Marco Marcarini, al Rotary Club Crema, parla delle possibili evoluzioni del rapporto banca-impresa nel dopo pandemia

Marco Marcarini, al Rotary Club Crema, parla delle possibili evoluzioni del rapporto banca-impresa nel dopo pandemia
Interessante e attualissima la relazione tenuta, al Rotary Club Crema, dal Dott. Marco Marcarini, Chief Financial Officer di Ing in Italia, sul tema “Possibili evoluzioni del rapporto banca-impresa, nel dopo pandemia”.
“Quella innescata dal COVID 19 – ha esordito il relatore – è una crisi anomala, non originata da motivazioni finanziarie, resa più acuta dal fatto che si è innestata su una grave crisi precedente, quella del 2009.
Il risultato è stata un’enorme contrazione del PIL, con le piccole e medie imprese italiane a soffrire di più, a rivelarsi più vulnerabili.
Certamente il COVID lascerà in eredità anche alcune trasformazioni positive, per esempio un’accresciuta propensione in direzione del digitale, della connessione, rispetto alla quale si è ridotta la distanza del Sud rispetto al Nord del Paese, si è incrementata una capacità di utilizzo limitatamente a tutte le fasce di età e vi è stata una sensibile penetrazione in ambiti in precedenza refrattari, come la pubblica amministrazione.
Alcune banche – prendendo atto della trasformazione in corso nel Paese – hanno già effettuato la scelta di rinunciare a mantenere punti fisici, intrattenendo da remoto il rapporto con i clienti, grazie agli strumenti digitali.
Clienti, per altro, assolutamente favorevoli, dato che ne ricavano la conseguenza di non dover più sopportare lunghe code agli sportelli.
Tale processo dovrebbe accelerare ulteriormente con l’impiego dei fondi dedicati, resi disponibili dal Recovery Fund.
Con l’arrivo del COVID sono emerse del tutto le debolezze del nostro sistema bancario, gravato da pesanti sofferenze, da costi rilevanti – a causa di una rete troppo capillare -, dalla commistione non virtuosa con la politica. Risultato, l’applicazione di tassi d’interesse bassi, anche negativi.
In un momento in cui le imprese hanno particolarmente bisogno di liquidità, le banche sono frenate, nell’assolvere a un compito che è loro proprio, dall’incertezza, non riuscendo a valutare le piccole e medie imprese.
I dati di bilancio che hanno a disposizione, quelli attinti dalle centrali rischi non sono attendibili, il blocco dei licenziamenti contribuisce esso stesso a falsare le situazioni reali.
Tuttavia, la crisi delle imprese trascina con sé quella delle banche, che si trovano ad avere meno imprese da finanziare.
Servono aiuti alle imprese e incentivi alle banche perché le finanzino, azione che, Draghi, per altro, sta sviluppando.
E, infatti, le piccole e medie imprese si stanno riprendendo.
La banca oggi deve valutare l’impresa non più guardando il suo storico, il passato – le start-up neppure hanno un passato, per altro -, ma esaminando la solidità patrimoniale, la propensione all’innovazione, il desiderio di diversificazione del proprio business, i progetti e i piani di sviluppo, quindi il futuro, la prospettiva.
E l’impresa deve essere pro attiva, deve proporre nuove idee alla banca, mettere nero su bianco ciò che ha in testa, far capire dove vuole arrivare, il piano che si è data.
Va inaugurato un nuovo modo di rapportarsi, caratterizzato da una reciproca, trasparente relazione e apertura.
Il finanziamento va accordato o meno in modo rapido, tenendo conto non tanto delle garanzie fornite quanto di ciò che l’azienda vuole fare, delle iniziative di filiera.
In conclusione – secondo il Dott. Marcarini – si può ben dire che l’eredità positiva di questa fase critica sono proprio i nuovi modelli operativi e i nuovi paradigmi relazionali, nel rapporto banca-impresa”.
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