Franco Bordo contro la Bestia di Renzi, uno scontro epocale

Franco Bordo contro la Bestia di Renzi, uno scontro epocale

Allora. Di solito i comunicati sulle vicende nazionali dei nostri deputati li mettiamo come breve. Non è roba da Sussu… Ma questo ci ha incuriosito. Il buon Franco Bordo risulta essere tra i primi firmatari di un interrogazione parlamentare della Sinistra Italiana contro… la Bestia di Renzi.

Echellè? Trattasi di imponente macchina di comunicazione a tre teste che il governo avrebbe avviato in funzione referendaria, il condizionale è del comunicato. In effetti l’incipit è interessante:

«È fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni»,

si tratta di un divieto di legge che ovviamente

«mira ad evitare che la comunicazione istituzionale delle amministrazioni venga piegata ad obiettivi elettorali, promuovendo l’immagine dell’ente, dei suoi componenti o di determinati attori politici, in violazione degli obblighi di neutralità politica degli apparati amministrativi, della necessaria parità di condizione fra i candidati alle elezioni e della libertà di voto degli elettori».

Ok… Ma da qui alla Bestia? Si legge nel comunicato, che cita il testo dell’interrogazione:

«Come è emerso di recente da alcuni articoli di stampa, presso le strutture pubbliche della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Presidente Matteo Renzi avrebbe avviato le procedure per la costituzione della cosiddetta “Bestia”, ovverosia quella che sembrerebbe configurarsi come una struttura parallela operante presso le strutture della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il mero obiettivo di dirigere e orchestrare la propaganda politica elettorale in vista del referendum costituzionale, al difuori, dunque, da ogni logica istituzionale»,

ellamadaonna… e poi ancora,

«La “Bestia” risulterebbe costituita da tre teste. Una politica, costituita da un gruppo ristretto e vicino al Presidente del Consiglio dei Ministri, che studierebbe la demoscopia, le strategie comunicative, scriverebbe discorsi e organizzerebbe la raccolta fondi. La seconda testa, quella digitale, corrisponderebbe a una sorta di war room con una trentina di addetti aventi il compito di operare sui social media e su internet in modo tale da orientare il voto referendario. Infine, la terza testa, per quanto risulta agli interroganti, risulterebbe composta da circa venti persone, una per ogni regione italiana, per governare i volontari dei Comitati per il sì al referendum».

Per carità… Legittimo segnalare. Ma si chiama comunicazione integrata. Fanno corsi universitari per insegnare a farla.

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