Popoli del lago Ciad, una crisi umanitaria vista dall’interno: la mostra in sala Agello

Popoli del lago Ciad, una crisi umanitaria vista dall’interno: la mostra in sala Agello

La mostra inaugura la stagione 2019 delle esposizioni patrocinate e sostenute dal Comune di Crema. Popoli del lago Ciad. Una crisi umanitaria vista dall’interno offre l’opportunità di approfondire la conoscenza di una delle più gravi crisi umanitarie nel mondo di oggi: i paesi che gravitano nel bacino del lago Ciad – Cameroun, Ciad, Niger, Nigeria – stanno vivendo da diversi anni una situazione gravissima e da noi poco conosciuta.

Il progetto nasce nell’ambito del programma AID 11010, volto a finanziare progetti di emergenza nei paesi coinvolti nella crisi del Bacino del Lago Ciad, tra la ong COOPI – Cooperazione Internazionale e la società editoriale Vita – specializzata sui temi del Terzo Settore-, con il sostegno fondamentale dell’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo.

L’obiettivo, che per motivi di sicurezza ha dovuto escludere i progetti in Nigeria, è quello di raccontare la crisi e la risposta umanitaria, attraverso il canale cartaceo e web di Vita, i media-partner africani di Vita (Voice of Africa, FM Liberté e Antenna Plus) e la mostra fotografica “Popoli del Lago Ciad” che giunge a Crema nel mese di marzo 2019.

Il fotografo ciadiano Abdoulaye Barry ha trascorso alcuni mesi viaggiando attraverso il sud del Niger, al confi­ne con la Nigeria, nell’estremo nord del Camerun, e in Ciad, documentando l’intervento di COOPI e la quotidianità di chi vive la crisi sulla propria pelle, ogni giorno. Barry  ha voluto documentare la quotidianità di chi vive la crisi mostrando quanta dignità e quanta capacità di lottare diano forza a queste popolazioni.

La particolarità della mostra è sottolineata dal suo sottotitolo “Una crisi vista dall’interno”. Infatti il punto di vista africano espresso dall’autore si distingue da quello occidentale a cui siamo abituati: prevale in questi scatti il senso della vita all’interno e al di là di quella che è una delle maggiori crisi al mondo, con milioni di sfollati e rifugiati, costretti a fuggire dai propri villaggi e ad assistere ad atrocità, a causa degli attacchi di Boko Haram.

Coopi è la sola ONG italiana presente, da anni, in tutti e quattro i paesi della regione, con interventi integrati in tutti i campi : Protezione delle fasce più deboli della popolazione, in particolare donne e bambini, Interventi di reinserimento dei migranti ricacciati indietro dalla Libia (Niger), Sicurezza alimentare, Ricostruzione delle condizioni della vita civile, in particolare ricostruzione delle scuole (Campagna “Aiuta un guerriero”).

La mostra inaugura in concomitanza con la festa della Donna ed è inserita nel programma degli eventi promossi e patrocinati dall’Amministrazione comunale per l’8 marzo poiché la figura femminile è protagonista di molte delle fotografie esposte.

All’inaugurazione interverranno l’assessore alla Cultura Emanuela Nichetti e il presidente di Coopi Claudio Ceravolo.

 

 

POPOLI DEL LAGO CIAD. UNA CRISI UMANITARIA VISTA DALL’INTERNO

Mostra fotografica di Abdoulaye Barry

a cura di Coopi – Cooperazione Internazionale e Società editoriale Vita

con il sostegno di Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo

con il patrocinio e la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Crema

 

inaugurazione: venerdì 8 marzo 2019 ore 18

dal 9 al 17 marzo 2019

orari: sabato-domenica: 10-12 e 15,30-18,30. lunedì chiuso, da martedì a venerdì 15,30-18,30

 

Sale Agello – Museo Civico di Crema e del cremasco

Centro culturale Sant’Agostino

piazzetta Winifred Terni de’ Gregorji 2 – 26013 Crema

 

NOTA SUL FOTOGRAFO

Abdoulaye Barry, fotografo ciadiano, è nato a N’Djamena nel 1980. Ha iniziato la sua carriera fotografando cerimonie matrimoniali, funerali e feste celebrative di neonati. Dopo una formazione ­finanziata dalla Fondazione CCF (Centre Français des Fonds et Fondations) per la fotogra­fia, Abdoulaye produce la sua prima serie sul tema dei bambini di strada. Esposto nel 2009 alla Biennale di Bamako, la più grande manifestazione fotogra­fica del continente africano, questo lavoro gli vale il Premio della Giuria. Nel 2010, Barry realizza un ampio servizio sui pescatori del Lago Ciad, minacciato da una gravissima crisi sociale e ambientale. Negli anni successivi ha prodotto lavori fotogra­fici sociali sulla gioventù di N’Djamena e sul tema dell’acqua nella capitale ciadiana.

 

Barry, classe 1980, claudicante a causa di una malattia giovanile, ha visitato i progetti realizzati da COOPI in Ciad, Camerun e Niger, ovvero:

 

  1. Camerun, “RIEDUPACE – rilancio di un’educazione per la pace”: per garantire l’accesso all’educazione, sono state riabilitate 11 classi nelle scuole pubbliche di Fotokol e sono state poi formate 50 “classi di emergenza” (per esempio, quella sotto gli alberi raffigurata da Barry); sono stati inoltre distribuiti 5.000 kit scolastici ad altrettanti alunni, di cui il 30 % bambine; sono stati erogati contributi per il pagamento delle tasse scolastiche per 1.000 alunni e sono stati formati 120 insegnanti delle scuole primarie del Logone e Chari. A 10.150 studenti sono stati assicurati acqua potabile e servizi igienici.

 

  1. Camerun, “Sicurezza alimentare e nutrizionale per le popolazioni dell’Estremo Nord del Camerun”: con il progetto 100 famiglie vulnerabili hanno ricevuto gli strumenti per il rilancio della produzione ortofrutticola e formazione, oltre che sul loro uso, sulle tecniche agricole; i prodotti sono stati poi forniti ai mercati allo scopo di rilanciare l’economia locale. Per combattere la malnutrizione è stata fornita assistenza alimentare a 3.000 bambini (da 0 a 59 mesi) e a 800 donne incinte o in allattamento con difficoltà nutrizionali nei distretti di  Makary e Mada. Per quanto concerne acqua e igiene, le fonti idriche ripristinate hanno permesso di ridurre la pressione nelle località sovrappopolate.

 

  1. Ciad, “Programma integrato d’urgenza per favorire la sicurezza alimentare delle popolazioni vulnerabili nella Regione del Lago Ciad”: il progetto ha favorito l’accesso alla terra coltivabile per rifugiati e autoctoni attraverso la facilitazione di accordi tra i vari gruppi agricoli e i proprietari terrieri. Le capacità produttive di 40 gruppi agricoli  sono state rafforzate, mediante la distribuzione di strumenti e materiali e le relative sessioni di formazione. È stata poi aumentata la disponibilità di acqua, sia per le irrigazioni che per uso potabile, tramite la realizzazione di 40 perforazioni con profondità di almeno 18 metri in 17 villaggi. Il programma ha formato le donne incinte e allattanti in materia di buone pratiche nutrizionali, affiancandole a sessioni pratiche per insegnare loro come preparare il cibo in maniera adeguate. Sono stati infine potenziati allevamento e produzione animale.

 

  1. Niger, “Intervento per estendere l’accesso all’educazione formale e non formale di qualità per i minori in età scolare presso i villaggi d’accoglienza e le comunità sfollate delle zone colpite dalle violenze di Boko Haram (Regione di Diffa-Niger)”: Nell’ ambito dell’educazione formale il progetto ha portato alla costruzione e all’allestimento di 20 classi d’urgenza e di relative strutture igieniche per i piccoli studenti, oltre alla distribuzione di manuali di studio e di materiale scolastico. Sono stati inoltre predisposti orti scolastici per insegnare l’importanza dell’agricoltura. Gli insegnanti hanno beneficiato di sessioni di formazione, in particolare sul riconoscimento dei segnali di esperienze traumatiche. Sono stati infine creati Comitati scolastici e gruppi di Associazioni di Madri Educatrici.

 

LE SEZIONI DELLA MOSTRA

  1. PROGETTI AGRICOLI A BOL

Ritorno da Bol, in Ciad, dove del resto devo ritornare tra pochi giorni e desidero davvero condividere con voi le realtà di questa sconosciuta parte del Ciad chiamata la regione del Lago, dove la violenza alimentata dagli insorti della setta di Boko Haram, le diverse migliaia di rifugiati e di sfollati riducono al minimo i mezzi di sussistenza della popolazione.
L’insicurezza impedisce alle persone di coltivare, pescare e commerciare attraverso le frontiere. I pesanti dispositivi anti Boko Haram, le restrizioni che accompagnano lo stato d’emergenza, la priorità data agli obiettivi militari a detrimento della protezione dei civili aumenta la vulnerabilità di comunità già indebolite. Se questo non bastasse, i cambiamenti climatici e la degradazione dell’ambiente erodono i mezzi di sussistenza degli agricoltori e dei pescatori.
L’inesistenza delle strade, l’insufficiente accesso alle cure e all’educazione, le disuguaglianze tra i sessi, così come una debole autonomia delle donne sono fatti consueti. In diverse zone si vive in condizioni prossime alla carestia e i tassi di mortalità legati alla malnutrizione oltrepassano di molto la soglia d’emergenza. Le donne, i giovani e gli anziani denunciano di essere esposti a negligenze, alla violenza e allo sfruttamento. Le numerose difficoltà socio-politiche che si ripercuotono nelle città, cantoni, villaggi e isole del Lago, esacerbando i vettori di una crisi maggiore, esauriscono le risorse e indeboliscono le capacità delle comunità che, poco a poco, affondano nella povertà. Per contrastare questa tendenza, l’organizzazione non governativa italiana COOPI tenta di portare una soluzione innovativa organizzando le famiglie degli sfollati e dei rifugiati in raggruppamenti comunitari, che vengono strutturate attorno ad attività agricole e di allevamento di piccoli mammiferi ruminanti. Attività che consentono loro di far fronte alla crisi alimentare. La serie di immagini mostra come l’appoggio di COOPI aiuti le comunità beneficiarie del progetto a rialzarsi dalla crisi umanitaria in corso in questa parte del Ciad.

 

  1. ACCESSO ALL’ACQUA POTABILE A MAKARY

L’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici rappresenta una difficoltà in più per gli sfollati interni del dipartimento del Logone Chari. Nell’arrondissement di Makary, Camerun, in particolare, la situazione resta precaria, e caratterizzata da un basso tasso di copertura dell’approvvigionamento di acqua potabile e di servizi igienici. L’arrivo, in questi ultimi anni, degli sfollati interni ha generato un’ulteriore pressione sulle strutture esistenti e peggiorato la qualità dei servizi. Questo espone le popolazioni locali alle così dette malattie “idriche”, quali colera, tifo, epatite, ecc. Per aiutare gli sfollati interni e le comunità ospiti a fronteggiare questa difficile situazione, COOPI sta cercando di migliorare i pozzi esistenti e di costruirne di nuovi nei villaggi dell’arrondissement di Makary. Ciò al fine di consentire a tutti l’accesso all’acqua potabile ed a servizi igienici di qualità. L’ONG italiana prosegue nella propria attività di divulgazione alle comunità delle buone pratiche d’igiene, ed è così che si possono incontrare dei comitati di gestione dei pozzi, per esempio nelle scuole dove i rappresentanti dei professori e le associazioni dei genitori degli alunni giocano un ruolo fondamentale, garantendo la gestione e la conservazione delle infrastrutture. L’intervento di COOPI ha permesso alle comunità beneficiarie di questi servizi, di preservarsi dalle malattie legate all’insalubrità e alla cattiva qualità delle infrastrutture idrauliche e igieniche. Un approccio di questo genere suscita molto interesse da parte delle comunità, e ha necessità di essere implementato anche nelle altre località del Lago Ciad, ove parimenti si fronteggiano numerose difficoltà d’accesso all’acqua potabile.

 

  1. ISTRUIRE – EDUCAZIONE A MAKARY

A Makary, una città nel dipartimento Chari Logone, nell’Estremo Nord del Camerun, l’istruzione di centinaia di ragazzi di età compresa tra i 5 ed i 18 anni è a rischio, a causa della chiusura di molte scuole, in seguito alle violenze di Boko Haram. Se da un lato molti genitori non hanno i mezzi per assicurare la scolarizzazione ai propri figli, dall’altro i servizi educativi non riescono ad incontrare le nuove necessità generate dall’emergenza. Gli insegnanti stessi non hanno le competenze necessarie per gestire adeguatamente lo stress post-traumatico di molti studenti. COOPI è intervenuta per offrire una nuova risposta all’emergenza, attivando un progetto che prevede la ristrutturazione delle scuole (con l’installazione di latrine e pozzi), la costruzione di aule d’emergenza, la fornitura di nuove attrezzature scolastiche e il sostegno alla formazione degli insegnanti, per migliorare l’approccio didattico. Queste fotografie raccontano gli sforzi messi in atto dall’Organizzazione per offrire un’istruzione di qualità ai bambini profughi giunti a Makary.

 

  1. ASSISTENZA PSICOLOGICA AI RIFUGIATI E AI PROFUGHI A DIFFA

La regione di Diffa nel sud-est del Niger, è una delle zone più colpite dalla crisi umanitaria causata dagli attacchi di Boko Haram. Qui diversi villaggi si sono letteralmente svuotati dei loro abitanti, le infrastrutture sono state distrutte e le famiglie sono state decimate o separate. Tanti bambini, donne e anziani nei campi intorno a Diffa sono rimasti soli, traumatizzati dalle atrocità che hanno subito. È evidente come questa situazione richieda un’attenzione particolare, per questo COOPI sta sperimentando un sistema educativo con un’attenzione specifica rivolta a chi ha subito traumi, in modo da fornire un’assistenza adeguata. In particolare l’approccio didattico utilizzato e volto all’individuazione dei bambini e dei ragazzi con problemi psicologici, prevede che venga garantito agli alunni l’accesso a un’istruzione di qualità, in un ambiente che promuove l’apprendimento, attraverso l’utilizzo di giochi da tavolo, canzoni, danze e disegni. Ed è proprio durante questo genere di attività che gli operatori individuano i problemi di ogni bambino, sviluppando poi percorsi specifici per ciascun caso. La minaccia costante di Boko Haram e la mancanza di un sistema di protezione statale stabile, contribuiscono a creare un clima di ansia diffusa tra i profughi e rifugiati di Diffa. Per questo è prioritario aiutarli ad elaborare il proprio vissuto. In questo senso, l’esperienza di COOPI e del Centro di Salute Mentale di Kintchindi, a Diffa merita l’attenzione e il sostegno di tutti.

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