Sabato prossimo, 24 maggio, si terrà la prima edizione del Crema Pride. Il primo dei pride che si terranno nel nostro paese, lo stesso giorno di quello cremasco per dire c’è anche la prima edizione di quello di Piacenza. Tutte manifestazioni che hanno un nome preciso cioè il nome della città dove si svolgono e il suffisso pride. Tenetelo a mente perché ci torneremo.

Il titolo, un po’ buttato lì, di un organo di stampa locale mi ha spinto a questa riflessione che andrete a leggere. Un titolo che recita: Aspettando il gay pride, e che poi dopo le proteste di alcuni nei commenti, è stato corretto in Aspettando il gay pride (che qui si chiama Crema Pride). Un articolo per altro ben scritto e corretto, va sottolineato, con un titolo che invece fa molto logica da clickbait e che sembra cercare a tutti i costi reazioni più di pancia da parte di quelli che leggono il titolo e manco aprono il pezzo. Infatti sotto ad un articolo, lo ripeto, ben scritto e corretto ci sono commenti di questo tenore: speriamo in grandine e pioggia, vergognosi, povera Italia questa è la sinistra.

Nella iniziativa di sabato 17 maggio al Campo di Marte in cui sono stati presentati i dati, spaventosi, riguardo all’omofobia nel nostro paese, uno mi ha colpito come uno schiaffo. Ad un dei tanti articoli usciti da parte della stampa locale, occorre dirlo tutta attenta e non schierata, si sono affastellati più di 500 commenti, la maggior parte di odio. Una cosa che va contro la vulgata che ci vuole raccontare che la nostra piccola città è un’isola felice e tranquilla… “figuriamoci è diventata meta turistica dopo l’uscita del film Call me by your name di Luca Guadagnino che è diventato un cult nella comunità LGBT”, mi dirà qualcuno

Invece occorre dirlo. No, Crema non è un’isola felice. Richiedere rispetto e uguaglianza di trattamento si può anzi si deve, ma non da parte di certe categorie. La maggior parte dei commenti dice cose: si può chiedere queste cose senza queste moderne carnevalate. Una affermazione che contiene parecchi errori.

Da che mondo e mondo nei paesi democratici e liberi quando si manifesta per rivendicare dei diritti lo si fa nella maggior parte dei casi con un corteo che porti per le vie delle città dei messaggi che possano facilmente raggiungere quelli che magari non sarebbero raggiunti da questi messaggi tramite giornali o tv. Lo si fa urlando degli slogan, inscenando delle manifestazioni di carattere teatrale e usando il mezzo più potente che c’è: la musica. Che è esattamente quello che farà la parata del pride che a Crema è alla prima edizione ma nel mondo si svolge da oltre 50 anni.

Altro che moderne carnevalate. La parata del Pride è nata nel 1969 a seguito dei Moti di Stonewall che videro rappresentati delle realtà omosessuali di New York scontrarsi con la polizia la notte tra il 27 e 28 giugno a seguito di una violenta irruzione delle forze dell’ordine in un bar gay del Greenwich Village, lo Stonewall Inn. Non starò a farvi tutta la storia, esiste Wikipedia per questo, ma come per tante manifestazioni, che so il 1 maggio, la nascita fa riferimento ad un fatto tragico.

Le parate del pride, che non sono il Gay Pride, non lo sono mai state, sono quindi manifestazioni con una storia ultra cinquantennale e una dignità paragonabile alla Festa del Lavoro che si svolgono in tutto il mondo e che nel corso degli anni si sono fatte carico di raccogliere le istanze di minoranze troppo spesso costrette ad alzare la voce per rivendicare i diritti che ogni essere umano deve avere. E questo, signori, sarà anche la parata di Crema. Il Crema Pride, impariamo a chiamare le manifestazioni con il loro nome, piccolezza deontologica ma importantissima. Il nome è la prima cosa che si vede quando qualcuno cerca di raccontarsi.

Ho avuto modo di osservare questi ragazzi, bellissimi, preparare questa prima loro grande manifestazione, manifestazione a cui, approfitto per annunciarlo, parteciperò attivamente facendo il dj su uno dei carri che sfilerà per le vie cittadine e cercando quindi di fare ballare i presenti, perché come dicevano i CCCP danza è militanza (si ok l’ho un po’ forzata aggiungendo un accento, ma il senso è quello). Sono onorato dalla richiesta di partecipazione e lo faccio orgogliosamente, il mio pride quindi, per una generazione che mi auguro sia diversa dalla mia. Lo si vede già in tante cose. Perché miseriaccia tutti hanno diritto ai diritti e tutti hanno diritto di amarsi tra di loro come diavolo gli pare.

emanuele mandelli

(Visited 1 times, 1 visits today)