Il rock deve spaccare i timpani, non si rompano i coglioni ai ragazzi della Birroteca sui decibel dei concerti

Proteste in città contro il concerto…. Un gruppo di cittadini ha provveduto a raccogliere una cinquantina di firme che ha allegato alla lettera inviata al sindaco e per conoscenza alla vigilanza urbana. In tale esposto si critica non tanto l’organizzazione quanto chi ha rilasciato la concessione di utilizzo. Durante lo spettacolo, affermano i firmatari, caratterizzato da un rumore indecente e non da una musica normalmente ascoltabile, tutti i vetri delle case attorno per la potenza trasmessa dall’impianto di amplificazione, vibravano come durante una scossa tellurica. Si dice che la potenza dell’amplificazione fosse di 40.000 watt.
No, non è un pezzo di articolo legato alla protesta sui volumi della musica alla Birroteca rock, lanciato da Antonio Agazzi su Facebook, è uno stralcio di un articolo uscito su La Provincia l’8 giugno del 1985, ho tolto qualche riferimento storico per giocarci, qui leggete il brano originale.
Devo dissentire con Agazzi e spezzare una lancia per i ragazzi della Birroteca della Festa dell’Unità. La polemica sull’eccessivo volume dei concerti, nonché sull’orario di chiusura, non mi trova d’accordo. Non perché in quel luogo si faccia musica decente, li ho abbastanza massacrati anche quest’anno per quello, ma perché alla fine è quasi l’unico festival musicale di un certo tipo legato alla musica giovanile che abbiamo attualmente sul territorio. Nonostante il trattamento degli ultimi anni la Birroteca è una istituzione territoriale che da 35 anni fa da palestra, con alterne fortune, a generazioni di talent scout della musica locale. Negli anni ha transitato in luoghi ben più vicini al centro abitato, prima il Parco Bonaldi e poi la Cascina Pierina. Proprio in questi luoghi si sono esibiti dei pezzi da 90 del rock italiano.
Abbassare il volume a un concerto rock equivale ad ucciderlo. A parte che non mi pare che i volumi in Birroteca siano esageratamente alti, ci sono passato due sere ed erano i soliti. Anche perché avendo di fronte una struttura coperta in cemento non puoi neppure sparare troppi decibel, a rischio della salute di chi si trova sotto. Poi oh, non ho un misuratore di decibel. Ma ripeto. Mettere la sordina ad un concerto rock equivale a spegnerlo.
Il rock giovanile è anche ribellione e volumi spropositati, che il giorno dopo ti devono fischiare le orecchie. Non dico di arrivare al paradosso deaf forever di Lemmy (quanto ci manca) ma dico che polemiche sul volume dei concerti se ne fanno da decenni, come mostrato all’inizio, e non hanno mai portato da nessuna parte. Anzi sono convinto che tra gli organizzatori del concerto dei Vanadium del 1985 ci sia gente che oggi si lamenta per il tunz tunz lontano che arriva portato dal vento. Lasciamoli in pace sti ragazzi. Agazzi, suvvia, di motivi per attaccare i piddini e la loro festa ce ne sono tanti e più seri. Il volume dei concerti rock lasciamolo stare.
PS, poco dopo la pubblicazione del pezzo l’interpellato Agazzi fa una specifica che, come giusto, aggiunto qui: “Ciao Emanuele, Ti sfugge che io ho pubblicato un testo di una segnalazione alla Polizia locale…che non ho fatto io ma un concittadino – che non conosco – che ha ritenuto di mettermene a parte. Come deluderlo?”
Emanuele Mandelli