Caritas Italiana: Afghanistan, gravissima crisi umanitaria

Caritas Italiana: Afghanistan, gravissima crisi umanitaria

Anche la nostra diocesi sta valutando la disponibilità per l’accoglienza

di alcune famiglie profughe all’interno delle comunità parrocchiali

 

Tutto il mondo sta seguendo con apprensione gli avvenimenti in corso in Afghanistan. Dopo vent’anni di guerra dai costi umani incalcolabili e da miliardi di euro di spesa, il ritiro delle forze armate statunitensi sta lasciando il paese in un tragico baratro.

Come sempre saranno i più deboli a pagare il prezzo più altro: già decine di migliaia sono in fuga. Insieme al personale delle ambasciate, anche i pochissimi sacerdoti, religiosi e religiose che si trovano a Kabul stanno rientrando.

“Mi unisco all’unanime preoccupazione per la situazione in Afghanistan. Vi chiedo di pregare con me il Dio della pace – ha detto papa Francesco all’Angelus del 15 agosto – affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo.”

“Solo così – ha aggiunto – la martoriata popolazione di quel Paese, uomini, donne, anziani, bambini, potrà ritornare alle proprie case, vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco.”

Caritas Italiana è impegnata in Afghanistan sin dagli anni Novanta. Nei primi anni Duemila ha sostenuto un ampio programma di aiuto di urgenza, riabilitazione e sviluppo: la costruzione di quattro scuole nella valle del Ghor, il ritorno di 483 famiglie di rifugiati nella valle del Panshir con la costruzione di 100 alloggi tradizionali per le famiglie più povere e assistenza alle persone disabili. Tra giugno 2004 e dicembre 2007, due operatori di Caritas Italiana si sono alternati nel Paese con l’obiettivo di coordinare e facilitare le attività in loco.

Attualmente l’ambito di attenzione principale è costituito dai minori più vulnerabili.

Ma l’instabilità della situazione comporterà la sospensione di tutte le attività, mentre crescono i timori per la possibilità di mantenere una presenza anche per il futuro, oltreché per la sicurezza dei pochi Afghani di confessione cristiana.

Una massa crescente di profughi sta fuggendo dalle zone di guerra, aumentando la pressione in direzione dei paesi circostanti. In Pakistan la Caritas ha avviato una valutazione della situazione nella regione di Quetta, ai confini con l’Afghanistan.

Anche i paesi occidentali si troveranno a fronteggiare una pressione sempre maggiore di persone in fuga da questo paese, dove forse troppo frettolosamente l’occidente ha pensato di poter esportare delle ricette sociali.

Anche la nostra diocesi, attraverso la Caritas, sta valutando la disponibilità per l’accoglienza di alcune di queste famiglie profughe all’interno delle comunità parrocchiali.”

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