sapendo della nostra disponibilità di posti letto in reparti separati dagli altri ci hanno chiesto una mano proprio per rispondere alla loro necessità di posti letto, che altrimenti resterebbero occupati e non potrebbero essere utilizzati per gli acuti in arrivo al P.S. Ciò anche ora che è stato attivato un ospedale da campo con operatori cubani.
  3. Ci si dimentica che il recupero a condizioni fisico-psichiche precedenti l’infezione sarà tanto più prolungato quanto più il paziente era compromesso in partenza. Essere vicini a casa piuttosto che in strutture lontane rappresenta una spinta psicologica in più a voler migliorare.
  4. Quale migliore struttura riabilitativa del Kennedy, dove competenza, dedizione ed umanità degli operatori, è ora in grado nel nostro territorio di garantire questo recupero funzionale e sociale? Ricordiamoci che il percorso di recupero generale e specifico è tanto più efficace quanto più è vicino all’evento indice.
  5. Dare una mano a chi ci chiede aiuto (ATS e ASST) è quindi un obbligo etico, anche se le difficoltà che dovremo affrontare saranno molte e dovremo fare i conti con il fatto che nessuno può nascondersi dietro l’evenienza di malati particolarmente difficili che potrebbero non farcela.

Per questo, dopo attenta valutazione e sicuramente non con qualche apprensione, il CDA insieme alla task force dell’FBC ha deciso di dare la sua disponibilità ad accettare ricoveri coordinati dalla Centrale Unica Regionale, per i pazienti Covid, clinicamente guariti, ma che hanno ancora bisogno di lunga convalescenza, con cure estensive, prima di essere dimessi al domicilio. Questa disponibilità sarà garantita in via Kennedy, (e mai nella RSA di via Zurla, come riportato invece su varie testate!) dove storicamente ci si occupa di riabilitazione e sarà di volta in volta valutata dalla Direzione sanitaria di concerto con i Medici direttamente coinvolti in questa impresa. Sarà una struttura adeguata ad accogliere questi pazienti in modo sicuro e protetto, con Personale specifico dedicato, riducendo i rischi per i degenti degli altri nuclei.

È proprio per questa valutazione clinica ed etica che tutta l’FBC collaborerà con ATS e Regione Lombardia accogliendo i cittadini cremaschi che ci verranno proposti dalla Centrale Unica e che si trovano temporaneamente in ospedali lontani dai loro affetti familiari.

Questa è la vera solidarietà che oggi è richiesta a tutti. E siamo certi che la competenza, la professionalità e l’umanità che da sempre gli operatori tutti dell’FBC sanno esprimere, ancora una volta vincerà sugli atteggiamenti strumentali, che non fanno bene a nessuno, né a noi FBC, né tanto meno alle famiglie. Un po’ di compostezza, mi permetto di dire anche “politica” sarebbe d’uopo: sollevare quotidianamente dubbi e polemiche avvelena i pozzi in cui tutti noi ci abbeveriamo.

 

Bianca Baruelli – Presidente CdA della Fondazione Benefattori Cremaschi

 


Cara Presidente,

Cari Consiglieri di Amministrazione,

 

Intanto permettetemi di esprimere,  a voi e a tutta la vostra realtà, ai vostri operatori, ai ricoverati e alle loro famiglie, la vicinanza della Amministrazione e dei cittadini di Crema in questo frangente.

 

Stiamo vivendo una emergenza sanitaria assolutamente eccezionale, imprevista nella sua gravità e particolarmente aggressiva soprattutto nei confronti delle persone più fragili, per le quali la letalità è conclamata, purtroppo ben oltre i numeri ufficiali dei deceduti “con” oppure “di” Coronavirus.

 

Tutte le strutture di cura lombarde, quali le RSA e gli IDR, come le vostre, sono state colpite duramente, sicuramente con maggiore veemenza quelle della nostra Provincia, ahimè tristemente prima per numero di contagi per abitante, rispetto alle altre in Lombardia.

 

Siamo dunque vicini alla comunità della FBC, che comunque in questo frangente ha messo in campo energie ed intelligenze, ha attivato subito una task force, ha adottato misure drastiche anche prima che diventassero obbligatorie, per circoscrivere le occasioni di contagio provenienti dall’esterno e tutelare Ospiti e Pazienti.

 

Ciò non di meno la drammatica contabilità dei decessi non ha arrestato il suo corso, nemmeno nelle vostre strutture.

 

Ora apprendo della possibilità che il “Kennedy”, che è un IDR, destini nell’ambito di posti attualmente liberi, un reparto a sé di una ventina di letti a pazienti Covid – 19 che voi precisate sarebbero “tecnicamente guariti“, se pure “non ancora negativizzati“.

 

Inutile dire che questa prospettiva, ancorché resa possibile dalle regole regionali e pure probabilmente caldeggiata, al fine di sgravare gli ospedali perché si concentrino sui casi più “acuti”, crea significative apprensioni ed inquietudini. Legittime e comprensibili, anche quando espresse magari in modo inappropriato o irrispettoso del vostro lavoro e del vostro impegno. Che non è in discussione.

 

Alla luce di quanto sopra e come rappresentante dell’intera Comunità, pure consapevole della autonomia gestionale e decisionale della FBC, ma data la eccezionalità del momento e della situazione, sono a chiedere che ogni decisione che la Fondazione assuma in questa direzione venga previamente discussa e condivisa con la Amministrazione Comunale e le forze consiliari, che pienamente rappresentano tutti i cittadini di Crema. Un confronto serio e leale, che possa anche contemplare valide alternative, tenuto conto che l’obiettivo comune è fermare il contagio e l’unico avversario è il virus.

 

Siamo in un momento difficile e doloroso, il nostro Territorio più di altri è stato in prima linea sia per numero di contagi, sia per generose e qualificate forze in campo messe a disposizione, sin dalle prime ore della emergenza, dal nostro Ospedale Maggiore. E’ un Territorio che ha dato e sta dando moltissimo, senza riserve.

 

Ora l’imperativo categorico è fermare il contagio e assumere tutte quelle decisioni, ancorché faticose e difficili, in grado di offrire le più elevate e stringenti garanzie che vadano in questa direzione, eventualmente chiedendo aiuto ad altri Territori, ove l’impatto del contagio sia meno elevato.

 

Restiamo dunque a disposizione per ogni forma di confronto, ovviamente in remoto, nelle modalità che vorrete approntare, che possa coinvolgere l’Amministrazione ed i Capigruppo consiliari di Crema e, nel mentre,  vi saluto con ogni cordialità.

 

   Il Sindaco di Crema

Dr.ssa Stefania Bonaldi

 

 

 

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