La prima evangelizzazione della pianura padana, fu ad opera di chi? E da dove giunse la nuova religio in questa valle di lacrime? Il cui centro era ed è Crema e il cremasco. Parrebbe Mediolanum, infatti dal 285 al 404, fu la capitale dell’impero romano d’occidente e residenza imperiale, in quei tempi non erano ancora state erette le diocesi di Piacenza, Cremona, Lodi e Crema. La prima sede vescovile fu Milano a partire dal 313 fino al 355 ed il primo vescovo fu San Mirocle, ivi nel 355 furono istituite le diocesi di Piacenza e Cremona. Quindi tra il 314 e il 355 si succedettero nell’ordine quali vescovi di Milano, San Materno, San Protasio e San Eustorgio I, che innalzò la diocesi di Piacenza, di cui il primo vescovo fu San Vittore, 340/380. Il primo vescovo di Cremona fu San Creato nella seconda metà del IV sec. e il primo vescovo di Lodi fu San Bassiano, 375/381/409 e Crema e il cremasco rimasero senza diocesi sino al 1580 ed ebbero quale metropolita il vescovo di Milano. Al principiar del V secolo il nostro territorio non aveva ancora un nome ben definito, in seguito verrà nominato sui documenti, quale distrctum pergomensis, prima dell’anno mille, sino al 1040 quando l’imperatore Enrico III lo cita in una pergamena quale Insula Fulcherii , indi intorno al 1178 diverrà territorio Cremasco. Ebbene tornando al V secolo dC., le nostre terre erano suddivise tra i vescovi di Piacenza, Cremona e non solo. Nel 417 gli sposi S. Melania e Piniano nella loro dimora di Palazzo Pignano, fecero una donazione alla chiesa dei XII apostoli eretta a Piacenza nel 323, da un cristiano di nome Piniano I.
Questa donazione venne sugellata al Santo Vescovo di Piacenza Savino e sino a quel fatidico 417 si chiude la prima evangelizzazione del territorio cremasco occidentale. Piacenza era però suffraganea di Milano e San Ambrogio era morto da vent’anni e la sua figura giganteggiava già tra le attività dei vescovi suoi amici, confidenti.
Testo tratto da San Ambrogio e Crema di Mons. A. Zavaglio in Bollettino Storico Cremonese 1941.
Luigi Dossena e Bernardo Zanini