Short Story, senza arrossire

Short Story, senza arrossire

Senza arrossire, provate a pensare allo sbocciare di un amore tra una donna e un uomo che dopo una vita spesa nella trincea famigliare, si sono sentiti liberi. Importano poco torti e ragioni, fardello e sogni perduti. Da venti, trent’anni, cazzo, nel mio letto dormo come mi pare e piace, salvo libertinaggi da ascrivere alla voce “varie ed eventuali”. Insomma: una botta e via ed evviva la libertà.

Non vi è niente di più acuto dello sguardo di chi sa di essere bellezza sfiorita e quando questi sguardi s’incrociano anche il Monte Olimpo prova imbarazzo, perché le antiche divinità portano in sé fiamme mai sopite, ma anche sagge acque di mare che si scaldano pigramente ai raggi del tramonto. Non bisogna certo aver frequentato l’Accademia di Brera per comprendere cosa s’intende per fiamme mai sopite. La Bibbia ne è testimone. Altri cazzi, invece, sono quelli che si manifestano dopo il consumo, l’abbraccio con sospiro e il relativo addormentamento, che il poeta chiamerebbe la pace dell’amore.

Poco importa chi apre gli occhi per primo. Decliniamo tutto al maschile per comodità di scrittura, ma vale per ogni genere: 1) dove cazzo sono; 2) mi scappa la pipì; 3) ti accorgi che anche lei ha gli occhi sbarrati e devi fare a gara per chi arriva prima al bagno; 4) sei un gentiluomo e quindi concedi a lei l’utilizzo della tazza del water mentre tu, scusandoti, mingi nel lavandino (cosa che hai sempre fatto, soprattutto quando eri reduce da una sbronza!); 5) che ora è? 6) ma che cazzo te ne frega di che ora è, tanto io dormo qui; 7) ti viene fuori un sorriso dolce di cui pensavi di aver perso le tracce; (8 però stammi vicino perché ho un po’ di freddo; ( 8 bis: dai, adesso smettila perché fa caldo; 9) ci sono due mani che si cercano e s’incontrano e ti viene da piangere, perché tutto lo avevi già fatto anni prima.

Beppe Cerutti

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