Vaghe supposizioni, l’opera matura di Denis Guerini pare un film noir

Vaghe supposizioni, l’opera matura di Denis Guerini pare un film noir

Si intitola Vaghe Supposizioni il nuovo disco del cantautore cremasco Denis Guerini. Nove pezzi per una mezz’ora di musica che prosegue nel percorso intrapreso dal musicista da qualche anno a questa parte. In attesa di leggere l’intervista che il nostro Stefano Mauri gli ha fatto, e che sarà pubblicata domenica, ecco la recensione del disco.

Appare molto accentuata la componente filmica teatrale dei pezzi, a partire dal primo pezzo La scarpa, un racconto surreale raccontato come se fosse un noir. Un racconto punteggiato anche dal particolare arrangiamento del brano, fatto da Mattia Manzoni, che è anche polistrumentista in tutti i brani del lavoro.

Con lui la chitarra di Francesco Guerini. Ma sono parecchi i musicisti che prestano la loro opera al disco. La batteria di Michele Carletti, lieve e precisa ne Il Max, il violino di Matteo Livraga, la viola di Elisa Locatelli e il contrabbasso di Bob Roth.

La componente noir e fumosa è sottolineata anche dal bel artwork curato da Francesco Guerini, su foto di Elisa Tagliati. Il disco esce per la Volume Records e mette in evidenza la grande maturazione di Denis. Ci sono alcuni pezzi già sentiti dal vivo.

Il surreale Il merlo e la gazza, dove occhieggiano i numi tutelari del cantautore, Gaber, ma anche Jannacci. Ma ci sono anche parecchie coloriture inedite nello stile del cremasco. L’esercito di grano ha un qualche cosa di De André ad esempio. Ma oramai è diventato difficile dare riferimenti. Lo stile si è affinato e fatto personale e Vaghe supposizioni si configura come il lavoro più maturo e compatto di Guerini.

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