Che fine ha fatto Pier Solzi? A Natale ce lo racconta lui

Che fine ha fatto Pier Solzi? A Natale ce lo racconta lui

“Quando si avvicina Natale, precisamente il primo di dicembre, ci disponiamo tutti alla bontà. O meglio, ad essere più buoni, perché buoni siamo convinti di esserlo già.”

Da Una lacrima color turchese di Mauro Corona.

La mia ultima lettura è stata proprio questa e, come ogni volta, Mauro Corona mi ha aperto un Mondo.
Chi segue Sussurrandom fin dall’inizio si sarà accorto che negli ultimi mesi mi sono fatto parecchio silenzioso, come se dopo la pubblicazione del libretto tutta la mia voglia di scrivere fosse evaporata.
Chi, invece,  ha seguito più che altro la mia attività musicale “solista” (anzi solitaria) con il tributo a Guccini si starà domandando: “che fine ha fatto Pier Solzi?”. Anche questo progetto è da febbraio 2014 che non lo porto più avanti e sono stati in tanti a chiedermi: “Ma quando una serata Guccini?” e la mia risposta è sempre stata: “Vedremo…”-
L’amico Mandelli mi chiede di scrivere un racconto sul Natale e rispondo volentieri a questa iniziativa non prendendola come un peso, ma come un buon proposito per ricominciare.

A Natale si sceglie di essere tutti più buoni, io scelgo di essere più onesto raccontandovi il perché del mio silenzio. Non prendetelo come uno sfogo, è solo una puntualizzazione che devo a molte persone.
Il 2013 è stato per me un anno decisamente intenso: il progetto in acustico ha preso un bel giro, cosa assolutamente inaspettata. Entrando anche nell’ambiente musicale cremasco, mi si sono aperte le porte di eventi culturali molto importanti come il 21 settembre, giorno in cui mi sono esibito in Piazza Duomo per la festa del volontariato. Tutto molto bello ed emozionante, ma bisogna guardare anche l’altra faccia della medaglia.

Nei mesi di giugno e luglio ho suonato praticamente ogni fine settimana, e in quel periodo pensavo che fare una serata con gli amici fosse per me impossibile. Poche sono le persone che conoscono il malumore che ho provato in quei giorni… ovvio che peggio sarebbe lavorare in miniera, ma in certi concerti vedere gli amici seduti al tavolo a bere, ridere e parlare mentre io ero sul palco a sudarmi la mia umile paga era diventato un qualcosa di insopportabile; a volte tutto questo era talmente evidente che molti nel pubblico sicuramente l’hanno notato, era impossibile nasconderlo.

Insomma, fare musica non era più un bel passatempo o una profonda passione, ma era diventato un vero e proprio impegno, ben lontano dalle finalità emotive e di divertimento con le quali sono partito.
Parecchi sono stati gli articoli di giornali su testate locali che parlavano del mio talento e del mio “successo” (in cosa poi?), e anche questo mi ha infastidito molto, senza contare che mi sono tirato addosso gli sputtanamenti di chi pensava che facessi musica solo per finire sui giornali.
Credevo fosse il periodo estivo così intenso, ma anche nei mesi invernali gli impegni si ammassavano sui miei fine settimana e sui rapporti con le persone a me più care.

Per il 2014 mi sono promesso di pubblicare il libretto e di portare avanti il gruppo dialettale dei C.D.U.  e basta: così è stato. Con questo non tralascio il fatto che è stato un anno difficile tra crisi e rotture famigliari e purtroppo anche un lutto di pochi giorni fa, ma molte cose sono riuscito a metterle al loro posto. Sono riuscito a ritrovare e a riprovare il piacere di passare serate con gli amici a bere vino, ad ascoltare buona musica e a divertirsi. Ho trovato amore, quello vero, quello che fa stare bene sempre e comunque e anche questa cosa un anno fa non sarebbe mai e poi mai stata possibile.

Forse non è stato un bel racconto di Natale, lo ammetto… ma per me era veramente indispensabile ammettere che ero con il culo per terra, avevo bisogno di voltare tutte le mie carte, o almeno quelle poche che mi sono rimaste da giocare sul finire di quest’anno. Il senso di queste mie righe è far capire che io non sono un artista, né un musicista e nemmeno uno scrittore: io sono io, vivo di ciò che mi fa stare bene nella giusta misura e senza alcun bisogno di esagerare. Parole, queste, che ho sempre detto e ora capisco che ho solo avuto difficoltà nel metterle in atto.

Ora sono sicuro di poter passare veramente un buon Natale e, con il massimo spensieratezza, ne auguro uno altrettanto felice allo staff di Sussurrandom e a chiunque mi abbia seguito in questi due anni. Sfogo? Racconto? Non lo so. So solo di aver scelto la sincerità alla bontà per quest’anno.

P.s. “A quando una serata Guccini?”
“ Presto!”

Pier Solzi

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