Il nuovo coronavirus, partito in sordina, sottovalutato da tutti, dalla Cina agli USA, infine è imperversato in tutto il mondo, senza fare nessun tipo di sconto a nessuno. Arrivando a minacciare da vicino ricchi e poveri, leader e popoli, uomini e donne di ogni età, sesso o provenienza. Ha mietuto e miete vittime, cancella la quotidianità da Nord a Sud, da Occidente ad Oriente, e mischia le carte in tavola, cancellando ogni certezza ed ogni proposito per questo 2020.
Le conseguenze della pandemia si fanno vedere ma si riverseranno sulla quotidianità solo quando il virus stesso si fermerà o sarà fermato. Da un punto di vista meramente economico, però, i primi effetti cominciano a farsi sentire. A livello macroeconomico, questo ha prodotto una prima, importante flessione delle borse in tutto il mondo. Ma non finiscono qui, le brutte notizie: secondo le più recenti analisi del Fondo Monetario Internazionale, gran parte del mondo industrializzato, dopo la fine della crisi e della conseguente paralisi, si troverà a vivere un periodo dalla durata incerta caratterizzato da una pesante recessione. Il che significa, praticamente, tornare indietro di dodici anni, al 2008, seppur gli effetti previsti potrebbero finanche essere più seri e drammatici da questo punto di vista.
Mentre ciascun paese vara le misure di contenimento con conseguenti piani di emergenza e di assistenza, c’è chi al momento paga uno scotto molto più alto. L’Italia, per esempio, è il Paese finora più colpito. Una crescita del PIL senza prospettive per il 2020 si è presto tramutata in un drammatico lockdown in termini di avanzamento economico. In caso di perdurare del contagio, le imprese italiane rischiano un vuoto da 650 miliardi di euro: un baratro così era francamente impossibile da prevedere. Inoltre, il virus sulla Penisola si deve ancora abbattere in tutta la sua forza: ad esempio ora i pensieri sono rivolti al Sud, finora colpito ma non come le regioni del Nord. La provincia di Napoli, per esempio, ha già diversi contagi, che in Campania potrebbero salire fino a 3.000, secondo le ultime stime. Occorrerà prudenza e rispetto delle regole per contenere il contagio.
Intanto, nel mondo, pagano tutti i settori, non solo l’economia strictu sensu: tremano i settori del turismo e dell’impresa. Trema anche l’industria dell’intrattenimento e del gioco d’azzardo che, specificamente, potrebbe subire nel mondo danni micidiali, con un crollo dei ricavi che potrebbe sfiorare l’8%, stando alle stime della H2 Gambling Capital. I primi effetti non sono tardati a farsi vedere: il Casinò di Macao, a febbraio, ha perso il 90% dei ricavi, per esempio; la Cina, per cui non vi sono ancora dati ufficiali, al momento assicura il 16% dei ricavi totali ma è destinata a pagare uno scotto altissimo in termini di raccolta. In Italia la situazione ha già toccato picchi di crisi evidenti: tra fine febbraio e inizio marzo, nelle cosiddette “Zone Rosse”, il gioco fisico ha perso, per citarne una, il 50% dei ricavi in Lombardia; a questo si aggiunga il momentaneo blocco al Lotto e SuperEnalotto imposto dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Chi può trarne vantaggio è il gioco online, che potrebbe arrivare ad assicurare il 14,7% dei ricavi complessivi, fino al 15% nella seconda metà del 2020.