Dj Sergio Zuccotti :” Rieducare i giovani alla movida partendo dalle scuole. E lotta serrata ai rave Party illegali”

Dj Sergio Zuccotti :” Rieducare i giovani alla movida partendo dalle scuole. E lotta serrata ai rave Party illegali”

Storia nota che avrà strascichi inevitabili: nella tarda serata di martedì scorso 7 settembre, le forze dell’ordine e l’ispettorato del lavoro, impegnate nei periodici controlli sulle norme anti contagio (e non solo), a Soncino hanno contestato alcune regole non rispettate. Al “Berto’s Bar”, locale praticamente sul fiume Oglio, secondo i carabinieri, circa 400 persone stavano ballando nell’ambito delle atmosfere dell’evento estivo Waikiki. E il titolare del locale è stato denunciato con l’accusa di aver somministrato bevande alcoliche ai minori, per l’impiego di lavoratori in nero e per violazione di regole anti covid. Luca Zuterni, figlio del patron della location in oggetto ha qualcosa da precisare: <Ho sbagliato ad aver coinvolto due amici, non dipendenti, per darci una mano nella gestione della serata all’ultimo minuto, ma i nostri legali contesteranno alcune cose poiché ribadisco all’ennesima potenza che non diamo da bere ai minorenni, ma non possiamo controllare se questi arrivano, per così dire … già bevuti, oppure se si fanno acquistare da bere da amici maggiorenni>.

Per approfondire la questione nella sua globalità, con Sergio Zuccotti, Eccellenza Italica e Soncinese (alla consolle) da esportazione, deejay da una vita, “Nottologo” e appassionato sostenitore della movida notturna (settore da sostenere: dà lavoro. Poi se viene appurato che qualcuno ha sbagliato, beh è giusto che il trasgressore paghi), colui il quale ha fatto ballare (ma pure scrivere dato che è stato il protagonista di articoli, recensioni e libri) praticamente in tutto il mondo, abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

A che punto è la notte?

Prime a chiudere, le discoteche, in versione normale e danzante saranno le ultime a riaprire, se mai riapriranno. Ma il problema vero è educare i giovani, far capire loro che dietro ad un rave illegale, ci sono interessi che nulla hanno a che fare con la musica, ma legati a quello che consumano durante e dopo il suo svolgimento. Alcol e droga sono oggi, più di ieri, piaghe pericolose e la rete, con la strada, rappresentano le madri sbagliate per i nostri ragazzi provati da divieti, chiusure, regole: che … proibire e basta non serve. 

Tu tra l’altro da una vita per… diciamo superare queste cupe nottate hai un suggerimento, vero?

Sì ed è quello di entrare nelle scuole e comunicare coi ragazzi proponendo, raccontando la storia della musica e dei locali, spiegando il rischio che corrono se vivono vite fluide, facili e leggere. Insieme a formazioni scolastiche ad hoc, chi di dovere, in sintonia con noi professionisti della consolle, con le forze dell’ordine, coi medici e gli psicologi dovrebbe inoltre favorire serate dedicate al dialogo, motivando, spiegando, illustrando le minacce quotidiane presenti un po’ qui, un po’ là. Io non sono nessuno, ma mi preoccupa il futuro delle nuove generazioni e nelle mie dirette social, via Facebook, cerco di fare qualcosa. Il mondo è cambiato, nulla sarà come prima. Ricordi cosa ti dissi un anno fa?

Che bisognava rieducare le persone a tornare in discoteca?   

Dopo una malattia seria, la rieducazione è necessaria. Ora è difficile obbligare e costringere chi paga a entrare in discoteca per non ballare, limitandosi ad ascoltare i brani che arrivano dalla consolle. Quindi pure in questo caso sarebbe buona cosa diversificare, proporre dibattiti, eventi consacrati alla Dance Music e alle sue storie, ai suoi aneddoti. Per non finire in situazioni ambigue, oppure per non essere frainteso ho rinunciato a varie serate. Ma per portare la mia esperienza e fare formazioni dò totale disponibilità.  E lo ribadisco: urge una stretta ai Rave: questi raduni illegali in luoghi abbandonati o poco visibili vanno combattuti ed eliminati, al più presto, così come si combatte chi non rispetta le regole nei locali tradizionali o si combatteva chi usciva durante il lockdown.  

stefano mauri

 

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