Qualcuno è scoppiato a piangere a dirotto a fine giornata, qualcuno si è fatto venire la febbre da tensione, qualcuno è crollato addormentato prima del gran finale in discoteca, qualcuno ha continuato a lavorare come se ci fossero ancora cose, qualcuno aveva mille parole da dire, qualcuno si è trovato senza. Tutti si sono resi conto di avere fatto una cosa che rimarrà nella storia della nostra piccola città. Portare migliaia di persone, si dice fino a 5 mila ma non quantifichiamo, colorate allegre e sorridenti per la strade a rivendicare i diritti con orgoglio, appunto.

La prima edizione del Crema Pride è stata allo stesso tempo un successo e una sorpresa, perché diciamocelo c’era un bel po’ di gente alla finestra ad aspettarne lo svolgimento per dire: “ecco, visto, erano 4 gatti”. Invece di gatt* in piazza erano una marea che dal mio punto di osservazione privilegiato, sul secondo dei carri, quello a centro sfilata, a mettere la musica per sto popolo, non ne vedevo l’inizio davanti e la fine dietro.

Un fiume necessario perché ancora ieri, il giorno dopo la manifestazione, mi sono ritrovato a doverne discutere al bar con un avventore spiegando che la nostra costituzione sancisce negli articoli 17 e 21 il diritto a manifestare in luogo pubblico e il diritto ad esprimere le proprie idee e che il pride non è una carnevalata ma una manifestazione politica. Politica nel senso più nobile del termine, non politica di appartenenza partitica ma politica nella concezione di Pericle: “l’arte di vivere insieme”.

E il vivere insieme è senza dubbio lo spirito del Pride. Vivere insieme ognuno con i propri diritti senza calpestare nessuno, senza negarne a nessuno, capendo le istanze di tutti. Non ci sarebbe altro da aggiungere. Però mi sono davvero sentito tanto orgoglioso di avere dato il mio contributo alla manifestazione e mi sono davvero divertito tantissimo, e molto emozionato, a vedere tanta tanta gente ballare sulle note delle canzoni che ho messo in maniera certosina in fila nei giorni precedenti.

Ringrazio quindi questi ragazzi di avermi dato questa opportunità. Ma voglio ringraziare il mio sodale di sempre Andrea Spinelli che mi fa sempre sentire sicuro quando faccio cose se dietro c’è lui (anche se gli ho distrutto una cassa… ehm), con l’ormai insostituibile Piero Suardi, che mi ha permesso appunto di farla sentire sta musica. E devo dire che fare entrare in piazza Garibaldi a fine sfilata una marea di gente ballando il Gioca Joer mentre le autorità attendevano che spegnessi la musica per gli interventi (l’ultimo pezzo è stato un po’ didascalico mi rendo conto, ma mi pareva che Pride (in the name of love) degli U2 fosse perfetto), è stato il mio accento cazzaro alla manifestazione.

emanuele mandelli

 

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