Ottenuto esclusivamente da uve Pinot Nero, ecco il Rosanoire della cantina bresciana Cantrina, indubbiamente, per l’azienda rappresenta la continuazione di un sogno (che continua a stupire ed emozionare) “intrapreso” tanti anni fa, allorquando l’allora fondatore voleva produrre esclusivamente Pinot Nero in quella meravigliosa fatta di Valtènesi.

Le storie della vita hanno poi portato Cristina Inganni e Diego Lavo, vale a dire le (attuali) vivaci colonne portanti della realtà vitivinicola in oggetto, per così dire a spostare (fortunatamente aggiungerei io visti gli ottimi risultati conseguiti)  l’attenzione verso altri vitigni e vini. Ma appunto il Rosanoire è il simbolo che resiste. E … che Rosato (iniziale maiuscola quale doveroso omaggio) signori e signore è questo gioiello dell’enologia italica, ergo, sì dell’Italia che crea, lavora, piace, sogna, prova, sperimenta ed emoziona.

Vino a tutto pasto, beh come aperitivo il Rosanoire eccelle e brilla, senza abbagliare, di fantasticosa luce propria. Volete provare un accostamento che potrebbe sorprendere ed avvolgere il palato? Accompagnate questo … fiabesco “libero esercizio di stile” a un bel piatto di Casoncelli, oppure a una pastasciutta al ragù (carne o salsiccia) e … godetevi lo spettacolo. Degustare per credere.

Fresco, con profumi floreali e fruttati marcati, intensi; fine, persistente e ricco: questa l’estrema, essenziale, minimalista fotografia del Rosato d’avanguardia, fuori dai consueti schemi (per intenderci non è un Chiaretto), incantevole e sorprendente Rosanoire, vino che incanta senza stancare. Proprio come solo certi sogni sanno e possono fare. No?

Stefano Mauri

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