Questa è una lettera d’amore. La mia, per te.
E ora che è mezzanotte voglio essere la prima a dirti che mi ricordo che giorno è, che so quanto sia importante e che vorrei che le cose fossero andate diversamente.
Avrei voluto essere lì, stasera più che mai. Dietro le quinte come negli ultimi tre anni, o davanti al bancone come la prima volta, chissà.
Magari sarei passata solo per vederti pieno e caotico e appiccicoso di Guinness come solo tu puoi essere.
O forse semplicemente perché starti lontana è difficile.
Difficile sempre, ma soprattutto oggi.
Difficile sempre, ma soprattutto il 17 marzo.
Perché nulla, assolutamente nulla è paragonabile al San Patrizio del John Keating a Crema
E nulla, assolutamente nulla, mi ha messa alla prova come questa serata, che ogni anno ha distrutto quasi ogni parte del mio corpo ma ha aggiustato testa e cuore.
Immaginarti chiuso mi fa male da giorni, ma in questo caso il dolore è più forte, ben lontano da qualsiasi altra cosa io abbia mai provato.
Sei stato lavoro, casa, porto sicuro, come mi piace dire da tempo. Ma sei stato anche impegno, sacrificio, gioia e soddisfazione.
Il vuoto e il silenzio che benedico alla fine di ogni turno stasera saranno un pugno in pieno viso.
Ma sono sicura che quando tornerai (e lo farai, perché certi amori non finiscono, e io e te ne sappiamo qualcosa), ecco, quando tornerai io maledirò ogni singola parola che ho scritto, perché torneremo anche noi a impazzire tra birre, hamburger, chiasso, bicchieri rotti e tanta, tantissima voglia di non smettere mai di fare avanti e indietro tra il bancone e la saletta.

Buon San Patrizio, John Keating.
Tua, Silvia

(Visited 226 times, 3 visits today)