Padania Acque, Grassi si interroga sull’aumento delle tariffe

Padania Acque, Grassi si interroga sull’aumento delle tariffe

Padania Acque scoppia di salute. L’acquedotto aziendale trasporta efficienza e qualità.  Mol, Ebit e il resto degli acronimi  che provocano orgasmi  o mal di pancia a  commercialisti e operatori finanziari presentano valori e incrementi da sballo rispetto agli anni precedenti.  I benchmark valutati, indicano che la società va che è un treno.  Allineati con quelli delle società  di confronto,  i  benchmark quando si discostano dagli standard  si collocano in campo positivo. Insomma Padania Acque è piazzata nell’area dell’eccellenza, nel paradiso terrestre. Nel posto del nirvana.   Le banche, che nella finanza surrogano il padreterno, sono tranquille e benedicono la gestione attuale  che realizza senza sbavature il programma approvato  dai soci nell’estate del 2017.  Programma a lunga scadenza (2043) e portato allora in assemblea   dopo avere ricevuto, appunto,  l’imprimatur e la benedizione del padreterno terreno. Noblesse oblige.

Con questa situazione, illustrata martedì ai soci dal  presidente Claudio Bodini, dall’  amministratore delegato Alessandro Lanfranchi e dal direttore generale Stefano Ottolini, diventa arduo per un socio  capire la richiesta  di un  aumento milionario degli investimenti e quindi con di modificare il piano vincente.  Aumento che implica una corrispondente lievitazione delle tariffe per  sostenerlo. Se il piano funziona significa che è adeguato alle esigenze della società. Chiaro?

Con quali motivazioni un socio, che è anche sindaco, spiegherebbe ai cittadini che  Padania Acque va a gonfie vele, ma l’acqua costerà più cara?  Comunque se l’aumento degli investimenti è necessario, i vertici aziendali spieghino meglio i motivi. E così sarà. Martedì infatti l’assemblea non ha votato l’atto di indirizzo per procedere all’aumento degli investimenti, ma ha invitato il consiglio di amministrazione ad approfondire il problema e tornare in assemblea con la relativa documentazione.  La decisione di non procedere e rinviare ha innervosito l’amministratore delegato. Pazienza.

Il presidente Bodini, con enfasi e entusiasmo giovanili encomiabili  ha esaltato la qualità dell’acqua della ditta. Non solo è potabile, ma potabilissima e  meritevole di sostituire in tavola quella in vendita in negozi e supermercati. Bene, anzi benissimo.

Bodini ha spiegato che servirebbe un ulteriore passo avanti per migliorarla e arrivare a distribuire un prodotto dalle qualità organolettiche eccellenti. Bene , benissimo. Chi non è d’accordo? Nessuno.

Il problema sorge se si considera che  l’obiettivo, anche se condivisibile, implica un investimento che potrebbe generare un aumento della tariffa. Il gioco vale la candela? L’analisi costi-benefici promuove  l’azione?

Ora, ammesso di convincere un notevole numero di cittadini a bere acqua del rubinetto questa rimarrebbe comunque una parte, probabilmente la minore, rispetto a quella impiegata per altri usi: cucinare, utilizzare lavastoviglie e lavatrice, fare la doccia e il bagno, innaffiare i fiori del giardino o quelli nei vasi sulle terrazze, lavare la macchina e via di questo passo. Non ultimo serve per  liberare la tazza del water.

Se così stanno le cose, ha senso investire e aumentare le tariffe per rendere dell’acqua già potabilissima in acqua qualità oro? Per lo sciacquone è già un lusso quella potabilissima che viene erogata attualmente. O No?

Antonio Grassi

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