Prima chitarrista italiana a specializzarsi nello stile jazz manouche, genere che fonde il virtuosismo del jazz con le ritmiche della chitarra francese, Melamanouche si è sempre distinta per il suo approccio innovativo e versatile. Dopo l’esordio nei digital store con “Un dio”, la raffinata artista milanese torna ora con “No Contact”, un singolo che valica i confini del suo genere di appartenenza per abbracciare sonorità pop, senza rinunciare all’eleganza e alla qualità artistica che l’hanno resa un punto di riferimento.

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Magistralmente arrangiato e prodotto ai Phaser Studios da una prima versione composta con Gabriel Otoya, “No Contact” nasce dall’esperienza della pandemia, quando il distanziamento sociale ha ridefinito il concetto di contatto, sia fisico che emotivo. Una riflessione intima e personale, ma al contempo condivisibile da tutti, che attraverso parole e musica, affronta il vuoto lasciato da relazioni interrotte e il desiderio di ritrovare un’alchimia pura e sincera.

«Il no contact si vive quando una relazione non funziona più, ma le sue tracce rimangono dentro di noi, amplificate dall’assenza e dall’immaginazione – racconta Melamanouche –. Questo brano è un invito a credere ancora nella possibilità di un contatto genuino, veritiero e profondo, anche quando tutto sembra perduto.»

Il testo si muove tra immagini emblematiche e introspezione, raccontando il limbo emotivo di chi si trova a vivere una “presenza assenza” che destabilizza: «Le tue mani come ali di carne sanno guidare tutto ciò che mi appare, sanno cucire tutto ciò che fa male». Una polaroid dai contorni sbiaditi che nella sua poetica crudezza disarma sensi e speranze, condensando in poche righe il potere del contatto umano, capace di ferire e al tempo stesso di curare.

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