Fabrizio Simoncioni, quello che conta nella musica? Non sono le macchine ma sono le persone

Fabrizio Simoncioni, quello che conta nella musica? Non sono le macchine ma sono le persone

La musica che ascoltiamo tutti giorni ha dei volti che conosciamo, quelli degli artisti che scrivono ed eseguono i brani, e dei volti che conosciamo meno, o che ignoriamo, ma che sono altrettanto importanti per il risultato finale: quelli dei produttori. Stiamo seguendo in questi giorni su Facebook la cronaca della ri registrazione di un album cult della musica rock italiana anni 90 Toccato dal fuoco degli Anhima. Coinvolto nell’operazione c’è Fabrizio Simoncioni, producer attivo sin dall’inizio degli anni ’90 che ha messo la sua firma (anche cone musicista) sui lavori di band enormi del panorama italiano come Litfiba e negrita. Ma la lista dei suoi lavori è infinita. Date una scorsa sulla pagina Wiki a lui dedicata: QUI

Abbiamo scambiato con lui quattro chiacchiere sulla storia il passato e il futuro del rock Italiano.

Partiamo dall’attualità, stai producendo il reboot di Toccato dal fuoco degli Animha. Orami è diventata consuetudine per gli anniversari mettere in pista operazioni di questo genere. Ha un senso farlo e soprattutto ha un pubblico?

In realtà sono coinvolto nel progetto in qualità di musicista e mix engineer, non produttore. Mixerò il lavoro ai DPoT Recording Arts di Prato, in marzo, ma non ho preso parte alla produzione, che è curata da Leo Martera e da Daniele Tarchiani.

Le commemorazioni (termine che a me suona un po’ funebre) sono una consuetudine radicata. A volte hanno un senso (come in questo caso, in cui si ripropone un’opera che ha segnato un momento importante per l’artista, ma rivedendo arrangiamenti, sonorità. aggiungendo idee etc.), a volte meno se sono semplici compilation rimasterizzate alle quali si aggiungono un paio di inediti.

Il pubblico c’è se l’artista ha un pubblico: ovvio che le persone che hanno amato quell’artista o quella specifica opera saranno potenziali acquirenti, ma non esiste un pubblico generico specifico per questo tipo di operazioni. Un best può attirare di più, dato che raccoglie una serie di successi, ma la riproposizione di uno specifico album interessa esclusivamente i fan di quel periodo, di quella band e a volte proprio solo di quel disco. Quindi forse no, non ha un senso farlo, se non per amore della musica.

Quali sono le principali differenze del lavoro in studio oggi rispetto a 30 anni fa?

Per quello che riguarda la mia specifica maniera di lavorare in realtà non molto, perché ho sempre continuato a lavorare “Out the Box”, ossia con console analogica ed effettistica hardware. L’unica differenze vera è che 30 anni fa registravo su supporti open reel (nastri magnetici analogici, 2 pollici, 24 tracce o magnetici digitali 32 tracce formato Pro-Digital o 48 tracce formato dash), mentre da un ventennio utilizzo DAW Pro Tools digitali. Anche se, specialmente quando lavoro negli Stati Uniti, tutt’ora registro batterie e bassi su registratori multitraccia analogici 24 piste che poi riverso in digitale.

La vera differenze (purtroppo) sta negli operatori. Oggi chiunque possieda un computer, un software audio e plug in viene ritenuto in grado di registrare professionalmente, spesso senza competenze né esperienza. Questo ha portato ad un chiaro ed udibile degrado nella qualità generale delle produzioni audio. Il fenomeno ha creato poi un altro problema: pensare che bastasse comprare attrezzature da studio professionali per risolvere il problema della qualità. Ma come dice Michael Brauer, uno dei più grandi mix engineer del mondo, “metti un scimmia nella mia regia, con tutto il mio outboard. Dificilmente otterrete un mix migliore dei miei. Mettete me in una stanza con un computer e un software audio qualsiasi, probabilmente otterrete comunque un gran mix. Non sono le macchine, è LA PERSONA”.

Oggi la musica italiana, dopo un periodo di stasi, sta subendo una rivoluzione importante. Ci sono nuove forme di musica. Quanto conta la maniera in cui questa musica viene prodotta e contestualizzata?

Purtroppo/per fortuna come sai ho vissuto per molti anni in un altro continente, non avendo contatti con la musica prodotta in Italia. Quindi non ho vissuto l’involuzione, e di conseguenza vivo poco l’evoluzione della stessa.

Comunque, ci sono (per me) cose molto interessanti in Italia, ma riguardano più l’underground che il mainstream. Diciamo che i grandi artisti non mi stanno facendo saltare sulla sedia, mentre ascolto cose proveniente dal settore indie o nuove proposte che mi piacciono molto. Il “come sono prodotte”… alcune cose molto bene, sia a livello arrangiativo che sonoro, altre molto meno per tutto quello detto già sopra.

Se devo citare una cosa che mi piace, come esempio, pur non essendo affatto il mio genere, è Mahmood.

Qualche curiosità. Qual è la richiesta, o il capriccio, più strano da parte di un artista che ti è toccato in qualche modo dover accontentare nel corso della tua carriera?

Hahahaha guarda, ho alcuni editori che mi stanno facendo la corte per avere i diritti su un mio libro di aneddoti e memorie di studio… avendo una carriera ultratrentennale e avendo lavorato con Negrita, Ligabue, Litfiba, Grignani, Carmen Consoli, Nannini, Daniele Silvestri, Niccolò Fabi, Ron, Rettore, Diaframma e decine di altri artisti in Italia e nel mondo, di cose curiose ne ho a bizzeffe, da raccontare! Dovrai attendere di leggerli sul mio libro 😉

Tornando alla modernità. Secondo te quanto ha influito l’avvento dei social network sulla modalità di fruire musica da parte dei giovani di oggi rispetto a quando eravamo giovani noi?

Ha influito ovviamente moltissimo. dando la possibilità a chiunque di avere visibilità senza dover passare per uffici stampa o etichette. Purtroppo però ha portato anche ad inflazionare il mercato con robaccia. Un’arma a doppio taglio, come tutte le cose belle e gratis

Da musicista, il concerto che per te è indimenticabile?

Ne ho più di uno. Naturalmente il mio debutto con Ligabue come tastierista e cantante, 10 settembre 1999, all’Arena di Verona. Meraviglioso. Sempre con Ligabue sicuramente il mio primo concerto a San Siro il 5 luglio 2002, con 80mila paganti davanti, e sempre con lui il tour teatrale 2002/3 insieme a Mauro Pagani e al compianto D-Rad. Sarò grato a Luciano eternamente per avermi dato quelle possibilità, perché sono eventi e momenti che un musicista sogna per tutta la carriera ma pochi riescono a salire su quei palchi. Un altro concerto indimenticabile è stato il mio debutto come “Litfiba”, nel 2017! Dopo aver realizzato album come EL Diablo, Terremoto, Sogno Ribelle, LAcio Drome ed Eutòpia “dietro le quinte”, Piero e Ghigo mi hanno fatto questo regalo incredibile. Oltreoceano, invece, sono stato invitato a suonare sul palco con la più importante band glam rock Latina, i “Moderatto”, nel tempio della musica di Città del Messico: El Auditorio Nacional”. Diciamo che sono una persona fortunata e devo essere grato di avere amici artisti folli che mi vogliono sul palco con loro 🙂

Emanuele Mandelli-Andrea Spinelli

 

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