Perchè Sanremo parte anche nel 2021 alla faccia degli odiatori da tastiera?

Perchè Sanremo parte anche nel 2021 alla faccia degli odiatori da tastiera?

Sapete quanto costa uno spot di 30 secondi a Sanremo alle 1.15 di notte? Circa 13.600 euro. Gli stessi 30 secondi alle 21.45 costano 226 mila euro. Sapete quanto prende il comune di Sanremo per la convenzione annuale con la Rai per il festival, anche se quest’anno non porterà turismo? Circa 5 milioni di euro. Sapete quante uscite discografiche sono previste nel post Sanremo di artisti in gara? Circa 35. Dischi che copriranno una bella percentuale del totale del mercato discografico legato agli artisti italiani per il 2021. Pochi numeri che dovrebbero essere sufficienti per zittire quelli che ad ogni articolo sul Festival di Sanremo commentano che è una manifestazione: morta, irrispettosa, inutile, che non segue nessuno, vecchia, inutile, da sopprimere, da boicottare…

Mai come in questo 2021 ho visto gli odiatori da tastiera scatenarsi a gufare ler la sospensione, rinvio, soppressione della kermesse. Che è stata forse per 1 secondo in bilico, ma non credo di più, visto l’incredibile mole di soldi e lavoro che muove. Sanremo si nutre da sempre delle polemiche per vivere e prosperare, e quest’anno si è davvero alzato il tiro. Le roventi polemiche su Amadeus e le donne e i testi di Junior Cally dello scorso anno sembrano un brodino a confronto di quelle di questo 2021.

Non un tema a creare polemica ma la manifestazione in sé con tutto il suo senso. A parte i discorsi sulla speranza che sia una settimana leggera e per un po’, dopo un cazzo di anno, distante dalla vita di merda che stiamo vivendo, Sanremo continua ad avere senso perché come scrivo in questi pezzi da anni è il migliore specchio che il paese può avere. E quest’anno lo specchio restituisce l’immagine di un paese che boccheggia ma che vorrebbe stare in piedi. Senza pubblico, con la pandemia che impazza, senza vedere ancora la fine del tunnel Sanremo parte e farà la sua storia. Storia che si iscriverà in quella di sette decenni e che tra qualche anno offrirà una istantanea chiara di quello che eravamo in questo marzo 2021.

Per il resto agli odiatori da tastiera che urlano all’i rispettosità nei confronti dei teatri e poi dichiarano di guardare le partite, dagli stadi vuoti, non c’è nulla da rispondere: fa già ridere così.

emanuele mandelli

 

 

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