Certe canzoni non si toccano.
Oppure sì. Ma solo se hai qualcosa di urgente da dire. LIIA, cantautrice slovacca naturalizzata italiana, fa una cosa che pochi avrebbero il coraggio di fare e lo fa con “Always” dei Bon Jovi: non lo omaggia, lo riscrive. Lo prende, lo svuota, lo trasporta altrove. E nel farlo, ci si mette dentro tutta.

«This Juliet is bleeding, but you can’t see her blood». Il brano è lo stesso. Ma non la voce. Non l’intenzione. Non il tempo. LIIA cambia sguardo, cambia genere, cambia carne. Il tono non è quello di chi implora, ma di chi ha attraversato il dolore. E adesso lo racconta senza chiedere comprensione. Perché il dolore non ha bisogno di spiegarsi, solo di esistere.

La melodia resta. Il testo, quasi. Ma l’anima cambia pelle: l’epica si dissolve, la potenza si trattiene, la narrazione si sposta. Non è più un uomo a parlare d’amore. È una donna a cantare quello che resta dopo, quando l’innamoramento è già passato.

«Non volevo imitare il brano originale – spiega LIIA –. Volevo restituirgli qualcosa. Da donna a canzone. Una donna che non si salva, ma resta in piedi. E dice la verità.»

Il risultato è una cover che non è una cover. È una riscrittura. Un punto di vista. L’originale sfoga, questa invece trattiene. L’originale esplode, questa resiste.

L’arrangiamento, firmato da Christian Bendotti, abbandona ogni epicità per ridurre tutto all’essenziale: voce, suono e ferita. Le luci della ribalta si spengono e si accendono quelle di un interno sera. Tutto è più scuro, più sommesso. Ogni parola ha un peso, ogni silenzio qualcosa da dire. In particolare, il verso «I wish I was her» («Vorrei essere lei») assume un’accezione confessionale: la sofferenza c’è ancora. Ma non ha bisogno di farsi vedere.

E così “Always” torna, ma da un altro tempo. Uno dove le eroine non aspettano, ma riscrivono il finale, senza chiedere il permesso.

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