Qualcosa lega la violenza nostrana del Covid-19 all’inquinamento? Mah! Ricordate cosa scriveva tempo fa Alex Corlazzoli?

Qualcosa lega la violenza nostrana del Covid-19 all’inquinamento? Mah! Ricordate cosa scriveva tempo fa Alex Corlazzoli?

Nulla di ufficiale, al momento, lega l’inquinamento agroindustriale al fatto che il Covid – 19 , in provincia di Cremona, quindi compreso il comprensorio Cremasco, in rapporto al numero di abitanti, purtroppo abbia colpito duro e più che da altre parti. Ma qualcosa, in questa nostra fetta di Padania, a margine della tragedia moderna rappresentata dal Coronavirus, beh non torma. E arriverà, inevitabilmente, il tempo degli approfondimenti. Nel frattempo, per vedere l’effetto che fa, senza alcuna pretesa vogliamo ricordare un fatto, sì … curioso. Leggete un po’ quanto segue, se volete…

…L’atmosfera incantevole del film di Guadagnino, purtroppo, deve fare i conti con la realtà odierna: alla nebbia e al fetore dei maiali si sono aggiunti inquinamento, centri commerciali e squallidi motel…

Rimembrate? Così scriveva, due anni fa, provocatoriamente, allorquando appunto il film da Oscar, “Chiamami col tuo nome”, diretto da Luca Guadagnino, applauditissimo, gettò uno squarcio di luce magico sulla pianura Padana e sulla campagna Cremasca in particolare, sul quotidiano Il Fatto Quotidiano, il giornalista, scrittore, ma anche opinionista, viaggiatore e Maestro (d’Italia) Alex Corlazzoli. Intervistato dal Blog Sussurrandom, tra le altre cose, all’epoca Corlazzoli dichiarò inoltre quanto segue:

Pensavo fosse una provocazione acuta e alta delle tue, poi però una volta letto il tuo pezzo su “Chiamami col tuo nome”, mah mi pare di aver colto pure un sottile grido di dolore per la tua terra.

Intendiamoci: Luca Guadagnino ha girato una bella storia e il territorio, indubbiamente ne gioverà, ma esiste poi come sempre il rovescio della medaglia. Vale a dire tra inquinamento, traffico e varie brutture Crema e il Cremasco non sono quella favola che Guadagnino, pur contestualizzata agli anni Ottanta, vuole far passare. E nemmeno allora potevamo favoleggiare.

In tal senso quindi hai voluto lanciare il tuo allarme?

Esattamente poiché se tutti gli anni i rapporti di Lega Ambiente dicono che da tempo, la pianura Padana, posto difficile e diffidente da vivere, è una delle zone più inquinate d’Italia, semplicemente gradire fosse l’ora e il momento che chi di dovere affrontasse, una volta per tutte, il grave problema della pessima qualità dell’aria che respiriamo. No? Senza dimenticare l’odore, il fetore nauseabondo provocato, talvolta, dai numerosi allevamenti suinicoli presenti dalle nostre parti. Ripeto non è bello vivere tra la nebbia, gli inquinamenti e l’afa della Bassa. Fosse veramente una favola vivere lì gli Albergoni (i titolari della villa di Moscazzano dove molti interni del film di Guadagnino sono stati girati, ndr) vivrebbero tuttora a Moscazzano e non avrebbero messo in vendita la loro casa.

Applaudi dunque all’arte cinematografica esibita da e con “Chiamami col tuo nome”, ma contemporaneamente chiedi una presa di coscienza…

Mettila così ok, basta che qualcuno si accorga che non siamo solo favole. Vogliamo parlare delle prostitute, gestite dalla malavita, che affollano le strade di campagna del Cremasco? Ad Offanengo, dove vivo, alle otto della sera tutte le luci, asocialità totale, sono spente. Nemmeno le sedi dei vari partiti politici esistono più. Centri commerciali e motel siamo diventati. Ah… una scena dell’opera di Guadagnino è ambientata al Lago dei Riflessi di Ricengo. Ci ricordiamo o no dello scandalo dei bidoni tossici ritrovati, anni fa, nascosti da quelle parti?

Ah… Guadagnino ambientò il suo filmone negli anni Ottanta. Corlazzoli parlava invece dei giorni nostri, o meglio del 2018. E oggi siamo qui a piangere preoccupati, violentati dallo stramaledetto virus. Che fine ha fatto la magia fiabesca descritta in “Chiamami col tuo nome”? Ma era davvero tutto oro che luccicava?

stefano mauri

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