Ecco come Lodi vede l’interessamento di Crema per l’Area vasta cremasco-lodigiano. Tutti i numeri dell’unione

Ecco come Lodi vede l’interessamento di Crema per l’Area vasta cremasco-lodigiano. Tutti i numeri dell’unione

Andare con Lodi, andare con Lodi. Ma Lodi ci vorrebbe? No perché nessuno ha chiesto al di là dell’Adda se ci vogliono in sposa. In verità qualcosa è uscito lo scorso 14 aprile in una assemblea organizzata da Il Cittadino, il quotidiano di Lodi. Qualche dato li è uscito. Intanto sul numero oggi in edicola il giornale fa una lunga analisi sui pro e i contro delle due alternative che si pongono sul piatto lodigiano: area metropolitana milanese o area vasta con Crema. Di primo acchito a Lodi sembravano aver detto: ma si Milano è sempre Milano. Salvo poi ricordarsi di essere stati parte della provincia di Milano fino al 1995. La parte sfigata della provincia di Milano.

Lo dicono i dati anche oggi il ritorno a Milano di Lodi porterebbe i 61 comuni del lodigiano in una realtà di 195 comuni, circa il 31 per cento. Ma i 230 mila abitanti di Lodi e territorio peserebbero soltanto per il 6,7 per cento rispetto ad un totale di 3 milioni e mezzo di anime distribuite su 2.350 chilometri quadrati di territorio, il 33 per cento dell’agglomerato. Certo risorse, infrastrutture e altri piani di riorganizzazione sarebbero buoni. Ma quanto conterebbe il lodigiano schiacciato da Milano? Poco e lo sanno. Politicamente conterebbe poco e nulla.

Molto più interessanti i numeri se raffrontati al cremasco. Crema e Lodi totalizzerebbero 109 comuni, 56 per cento da Lodi e 44 per cento da Crema. Il totale degli abitanti sarebbe 380 mila, 230 mila da Lodi e 150 mila dal cremasco, ovvero una proporzione di 60 e 40 per cento. L’area sarebbe spalmata su un territorio di 1456 chilometri quadrati, 53 per cento lodigiani e 47 per cento cremaschi. Quindi numericamente saremmo quasi pari con una leggera sproporzione verso Lodi.

Tra le due città c’è già un solido legame di interessi socio economici, senza contare che siamo già da anni un collegio unico della camera dei deputati, quindi ci dividiamo gli onorevoli romani. Una dimensione territoriale gestibile e la possibilità di distribuirsi i servizi che sarebbero tutti molto vicini chilometricamente. E poi ci sono parecchie realtà economiche imprenditoriali comuni, vedi polo della cosmesi, lavorazione del latte e altre. La difficoltà stando al Cittadino sarebbe: “interlocuzione con un soggetto non istituzionale ma comunitario con necessità di dividere l’attuale Provincia di Cremona che sembra, in ogni caso essere una criticità gestibile”, ovvero tocca fare i conti con Cremona che non vuole mica di certo cedere una parte sana e produttiva come il cremasco tanto facilmente.

Emanuele Mandelli

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