Teatro quasi sold out per il “re del rock’n’roll”
Crema, 10 maggio 2025
Dopo un breve inizio blues/country per rompere il ghiaccio e il superamento di alcuni piccoli problemi tecnici con tanto di sound-check in diretta (“il bello della diretta”), si mostra subito la vera anima di Matthew Lee con il pezzo Wild one: “Se non inizio con il rock’n’roll non inizio mai bene!”.
Classe 1982, Matteo Orizi, in arte Matthew Lee, originario di Pesaro, ha scatenato ieri sera la platea quasi piena del teatro cittadino, chiacchierando con il pubblico e raccontando la sua storia ed i pezzi eseguiti.
Con la sua band composta da Joe Tortorelli alla batteria, Daniele Raffaelli al basso e Lorenzo Assogna alla chitarra, sta girando diversi paesi in tournée: “Siamo felici di portare all’esterno la nostra musica con il nuovo tour e promuovere il disco registrato lo scorso anno che sta andando benissimo.”

Un po’ di italianità con una versione personale di Nel blu, dipinto di blu di Domenico Modugno per poi passare a un pezzo scritto con Paolo Belli durante la pandemia nel 2020 dal titolo Rock and love.
E poi ancora racconta: “Quando nell’ottobre del 2022 morì Jerry Lee Lewis, con la band eravamo in Norvegia e siamo rimasti attoniti. Abbiamo deciso di cambiare la scaletta aggiungendo il suo pezzo più bello.”
Ed esegue così Great balls of fire.
Poi si apre al pubblico: “Per esorcizzare un amore andato a rotoli ho scritto Non mi credere.” E la esegue regalando ancora un po’ di italianità.
Tra assoli e presentazioni dei tre musicisti della sua band, prima di esibirsi con Be Pop a Lula, racconta al pubblico come cominciò la sua carriera musicale: “Circa vent’anni fa a Pesaro, erano gli anni Novanta, dopo vari studi avevo capito che volevo fare rock’n’roll e non studiare musica classica al Conservatorio. Ma era davvero difficile, non c’erano i mezzi. Quindi mi esibivo e caricavo le registrazioni su YouTube. Un giorno mi chiamò Paolo Limiti e mi invitò al suo programma Ci vediamo in tv a Milano. Mi esibii con Be Pop a Lula e da lì è partito tutto!”
Si è poi esibito con due pezzi gospel perché, dichiara, “Il gospel è l’unico comun denominatore”.
Per introdurre un medley da applausi ha raccontato la sua esperienza in Conservatorio: “Mi hanno radiato subito, per me era noiosa la musica classica perché era già tutto scritto e io volevo aggiungere e mischiare i generi. Volevo suonare la musica che mi faceva vibrare e ho cominciato a cercare tra i dischi di mio padre per capire se ci fosse un genere adatto a me. Ma poi ho capito che vinci quando mischi e quindi ho cominciato a fare così!”
“Lasciatemi solo con il pubblico, ragazzi” si rivolge ai musicisti per poter eseguire Always on my mind di Elvis Presley, uno dei pezzi preferiti da suo padre. E poi ancora l’italianità: si cimenta con la band in una versione particolare dell’Isola che non c’è di Edoardo Bennato.
Chiude con Johnny Be Good, dopo aver suonato alcune note di schiena, seduto sopra al pianoforte, tra i forti applausi del pubblico.
“Tutti i pezzi li trovate nell’ultimo disco. Vi invito nel foyer per acquistare le poche copie rimanenti o semplicemente per fare una fotografia insieme e abbracciarci!”
Il pubblico esce dal teatro soddisfatto e carico di energia: bravo Matthew!
Presenti in sala il Direttore Artistico del San Domenico Maurizio Colombi, il Presidente Guido Giordana e il delegato del CdA al teatro Gianluca Savoldi. (fotografia allegata)
Fotografie nel backstage e sul palco a cura di Stefanino Benni
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