Rock agricolo, piglio demenziale e cover metal in stile bluegrass: dalle campagne di Como all’America ecco gli Iron Mais

Rock agricolo, piglio demenziale e cover metal in stile bluegrass: dalle campagne di Como all’America ecco gli Iron Mais

Come puoi chiamarti se fai del rock agricolo, che qualcuno ddefinisce con un raffinato inglesismo cowpunk? Iron Mais, usando pure il lettering degli Iron Maiden. Loro sul divertente sito che li descrive si presentano così: “Eccoci… sei scappati di casa vestiti il meno meglio che abbiamo potuto, ed ecco qui la nostra vera storia. C’era una volta un doppio garage che si sentiva vuoto e solo, disperso nelle campagne di Cermenate nei pressi di una trafficata strada provinciale. Un bel giorno arrivò un ragazzo che si sentiva anch’esso vuoto e solo. Fecero amicizia. Il ragazzo riempì il garage di ogni sorta di cianfrusaglie ed immondizia, ed in cambio, il garage riempì il ragazzo di malattie”, e via con una bio tutta da ridere.

Intanto quindi avete capito che sono italiani, più precisamente dalla provincia di Como. Sono in sei e non hanno nomi, ma solo soprannomi. Questa è la formazione: Testa di Cane (voce e banjolele), La Contessina (violino e voce), Jack La Treena (banjo e voce), Lo Scollo (contrabbasso), il Ragazzo Nutria (chitarra) e Burrito (batteria). Sul sito i sei personaggi sono descritti con schede che ne descrivono l’abilità e i poteri con punteggi da 1 a 10. Come le carte dei giochi di mostri e supereroi. Ma le voci sono: resistenza alcolica, velocità turbopeto, potenza di insulto, padronanza dell’italiano, carisma agricolo e ignoranza bifolca. Seguiteli.

Ovviamente non solo ironia. La musica che propongono è un potente e divertente mix tra: folk, bluegrass, country e incisi western, alcuni dei maggiori successi della storia del Rock in tutte le sue epoche e sfumature. Insomma una band americana di quelle di cui si vedono i video cercando sul Tubo trapiantata nelle campagne comasche.

Chi li ha visti dal vivo, giuro che alla prima occasione rimedio, dice che propongono  una miscela esplosiva di ironia, look caratteristico, esilarante carisma bifolco, e soprattutto un groove massiccio ed energico della loro radicata vena hard-core, passando per un’attitudine innata al Roots folk tipico degli Stati Uniti del Sud. Insomma gente che è passata come uno schiacciasassi anche per X-Factor per portare agli italiani un genere davvero poco frequentato da noi.

Ma non solo cover in chiave blugrass. Questo era infatti il primo disco, Hard Cock, cbe conteneva incenidarie versioni di Ace of Spades dei Motorhead, Crazy train di Ozzy Osburne ma anche classici del genere country come Folsom prison blues di Jonny Cash. Nel 2016 un primo brano originale sull’ep Nausea. E adesso è in uscita il nuovo disco, The Magnificent six, per rimanere nelle citazioni country, lanicato da un singolo originale, “Cucù” un brano che prende un po’ in giro gli arrampicatori sociali, le persone prevaricanti, i finti saccenti, e lo fa in modo ironico paragonando la loro vita a quella del cuculo, un uccello che si appropria dei nidi altrui senza fatica e che ha la caratteristica, oltre che del canto, del parassitismo.

Non è l’unico brano inedito del disco, ce ne sono una manciata, ben 6 su 13,  e trattano di temi attuali presentati con la caratteristica ironia, provocazione e irriverenza della band. I brani inediti sono tutti in italiano, scelta voluta per comunicare e coinvolgere in maniera più completa il pubblico ed immergerlo nel goliardico della band. Non mancano ovvimente le cover stravolte. Stavolta tocca tra le altre a Can i play with madness degli Iron Maiden, e come poteva essere diverso visto il nome, a Nothing else matter dei Metallica e a Another brick in the wall dei Pink Floyd tra le altre.

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