Caritas, il punto sull’accoglienza diffusa di richiedenti asilo

Caritas, il punto sull’accoglienza diffusa di richiedenti asilo

Dallo scorso autunno l’afflusso di migranti nel nostro Paese s’è pressoché arrestato e, di conseguenza, s’è drasticamente ridotta l’assegnazione di richiedenti asilo nei vari territori della penisola da parte delle Prefetture.

“Attualmente – fa osservare Fabrizio Motta, responsabile dell’accoglienza diffusa di Caritas Crema – abbiamo ancora attivi alloggi a Bagnolo con 5 ospiti, a Castelleone con 6, Madignano 4, Montodine 3, Offanengo 6, Pianengo 5, Ricengo 5, Scannabue 4, Sergnano 8, Vaiano 8 e a Crema 13, rispettivamente distribuiti 5 in una casa in via Camporelle, 2 in quella di via Pandino e 6 in via Torre. In totale 69 ospiti, che entro l’estate si ridurranno di una ventina, andando in chiusura le accoglienze a Offanengo, Scannabue, Montodine e Castelleone.”

Negli ultimi sei mesi, dunque, la domanda da parte della Prefettura di Cremona di alloggi per ospitare immigrati che venivano ripartiti dalla Regione nelle diverse province è venuta meno.

“La Caritas diocesana – rammenta il vicedirettore Claudio Dagheti – ha iniziato a ospitare richiedenti asilo dal settembre 2011, con numeri contenuti tra le 10 e le 20 persone fino al luglio 2014, quando il fenomeno è esploso e nel 2015 al nostro territorio sono stati assegnati 117 migranti, tutti giovanissimi, 112 l’anno successivo e 105 nel 2017.”

“Al 31 dicembre scorso il numero s’è ridotto a 77 e attualmente, appunto, a 69.  Il modello organizzativo che avevamo approntato per far fronte all’emergenza – fa osservare – sta di conseguenza cambiando. Lo scorso dicembre abbiamo quindi chiuso la struttura di prima accoglienza in Crema e anche alcune delle accoglienze diffuse hanno scelto di proseguire solo nell’attività di integrazione dei giovani richiedenti asilo che, ospiti da tempo, si sanno ormai muovere nel territorio e, avendo appreso anche la nostra lingua, sono in grado di rendersi autonomi trovando un lavoro e un proprio alloggio in affitto.”

Il fatto però che non ci siano più nuovi arrivi non significa, tiene a puntualizzare, che le persone non si stiano più muovendo, morendo nel deserto o nelle carceri libiche.

A fine aprile prossimo entrerà inoltre in vigore la nuova modalità prevista dal cosiddetto Decreto sicurezza e la Prefettura di Cremona prevede ora un solo educatore ogni 50 richiedenti asilo accolti, a cui venga sempre assicurato vitto e alloggio, ma non più l’alfabetizzazione né l’assistenza legale per i ricorsi sui permessi di soggiorno; e anche l’accompagnamento per problemi sanitari, con un rapporto 1 a 50, risulterà inevitabilmente ridotto ai casi limite.

Venendo inoltre ridotta la quota giornaliera da 32,50 euro a 18 – più i 2,50 euro di pocket money quotidiano per i bisogni personali di ogni richiedente asilo che resta confermato – “diventa impossibile effettuare piccoli accantonamenti che venivano utilizzati alla chiusura del progetto, per consentire all’ex richiedente asilo di avviare il suo nuovo futuro”, fa osservare sempre il vicedirettore Caritas Crema. Per il quale, oltre tutto, il nuovo modello innescherà problemi.

“La convivenza tra grandi numeri e di etnie diverse, alcune anche in conflitto, con un presidio educativo ridotto e senza più alfabetizzazione – evidenzia – creerà i presupposti per situazioni esplosive e sensibili dal punto di vista dell’ordine pubblico.”

Caritas di Crema, assicura, continuerà comunque a garantire i corsi di scolarizzazione finché i presenti raggiungeranno un livello adeguato, due educatori su 50 richiedenti asilo più un coordinatore a tempo pieno fino al prossimo dicembre e ad aiutare i giovani ospitati a realizzare il proprio progetto di vita, sia che intendano restare nel territorio o andare altrove.

“Siamo inoltre impegnati a tenere ospiti in strutture di accoglienza ordinarie – nella Casa di accoglienza, Casa della carità e dormitorio, puntualizza Dagheti – alcuni richiedenti asilo fragili, gli ultimi degli ultimi, facendo fronte ai loro bisogni anche sanitari. Attingendo alle risorse che vengono dalla carità della gente, dall8 per mille, da bandi della Fondazione Cariplo, da elargizioni delle due Bcc del territorio e dalle convenzioni con i Comuni.”

“L’esperienza di questi 8 anni – commenta – ci ha insegnato che l’umanità di questi ragazzi provenienti per lo più dall’Africa ma anche dall’Asia è identica alla nostra: hanno gli stessi desideri, aspirazioni, sogni… Di contro le sofferenze e le crudeltà che hanno patito, soprattutto nel viaggio attraverso il deserto prima della traversata, ci obbliga ad avere uno sguardo più complessivo del fenomeno che regola la migrazione.”

 

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