“Quella che porto oggi all’attenzione del Consiglio non è una polemica, ma un invito alla riflessione. Una riflessione sul ruolo della politica nel promuovere cultura, benessere e salute all’interno della nostra comunità.
Non sono né vegetariano né vegano. Mangio carne, poca, e quando lo faccio cerco di scegliere con attenzione: carni non lavorate, come pollo o tacchino, che — lo ricordo — non sono classificate come cancerogene.
Ma questo mio intervento non riguarda il giudizio sulle scelte individuali. Riguarda la responsabilità pubblica di diffondere consapevolezza su temi fondamentali come l’alimentazione, l’ambiente e la salute collettiva.
Vorrei partire da un dato scientifico innegabile: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tramite l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato gli insaccati e le carni lavorate nel Gruppo 1 dei cancerogeni per l’uomo. La categoria più alta. In questa categoria troviamo anche il fumo di sigaretta e l’amianto: non perché siano equivalenti in termini di pericolosità, ma perché il legame tra carne e alcune forme di cancro è certo. Le carni lavorate comprendono salame, wurstel, mortadella, prosciutti, bacon e tutte quelle carni trasformate con salatura, affumicatura o conservanti chimici. Il tumore più associato a questi prodotti è il cancro del colon-retto, ma gli studi indicano anche rischi per stomaco e pancreas. Chi, come me o il Sindaco ha figli piccoli, sa quanto sia delicato scegliere cosa mettiamo nei loro piatti. Dovremmo in realtà farlo tutti.
Allora, come amministratori pubblici, non dovremmo fare altrettanto per il bene della collettività?

Viviamo in un territorio fortemente stressato da un inquinamento diffuso. Soresina, a soli 15 km da Crema, è il comune più inquinato della Lombardia, in gran parte a causa delle emissioni zootecniche. È un dato che non possiamo più ignorare. Allo stesso tempo, è importante sfatare per esempio il mito secondo cui mangiare carne sia indispensabile per la forza o la performance fisica. Ci sono atleti di altissimo livello che hanno scelto di seguire una dieta vegetale:
• Lewis Hamilton, 7 volte campione del mondo di Formula 1, è vegano dal 2017.
• Novak Djokovic, uno dei tennisti più forti di sempre, segue una dieta plant-based.
• Venus Williams, Carl Lewis, solo per citarne alcuni.
Anche uno degli uomini più forti del mondo, Patrik Baboumian, è vegano.
Perfino i gladiatori dell’antica Roma, secondo studi archeologici, seguivano una dieta prevalentemente vegetale.
Inoltre, l’impatto ambientale degli allevamenti e soprattutto dell’allevamento intensivo è enorme:
• Inquina aria e acqua
• Emette gas serra in quantità elevate
• Sfrutta risorse naturali in modo insostenibile
• Causa sofferenza animale, spesso in condizioni igieniche e sanitarie discutibili: sapete che in alcuni allevamenti vengono tagliate le code ai maiali perché altrimenti se le mangiano a vicenda?

Ora, con queste premesse, ho letto attentamente il regolamento della Festa del Salame Nobile Cremasco. Mi aspettavo di trovarvi almeno un accenno a questi aspetti.
Nulla. Una pagina bianca. Che ho bagnato con lacrime. E lo dico senza ironia, con rammarico.
In più, una nota sull’uso dell’aggettivo “Nobile”: è legittimo se associato a qualità, storia e metodo, ma se usato senza alcun criterio, perde valore.
Se tutto diventa “nobile” …il pane nobile, l’insalata nobile, l’arrosticino nobile, o la qualunque nobile allora nulla è davvero nobile.
Assessore all’istruzione è d’accordo con me che le parole sono importanti e vanno usate correttamente e non a caso?
Assessore alla cultura non potrebbe essere una ottima occasione per promuovere cultura alimentare? magari con una festa dell’alimentazione sostenibile?

È nostro compito, come amministratori, dare un senso alle iniziative pubbliche.
Soprattutto se poi l’amministrazione mette a bilancio 10mila euro per questa festa, non noccioline.
Mi sento quindi, da consigliere, in dovere di porre all’attenzione queste riflessioni che comunque in città circolano, E aggiungo:
• L’azienda che partecipa ha ricevuto nell’anno in corso sanzioni per violazioni igienico-sanitarie?
• Ha avuto sanzioni per inquinamento ambientale?
• Segue criteri etici di produzione? Ha un regolamento sul benessere animale?
• Usa antibiotici in modo controllato o vengono somministrati anche a animali sani per prevenire malattie in ambienti sovraffollati e stressanti?
• Da dove proviene la carne? È italiana? È tracciabile?
• L’azienda trasforma carne prodotta altrove o produce internamente?

Oggi non esiste alcun filtro. Nulla.
Partecipano tutti, indistintamente.
Per questo sto lavorando a una mozione per proporre un’integrazione al regolamento esistente, che tenga conto di alcuni questi aspetti. Non per vietare, ma per educare, informare e responsabilizzare.
Faccio un esempio:
Propongo che le aziende partecipanti rispettino almeno 3 criteri: trasparenza sanitaria, tracciabilità delle materie prime, e assenza di sanzioni ambientali negli ultimi 12 mesi.
Sfido qui in aula chi non potrebbe essere d’accordo.
Credo che la politica debba avere il coraggio di guardare avanti. Di smettere di chiudere gli occhi solo perché è più semplice e porta più consenso.
Anzi, per restare in tema, togliamo le fette di salame dagli occhi, e mettiamole, se proprio vogliamo, nel piatto. Con metodo e consapevolezza.
Grazie”.

Così è intervenuto il consigliere comunale Paolo Nicardi. E via social, il dottor Agostino Dossena lo ha “supportato” a modo suo nel seguente modo…

“Assolutamente d’accordo. È da tempo che mi spendo a far crescere la coscienza sui cibi ultraprocessati (UPF), dagli insaccati ai vari prodotti alimentari industriali , e la loro correlazione all’insorgenza di malattie degenerative e cancro, in particolar modo del colon, in forte crescita nella popolazione più giovane. Io credo che un compito di una amministrazione sia anche quello di promuovere la salute,  e sicuramente non passa attraverso la promozione del salame, ma nemmeno dello street food, dove al suddetto problema si somma quello dell’igiene, su cui ci sarebbe molto da obiettare. Complimenti al consigliere”.

stefano mauri

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