Novarese di nascita, laureato in medicina e specializzato in chirurgia generale, il dottor Guido Invernizzi, beh oltre a lavorare presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore della Carità di Novara, dal 2001 è soprattutto un grande, praticante e professionista sommelier, diventato, negli anni, un punto di riferimento per il settore enologico, conquistando la fiducia di viticultori nazionali e internazionali. Noto ed apprezzato relatore e commissario per le sessioni di esame AIS, Invernizzi ha conseguito innumerevoli abilitazioni per l’insegnamento a lezioni di tutti i livelli, spaziando dalla tecnica della degustazione all’abbinamento vino-cibo. Reduce da un periodo complicato e da un ricovero ospedaliero, Guido è tornato a casa e si sta riprendendo: anche per lui il Covid-19 è stata una bruttissima esperienza. E con lui volentieri abbiamo scambiato quattro chiacchiere…

Come stai innanzitutto?

E’ stata durissima, l’ho vista brutta, ma dai … inizio a vedere la luce.

Sei stato costretto al ricovero ospedaliero?

Sì… ho iniziato ad avvertire i sintomi tipici del coronavirus lo scorso 2 aprile e a un certo punto, purtroppo non sono più riuscito a gestire la malattia, diventata devastante, da casa. E’ estremamente difficile, far capire a chi fortunatamente, non ha contratto il virus come, tra tosse incessante 24 ore su 24 senza tregua, febbre alta con brividi e problemi respiratori si sta male.

Hai perso per caso gusto e olfatto?

No fortunatamente quelli sono rimasti.

E per fortuna dato che sei sommelier. A proposito, il settore dell’enogastronomia italiano ne uscirà ridimensionato assai da queste peste 4.0…

Esattamente. E quando torneremo a frequentare bar e ristoranti, questi locali avranno capienze dimezzate e probabilmente dovranno ricorrere ad altri dispositivi per affrontare la convivenza col Covid-19.

Da medico quale sei ma … torneremo un giorno alla normalità?

Non nel breve periodo sicuramente, quindi scordiamoci eventi, appuntamenti, corsi, degustazioni e manifestazioni caratterizzate da grandi numeri di partecipanti nel breve periodo. Per un po’ col coronavirus, ahinoi, dovremo convivere e muteremo necessariamente stili di vita, consuetudini, abitudini e usanze. E per quanto riguarda le vacanze vi pongo il seguente quesito: voi andreste al mare in qualche meta italica, o in isole della Grecia o della Spagna in mezzo al caos, in spiagge sovraffollate?

Prima del tuo malessere allietavi il web con dirette social e degustazioni d’autore…

Con gli amici Oscar Mazzoleni, Ivano Antonini e Nicola Bonera, per ingannare il tempo e appunto sopperire all’impossibilità di degustare in pubblico ci siamo inventati vari appuntamenti degustativi o Flash Mob Tasting che dir vogliamo.

Quando potrai con quale vino degusterai…

E’ dallo scorso 2 aprile, vale a dire da quando mi ha attaccato violentemente il virus che non tocco, ovviamente alcol. Senza polemica, lo dico scherzosamente… intendiamoci ma, non mi parlate di nazionalismo: io ricomincerò assolutamente da Champagne.  

 

Così parlò il sommelier Guido. Nota a margine, il dottor Invernizzi, alla pari di tanti suoi generosi, valorosi colleghi (senza dimenticare collaboratori sanitari, tecnici e infermieri) ha pigliato il maledettissimo Covid-19 lavorando in ospedale. Fortunatamente, nella sfortuna, lui è riuscito a portare a casa la pelle. Altri invece sono caduti nel compimento del proprio dovere. Medici, infermieri e addetti ai lavori, indubbiamente meritavano, da chi aveva competenza e facoltà, maggior assistenza, mezzi, strumenti, reparti e informazioni adeguate su come approcciarsi in sicurezza, nella fase iniziale, alla guerra contro il bastardo, lo stramaledettissimo virus che ha devastato la penisola italica e l’Italia Settentrionale in particolare.

stefano mauri

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