Tristezza e onore oggi per la scomparsa di Franco Dolci, in pezzo di storia del PCI della provincia di Cremona

Tristezza e onore oggi per la scomparsa di Franco Dolci, in pezzo di storia del PCI della provincia di Cremona

Castelleone, 15/4/2016 Tristezza e onore, oggi.  Questi i due sentimenti che prevalgono mentre mi accingo nel compito affidatomi di scrivere di lui (ecco l’Onore) proprio nel giorno della scomparsa (ecco la Tristezza) : stamane all’alba, nel mese della Liberazione, ci ha lasciato Franco Dolci, un uomo che definire un pezzo di Storia del territorio cremonese, non basta.
Per parlare di grandi personalità  (e grandi persone) conviene sempre utilizzare le loro stesse parole ed essere solo strumenti di memoria, e commiato.

Sul sito Ora Sesta (blog egregiamente curato e voluto da Terez Marosi che vi invito a visitare) mi sono imbattuta in una biografia scritta proprio dallo stesso Franco Dolci. E’ raro avere queste fortune, lo riconosco. Ma ne trarrete benefico senza dubbio poiché vi traspare tutta l’autoironia degli umili che sono tali proprio perché sono grandi e poi è precisa, e rigorosa come lo era Franco. È datata anno 2005, ma non manca nulla di cio’ che egli stesso di se’ ha voluto dire.

Nel leggerla noterete quanto è stata densa di compiti, di incarichi, di nomine. Incute una certa soggezione una figura di questa “densità”. Ma grande carica umana, anche. Un uomo che fin che ha potuto ha incontrato volentieri e soprattutto ( e grazie mille grazie) ha raccontato e scritto molto, così che potremo andare a cercarlo quando ci servirà di capire, quando anche solo ci mancherà il dire. Ci sono anche alcune interviste video e chi non l’ha mai incontrato capirà quel che io non riuscirò di certo a descrivere ora.

Nella Autobiografia c’è l’elenco di tutta una vita di impegno, senza sosta se non per raggiunti limiti di “forza” ; ma nel descriversi Dolci non mette per ragioni ovvie e di carattere che ha senz’altro rappresentato non solo un tratto di storia in momenti cruciali della vita del nostro Paese e quindi anche di Cremona, ma che ha saputo ricoprire gli incarichi che sono stati a lui affidati come oggi non ci sogneremmo di vedere fare;  con coerenza, senso del dovere e rigore. Il rigore traspare in ogni suo scritto, e in ogni sua orazione.

Non me ne vogliano i “compagni” che s’impegnano (anche in queste settimane e controvento) nella politica, nel sindacato e nell’associazionismo;  ad ognuno va dato il suo merito (tempi strani ed estranianti questi per chi osa definirsi di Sinistra!) ma /e qui sta il MA/ a ritroso fino alle figure come Franco Dolci bisogna scorrere la Storia, per ritrovare il fervore e la statura morale a darci l’ispirazione e l’dea di cosa s’intendesse con “servitori dello Stato”  nel senso più alto del termine. Senza essere mandatari di alcunché. Senza essere portatori d’acqua. Insomma Dolci Franco è stato – per stessa ammissione della dirigenza del PCI- l’uomo di fiducia cui dare compiti gravi ed importanti, ma anche riconosciuto per l’autonomia di pensiero e la grande capacità di parlare alle persone.

Nella biografia del PCI si narra dei molti che recandosi alle festa dell’Unità non aspettassero che il suo comizio. Alcuni memorabili. Chi ha potuto ascoltarlo anche solo una volta, sa. Un aneddoto gustoso racconta di come per premio per il buon andamento del tesseramento si promettesse alla Sezione di Partito, in premio,  un comizio di Dolci. Fate voi. Anche per lui – e quanto ci piacerebbe ascoltarlo ora!-  era importante parlare, parlare alla gente (lui avrebbe detto “parlare al popolo” ). Altri tempi si può obbiettare; non so. Credo, mi permetto : Altro modo di intendere la Politica. Per Franco Dolci la Politica era un dovere. Una “solenne cosa”.

E poi, l’amore per il fiume PO. Non si può parlare di Dolci se non si nomina il suo amore per il Po. Ha scritto numerose pagine dedicate al Grande Fiume (il libro Cronache di fiume è un trattato, un tributo d’amore senza pari dove si dispiega bene anche la forza della sua scrittura densa, tra l’altro di accuratissime descrizioni della natura). Leggete voi stessi questo passaggio tratto dal suo libro :  :
“làanca di Runchiin”.
(…) Per noi era uno stimolo alla riflessione. Il complesso di suggerimenti che ci veniva da quel mondo, pur limitato nello spazio e nel tempo, dava un senso quasi doloroso alla consapevolezza dei limiti della nostra presunta razionalità. Come dare una risposta alla molteplicità di interrogativi che quel mondo ci poneva? Come dare una risposta alle numerose difformità del suo essere nello spazio e nel tempo? Ci appariva allora, in quella dolce e malinconica solitudine, quanto illusoria fosse la nostra volontà di dominio della natura. E finivamo per cullarci nella dolcezza delle immagini, rinviando la riflessione “sull’uomo come protagonista della trasformazione del mondo”. La natura ci invitava ad osservarla, smettendola con le nostre insolenze.(…) .

Ora a noi tutti di saperci far largo nelle nebbie che verranno e ricordare, perché non sfuochi, la figura di Franco Dolci; una personalità capace di una visione a 360 gradi e di note “più leggere” anche se non di seconda importanza, come sostenere da Presidente della Provincia (sicuramente in molti ricordiamo) il RecitalCantando ; un’ importantissima rassegna di spettacoli che durò oltre un decennio  la cui peculiarità (anticipatrice della formula festival/eventi) fu di attraversare, con numerose iniziative teatrali e canore , moltissimi paesi della nostra Provincia.  Organizzata dall’Assessore di allora (siamo nel 1976) Angelo Dossena e Gregorio Sangiovanni, due “cremaschi doc” essa fu ritenuta da Dolci importante perché  da Presidente della Provincia aveva a cuore la Cultura come un portato Democratico e fondamentale e questo lo ribadiva nei suoi discorsi in particolare, ma non solo,  rivolgendosi alle nuove generazioni.
Le nuove generazione …è bene conoscano chi è stato Franco Dolci e lo si può fare sfogliando i libri che lo riguardano (uno su tutti : Compagni) o ascoltando alcune interviste video (benedetta sia la tecnologia).

Io ho avuto la fortuna di conoscerlo, incontrarlo e addirittura (giornata per me memorabile) insieme una decina d’anni fa ad una iniziativa di fronte ad una platea di giovani studenti casalaschi (povera me, quale emozione, ma ora è ricordo preziosissimo).
Aggiungo allora a Tristezza ed Onore, le parole care a lui : La Storia e i Giovani. Si,  questo m’ispira nell’immediato il ricordo di novanta anni di grande biografia di Franco Dolci.

Un pensiero quindi agli amatissimi nipoti, al figlio Mimmo Dolci e in particolare alla moglie Marisa compagna di tutta una vita. E che vita.
Infine un  ringraziamento pieno, sincero e sentito, anzi dovuto, a lui che amava definirsi Compagno.
Grazie Compagno Franco Dolci che la terra, la tua terra del PO, ti sia lieve.

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AUTOBIOGRAFIA
Uno scritto di Franco Dolci -Anno 2005- (da ORA SESTA)
“Aderisce al Pci nell’immediato dopoguerra. Con il compagno Giacomo Bergamonti entra nella Commissione Stampa e Propaganda ricoprendone varie responsabilità, fino a divenirne responsabile.

Passò poi alla responsabilità della Commissione Giovanile; fu sul Cremasco e svolse la campagna elettorale del 18 aprile 1949 sul Casalasco. Indi fu inviato alla Scuola Centrale Quadri.
Tornato, fu – a cavallo del 1948-49 – responsabile dell’organizzazione della Camera Confederale del Lavoro con segretario Adriano Andrini. Qui guadagnò una condanna a 18 mesi per le note lotte agrarie del tempo.
Nel marzo 1949 il Comitato Centrale del Pci decide la ricostituzione della Fgci e Dolci è chiamato ad esserne il primo Segretario. Dopo il 1° Congresso (marzo 1950) è richiamato alla Stampa e Propaganda per poi assumere la segreteria del movimento dei partigiani della pace. Ottima esperienza in estrema povertà di mezzi.
Nel 1954 ripasserà al partito come Responsabile della Commissione stampa. È un periodo difficile per il riflusso delle lotte e per la difficile tenuta organizzativa del partito.
Nel 1961 è Vice presidente e poi Presidente della Federcoop. Vive le esperienze difficili ma esaltanti del passaggio della Coop ad autentica autonomia come impresa economica.
Dopo 11 anni di lavoro nella cooperazione, fu richiamato al partito a ricoprire la carica di Segretario della Federazione. Il successo elettorale del 1975 lo porterà alla presidenza dell’Amministrazione Provinciale. Senza una maggioranza precostituita governerà fino al 1980.
Ricoprirà poi la carica di presidente dell’AEM dove approfondirà le sue conoscenze dei problemi economici ed amministrativi. Dopo 5 anni, terminato il suo mandato, su sua richiesta, seguirà le sezioni di Partito nella zona di Soresina prima e in quella di S.Daniele, Motta Baluffi, Pieve S. Giacomo ecc. poi. Ha sempre amato il gusto per il rapporto con le sezioni.
Infine i compagni l’hanno chiamato a dare una mano all’Anpi, cosa che dura da 8 anni.
Attualmente legge, scrive e, quando glielo chiedono, parla. Pensa che nella situazione presente ci sia ancora tanto bisogno di parlare. Non con la tv, ma con il rapporto diretto con la gente.
Questa è, per sommi capi, la storia del classico “turacciolo che andava bene per tutte le bottiglie…” . (…) Franco Dolci

Cosetta Maria Erinaldi

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