Il decano di giornalisti cremaschi Beppe Torresani, racconta la sua ripresa bestiale, da un brutto infortunio …

Il decano di giornalisti cremaschi Beppe Torresani, racconta la sua ripresa bestiale, da un brutto infortunio …

Il mitico decano di giornalisti cremaschi Beppe Torresani, racconta la sua ripresa da un brutto infortunio. Ecco il suo racconto…

Confidando nell’intelligenza dei miei fedeli “4” lettori, oso raccontare una mia recente esperienza.

Addì 21 novembre sono scivolato e caduto in casa. Panico in famiglia sul da farsi; decisione più logica: il ricorso al Pronto Soccorso. Raggi, sentenza: femore rotto. L’indomani l’intervento. Solo, nella camera, ho pianto tante lacrime pensando anche all’angoscia dei miei cari presi alla sprovvista. Fortunatamente operazione riuscita, però è iniziata una serie di traversie che hanno rinviato di un mese la mia unica preoccupazione, l’inizio della riabilitazione. Finché il 27 dicembre dall’ospedale sono stato trasferito al Kennedy. E qui incomincia la lunga “historia”. Per primo ho incontrato il Dr. Alessandro Ubbiali, responsabile del mio reparto. Ci siamo trovati in piena intesa per empatia reciproca e per identità di principi. Lo stimo. Più volte l’ho visto sdraiato sul nudo pavimento della mia stanza, con a fianco un’abile collaboratrice, per medicare un tallone d’Achille. Emblematico gesto perché dimostra una sensibilità d’animo e disponibilità ad andare oltre stereotipi del ruolo. Onore al merito, dottore. Diverso è il discorso che riguarda il numero dei dipendenti: infermieri e inservienti. Invero sin dall’inizio ho sentito il ritornello “carenza del personale”. È detto a ragion vera; a pagare simile situazione sono proprio i diretti interessati, nemmeno adeguatamente retribuiti. Diventa più duro, pesante e faticoso il loro lavoro, con conseguenze negative sui pazienti. Si creano screzi, malintesi, sterili polemiche, quando servirebbero dialoghi e comprensione. A mio avviso la vera questione è che ho avvertito la mancanza di quel quid che contraddistingue le modalità dei rapporti. C’è un mare di sinonimi per dire grazia e gentilezza. A riassumerli tutti c’è una sublime parola: umanità. È proprio il genere cui apparteniamo tutti. E quindi non costa niente a nessuno. Intendiamoci, non si può generalizzare: ho notato diversi, maschi e femmine, impegnarsi intensamente, dimostrando addirittura capacità di alto livello. Purtroppo a rovinare la loro dignità e professionalità sono appunto le eccezioni di cui sopra. Per una mia valutazione al riguardo, rubo il consiglio del sommo poeta Dante: “non ti curar di loro…”. Non infierisco con chi lavora, anche se sbaglia. E questo è il mio perdono! È noto che la fama del Kennedy per l’opinione pubblica è data dal reparto di fisioterapia. Devo dare i numeri. Eccoli: 16 fisioterapisti, un terapista occupazionale, un logopedista, due ausiliarie. Si sa che gli ospedali sono luoghi della sofferenza e del dolore. Questi particolari operatori sono riusciti a portare il buonumore della loro gioventù in un ambiente di anziani infortunati, trattandoli come nonni. Durante la riabilitazione non ho avvertito tristezza, perché è cambiata l’atmosfera. Ovviamente si sono avvalsi della loro magistrale competenza per esprimersi al meglio nella terapia. Frequentando la stessa palestra sono stato coinvolto da simile atmosfera; di qualcuno sono persino diventato amico. Casualmente sono stato affidato ad un compagno liceale di mio nipote Francesco, Giorgio Scartabellati. È anche lui gioviale come tutti i suoi colleghi, ma è severo e rigoroso per ottenere i risultati. Alla fine di ogni esercizio ci dicono “bravo – brava” (trucco psicologico?) per stimolarci a collaborare. Concludendo, sottolineo come tutti i miei rilievi e considerazioni piuttosto critiche, fossero volte a migliorare costantemente questa struttura, istituzione del nostro territorio che va salvaguardata viribus unitis per l’oggi e il domani per un vanto della nostra Comunità. Ne approfitto per ringraziare vivamente le persone che mi sono state vicine in questa tremenda “prova”. Vi terrò sempre nel cuore e nella mente. Bye bye carissimi amici.

Beppe Torresani

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