Periodo vitale, ma quando non lo è stato, per il musicista cremasco Enzo Rocco. Ieri ha annunciato la nascita di un nuovo quartetto. Si chiamano Komorebi e sono formati dal nostro Enzo alla chitarra, da Anais Drago al violino, da Marco Colonna ai clarinetti e da Paolo Damiani al violoncello. Già dalla composizione strumentale si intuisce che è un progetto particolare.
Il termine è assurto alla notorietà in occidente nel mesi scorsi tramite il film Perfect Days, di Wim Wenders che nella pellicola cerca di avvicinarsi con le immagini al significato nascosto di questo termine poetico. Nella lingua giapponese il termine KOMOREBI indica il fenomeno della luce dei raggi del sole che filtra tra le foglie degli alberi. Un effetto di durata brevissima e repentinamente cangiante che rinvia sì alla consapevolezza dell’impermanenza e del cambiamento costante ed inesorabile di tutte le cose, che però allo stesso tempo ricorda il continuo rinnovarsi e riaffermarsi della vita in tutte le sue forme.
Il protagonista del film infatti ogni giorno scatta delle fotografie agli alberi per cercare di catturare questo effetto. E nel fotogramma finale del film ci viene spiegata questa magica parola. In tutto il film l’altro elemento fondante per la vita del protagonista è la musica. E qui ci ricolleghiamo al nuovo progetto di Enzo.
La ricerca di sprazzi di luce sempre mutevole provocata dall’impermanenza delle strutture portanti della musica è lo scopo del lavoro del quartetto, che agisce attraverso la reazione dei suoi componenti ai percorsi improvvisativi determinati dalle composizioni. Composizioni non tanto basate su temi o melodie o campi armonici, quanto su “suggerimenti di comportamento” da sviluppare in un dialogo fitto e continuo all’interno dei brani. Una conversazione, pacata o animata a seconda dei momenti, fra musicisti appartenenti a generazioni diverse, ma accomunati dalla volontà di ricercare punti in comune fra le rispettive poetiche e fra i rispettivi modi di affermare una visione propria e contemporanea della musica improvvisata.
Ma dicevamo periodo intenso. Perchè appunto la ricerca di sprazzi di luce la si potrebbe riflettere, termine quantomai adeguato, anche a Scraps, il nuovo disco di Rocco edito dalla casa discografica Setola di Maiale. Il sottotitolo del disco spiega tutto: (very) old and (almost) new solo guitar pieces. E allora il disco si compone di 15 frammenti di solo chitarra che vanno dalla brevissima Introibo di soli 16 secondi alla lunga remix Suitte n2 che sfonda il tetto dei 10 minuti. Nel libretto è spiegato da queli situazioni sono nati questi assoli. Si passa da studi nati nella solitudine del lockdown da Covid a improvvisazioni blueseggianti nate durante un concerto ad Alice nella Città, e ancora da frammenti catturati a Londra nel club Vortex ad un frammenti del 1999 risalente al primo concerto effettuato con i mitici Lol Coxhill e Veryan Weston.
Ma non è finita qua. Le edizioni Scarabocchio hanno immesso sul mercato Armonie Irregolari, una lunga intervista di Renato Sclaunich al nostro. Un bel libretto tirato in 50 copie che contiene parecchie belle immagini e una lunga intervista cvhe spazia a tutto campo nella ultra trentennale carriera del musicista cremasco e nelle tantissime derive musicali che ha avuto nel corso degli anni. Una sorta di sunto del Rocco pensiero che fa pensare e sorridere in più di un passaggio.
emanuele mandelli