Sanremo, le pagelle di Emanuele: e alla fine Achille fa Bowie e stravince la scommessa

Sanremo, le pagelle di Emanuele: e alla fine Achille fa Bowie e stravince la scommessa
  •     Michele Zarrillo (“Deborah”) con Fausto Leali – Il vocione di Leali, quella pulita di Zarrillo. Il blues. Un pezzo di 51 anni fresco come se fosse di oggi. VOTO 7
  •     Junior Cally (“Vado al massimo”) con i Viito – Inserire delle strofe nel classico di Vasco non era facile. Lo faranno tutti i rapper durante la serata. Cally si mostra politico e cita le sardine. Un po’ sbragata ma divertente. VOTO 6,5
  •     Marco Masini (“Vacanze romane”) con Arisa – Le voci ci sono eh, ma paiono due disperati. C’è qualcosa di dissonante nella loro versione del classico dei Matia Bazar, manca quella leggerezza che la contraddistingue. VOTO 6
  •     Riki (“L’edera”) e con Ana Mena – Perché prendere un brano del 51 e farlo diventare una canzone da Amici? Mistero. VOTO 5
  •     Raphael Gualazzi (“E se domani”) con Simona Molinari– Stratosferici nella versione jazz del pezzo reso famoso da Mina. Lui si perde (un po’ anche nella scollatura della Molinari) ma ne esce una versione maiuscola. VOTO 8
  •     Anastasio (“Spalle al muro”) con la Pfm. Rap e progressive. Disturbante, lo definisce una che lo conosce bene. Convincete e suonata in maniera davvero notevole. VOTO 7,5
  •     Levante (“Si può dare di più”) con Francesca Michelin e Maria Antonietta. Sul trio indie si confidava molto. Ma paiono un po’ a disagio sul classico del trio. Strette tra loro. Con la levante alta al centro e sempre un po’ ingobbita. Si poteva dare di più. VOTO 5,5
  •     Alberto Urso (“La voce del silenzio”) con Ornella Vanoni – La Vanoni è ormai talmente fuori canone e talmente del tutto scollegata che orami pare una caricatura. Si diverte, lei, e si vede. Lui ci prova e piazza un acuto inutile. Sbagliano tutto. VOTO 4
  •     Elodie (“Adesso tu”) con Aeham Ahmad, forse si poteva cercare qualcosa più nelle corde di Elodie. Ma è una bella versione. Didascalica ma intensa, con un finale sorprendente. VOTO 6,5
  •     Rancore (“Luce – Tramonti a Nord Est”) con Dardust e La rappresentante di lista – Quello che tocca Dardust diventa oro. E anche questa versione del brano di Elisa rifulge nella serata. VOTO 8
  •     Pinguini Tattici Nucleari (“Papaveri e papere, Nessuno mi può giudicare, Gianna Gianna, Sarà perché ti amo, Una musica può fare, Salirò, Sono solo parole, Rolls Royce”) – Bravi, preparati, divertenti e divertiti. Un medley che fa ballare l’Ariston e mostra che Achille Lauro è già storia. VOTO 8
  •     Enrico Nigiotti (“Ti regalerò una rosa”) con Simone Cristicchi. Perché? Prendere una canzone cosi personale, pesantina, rifarla con l’interprete in maniera quasi uguale. Non so. VOTO 4
  •     Giordana Angi (“La nevicata del 56”) con i Solis String Quartet. La prima capata di Mia Martini sul palco. Non è mai facile. La Angi la voce ce l’ha. Forse meno la personalità, VOTO 5
  •     Le Vibrazioni (“Un’emozione da poco”) con Canova. Lo spirito rock della canzone si prestava bene. Il palco di Sanremo ha scoperto quei fenomeni dei Canova. Una bella versione che spinge sull’accento rock. VOTO 7
  •     Diodato (“24 mila baci”) con Nina Zilli – Loro hanno portato sul palco anche una coreografia. Oltre che una versione che spinge molto sull’orchestra. La Zilli non è parsa centratissima in partenza ma si riprende subito. Ma l’intesa è buona davvero. VOYTO 7,5
  •     Tosca (“Piazza grande”) con Silvia Perez Cruz. Vincerà la serata. La classe è davvero notevole e la versione del classico di Dalla con chitarra classica è bella. VOTO 7
  •     Rita Pavone (“1950”) con Amedeo Minghi. La Pavone non è Mietta. Minghi pare come strascicare un po’ le parole. Cercano una versione molto drammatizzata all’inizio. Non mi ha convinto. VOTO 5
  •     Achille Lauro (“Gli uomini non cambiano”) con Annalisa. Alla fine l’ha fatto si è vestito da David Bowie. Provare a portare Mia Martini era un azzardo. Grazia anche ad Annalisa, espressiva e brava a supportare nei punti più difficile, vinto alla grande. VOTO 8
  •     Bugo e Morgan (“Canzone per te”)- Morgan dopo le polemiche si dichiara fiero di essere italiano e sale in cattedra per dirigere l’orchestra. La voce di Bugo danza sul baratro della stonatura, quella di Morgan sul filo del raschio in gola. Ma madonna come è venuta bene. VOTO 9
  •     Irene Grandi (“La musica è finita”) con Bobo Rondelli, Bobo gioca sempre un po’ troppo a fare il Celentano e la canzone poteva prestarsi a migliore rivisitazione. Sono bravi eh. VOTO 5,5
  •     Piero Pelù (“Cuore matto”). Era facile intuire che sarebbe stata una versione alla Pelù. Una cover che potrebbe andare nel repertorio dei Litfiba. Con la scansione ritmica e la voce di Pelù. Che dire. VOTO 8
  •     Paolo Jannacci (“Se me lo dicevi prima”) con Francesco Mandelli e Daniele Moretto . Come fai a dare un voto a sta cover. Maledizione. “Se me lo dicevi prima ti operava Enzo” fa Jannacci junior, “Chi è Enzo c’è su Instagram”, fa Mandelli. Enzo sorriderebbe. VOTO eh..
  •     Elettra Lamborghini (“Non succederà più”) con Myss Keta, che folli. Alla fine Elettra ha più coraggio e voce di quanto pensavo. Giocano un po’ sulla sensualità e alla fine sono belle brave e divertenti. VOTO 7
  •     Francesco Gabbani (“L’italiano”). Didascalica. Ben fatta. Con la tuta da astronauta e le bandiere italiche. Ma boh. Mi aspettavo di più. VOTO 5

emanuele mandelli

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