Francesco, un Papa progressista e popolare, è morto
L’annuncio della scomparsa del Pontefice è arrivato improvviso e inaspettato, sconvolgendo gli abitanti
dell’universo. Gli altalenanti bollettini medici del Policlinico Gemelli di Roma lasciavano qualche speranza, ma
nemmeno la bravura di tali luminari è riuscita a salvarlo. Anch’io ora, con molta commozione, cerco di
ricordarlo in vita. È impossibile raccontare 88 anni di un personaggio così famoso e importante. Ho appena
finito di leggere “Francesco spera”
. È l’autobiografia da lui voluta. Con numerose curiosità e belle fotografie.
Di origini piemontesi la famiglia (papà, mamma, nonni) è partita per l’ Argentina conoscendo i travagli dei
migranti, esperienza poi diventata attenzione diretta di Bergoglio Papa. Re delle sorprese iniziò con la scelta
del nome e del semplice saluto “buona sera” sulla loggia della sua prima apparizione. La scelta di vivere a
“Santa Marta” testimonia la sua preferenza di restare con la gente, aveva preso la decisione di non utilizzare
l’ermellino, l’anello d’oro e le scarpe firmate, per ultima la decisione dei suoi funerali e della sua sepoltura:
feretro nella terra, sotto una lastra di marmo con un suo crocefisso personale. Papa “uomo” tra il suo popolo,
sempre sorridente e pronto all’abbraccio dei fedeli. Poco conosciuto, venuto dalla “fine del mondo” si è
dimostrato di forte cultura, con preferenza alla letteratura ed alla filosofia. Non ignorò la musica classica, il
cinema, l’arte e, perché no, lo sport, specialmente il calcio, “tifando” il San Lorenzo, squadra argentina. Il suo
pontificato è stato caratterizzato dalla sua esperienza di sacerdote e arcivescovo di Buenos Aires. Mi permetto
di elencare soltanto le attenzioni per: i migranti, i giovani, garanti dell’avvenire religioso, le donne, vittime di
una società che non concede loro pari diritti. E spesso vittime di femminicidio. Il lavoro che “è essenziale per
la dignità umana e la costruzione di una società giusta”
. Purtroppo, i lavoratori non sono al centro di
un’economia che mira unicamente al profitto. Un tema quasi quotidianamente trattato da Papa Francesco è
la lotta alla guerra che semina morti, persino di bambini. “A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di
questo mondo, io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte, armatevi piuttosto della giustizia,
dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace”
. È diventata celeberrima la seguente frase: “La
terza guerra mondiale a pezzi”
. Tutti i capi di Stato e delle varie istituzioni si sono espressi molto positivamente
su un Papa così progressista e popolare. L’hanno riconosciuto leader internazionale. Peccato che siano rimasti
sordi ai suoi appelli. A me spiace notare una contraddizione che rischia l’ipocrisia. Più sincero è il saluto del
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, emulo e amico. Ritengo altresì una fandonia l’accusa di essere
comunista, forse l’equivoco nasce dalle letture dei suoi giornali pre-gesuitici che però riguardavano più la
sociologia che la politica. Lo stesso discorso vale per la presunta riforma della Chiesa. La verità è che Francesco
voleva una Chiesa nuova, completamente cambiata: più aperta, più democratica, accogliente secondo le
richieste degli stessi fedeli. È stato rivoluzionario solo con la Curia Romana. Termino con il suo: “Non
dimenticatevi di pregare per me”. Adesso, a posteriori, mi sembra fuori tempo, però, da fan del mio caro
Francesco, la ripeterò in segno di perenne gratitudine.
Ciao e gioia eterna.
Beppe Torresani