Ha ragione Patrizia Signorini, appassionata Deus Ex machina dell’Enoteca Cremona: la “Festa del Torrone” è un qualcosa che merita un nuovo approccio. E il Torrone Ad Libitum (per me tra i migliori al mondo) e i veri bottegai cremonesi sono da Torrone d’Oro

Ha ragione Patrizia Signorini, appassionata Deus Ex machina dell’Enoteca Cremona: la “Festa del Torrone” è un qualcosa che merita un nuovo approccio. E il Torrone Ad Libitum (per me tra i migliori al mondo) e i veri bottegai cremonesi sono da Torrone d’Oro

Tanti anni di ricordi e tante cose fatte e accadute, ma la Festa del Torrone ha un posto speciale nella memoria. Da quella prima volta del 1996, quando Palmiro Donelli mi chiamò, un giovedì, chiedendomi semplicemente” Vieni sabato a fare la Festa del Torrone”! A oggi, quando migliaia di persone si riversano nella nostra città ripentendo ogni anno un successo che è davvero straordinario e, per certi versi, sempre sorprendente. Per molti anni fu un evento tutto gestito da poche persone, con pochissimi partecipanti, tutti cremonesi , a cui toccava felicemente reggere l’arrivo di una folla che non è nulla paragonata a quella di oggi, ma comunque enorme se si pensa che eravamo partiti in 5 e per diversi anni non arrivammo ad essere in 10. 

Noi ci abbiamo sempre creduto, e francamente il Torrone d’Oro lo meriteremmo anche noi bottegai cremonesi, che siamo stati piccoli mattoncini su cui negli anni  si è costruita una Festa davvero straordinaria. Con una battaglia per noi memorabile, ottenemmo di rimanere indipendenti da qualsiasi società avesse avuto il compito di organizzare la Festa, ed è per questo che i Tipici di Cremona stanno da sempre nel Cortile Federico II, portando con orgoglio la bandiera della cremonesità. Le migliaia di persone che arrivano sono felici sia di incontrare noi, che raccontiamo gli Isolini di Isola Dovarese, i graffioni di Casalbuttano, l’Ufela di Calvatone, le torte di Torrone di Vescovato, il torrone classico cremonese  Ad Libitum di Cremona, sia i mercanti che arrivano da ogni parte d’Italia con i loro prodotti e le loro specialità. 

Personalmente, ma credo anche i colleghi, come faccio da sempre ho passato 9 giorni a spiegare a tutti, cento e cento volte, come è fatto il vero torrone classico, come è fatta la mostarda, come è fatto e come si cuoce il cotechino. Una fatica, ma mi sono sentita orgogliosa di farlo, nel nome della mia identità, nel nome della mia città. Chi arriva da altre città vuole verità, vuole sapere, vuole essere parte di una realtà: non gli basta il mercato, non gli basta lo spettacolo. E’ importante non dimenticare che siamo tutti testimoni di una storia, e tutti siamo responsabili di quello che facciamo e di come lo facciamo. 

Io credo fermamente che l’obiettivo fondamentale da perseguire è che chi riparte da Cremona  lo faccia con una conoscenza maggiore, con la percezione della bellezza di questa città, con il piacere del gusto delle nostre cose.  Ogni dettaglio è importante e ciascuno ha un ruolo nel disegnare il futuro di questa città. 

La Festa è una opportunità straordinaria, ma fare piena la piazza non basta. Ci deve deve essere volontà di accoglienza, condivisa e diffusa; produzione innovativa, idee in movimento. Deve essere generato un nuovo sistema economico e culturale e questo, dopo 25 anni, non è una opzione. E’ un imperativo.

O una opportunità grandiosa si ridurrà a una festa come tante altre.

 

Così postò, (e ha ragione), via social Patrizia Signorini, Deus Ex machina dell’Enoteca Cremona. Ah … il suo Torrone Ad Libitum, per me è tra i migliori al mondo!

sm

(Visited 80 times, 6 visits today)