Quando Sycophàfantes detto il (con)Torto, participio presente del verbo torcere, ma non ne siamo sicuri, comunque inteso come torsione, sentì di essere prossimo alla morte, chiese di confessarsi e la Chiesa provò un vago senso di disagio, perché da morto un’estrema unzione non si nega a nessuno, ma una confessione da un tipo come quello lì avrebbe potuto turbare anche il più scafato dei cardinali, oltre che gli ordini universali. La disposizione, priva d’ufficialità ma pregna degli incensi d’Oltretevere, fu chiara: “Sottotraccia e senza scomodare tonache importanti. Data l’irriverente natura del probabile morituro, affideremo il delicato compito a qualche fraticello fresco di tonsura.”
Nessuno ne conosceva il nome, perché come nella Legione straniera, anche nell’Ordine degli Ignoti vigeva la regola che a volte è molto meglio far finta di niente e lasciar perdere. Di fatto, fin dall’iniziazione in monastero, s’era guadagnato lo pseudonimo di “Caggiaffà?” Domanda che rivolgeva direttamente allo sconfinato orizzonte, ché il Padre superiore proprio non lo poteva sopportare. Al pari del moribondo cui era stata affidata l’anima da raddrizzare, anche lui si portava appresso certezze granitiche e dubbi facilmente rimovibili: una via di mezzo tra Obelix e uno studentello che si è beccato un sette e mezzo in grammatica solo perché, per errore, non ha sbagliato un congiuntivo.
La stanza ove giaceva Sycophàfantes, avviluppata di vapori non proprio mortiferi, era spoglia, con qua e là qualche allegoria bizantina del sesto secolo.
“Pentiti, finché ne hai la possibilità”
“Ma va a cagare.”
“E allora perché mi hai chiamato, ingannatore?”
“Perché la storia che ti devo raccontare, e che tu trascriverai con dovuta minuzia, sarà meglio custodita nelle biblioteche vaticane che non in quella nazionale, che ormai è ridotta a un cesso. Siediti e ascolta.”
“In nomine eccetera eccetera, ti ascolto.”
“Pissipissibaobao e tumetutumetitelo…”
“Miserircodia!”
“E questo è ancora niente, perché poi c’è una roba da far venire il mal di testa: supercalifragilistichespiralamadiso…”
“Non è possibile!”
“Adesso arriva il bello, caro il mio paffuto cenobita, perché il Pentagono ha sempre tenuto nascosto il rapporto tra Wile Coyote e Beep Beep.”
“Be’, insomma, quella roba lì la sapevano anche noi da bambini, eddài, con Beep Beep che si truccava gli occhi.”
“Ingenuo: voluta azione diversiva per mettere a punto tutto il resto. Trattieni ancora per un po’ i neuroni e trascrivi con attenzione, ché questa è difficile e conclusiva: Itsy Bitsy Teenie Weenie Yellow Polka Dot Bikini.”
“Nooo! Addirittura l’agente speciale Brian Hyland.”
“Adesso hai capito?”
“Il Signore abbia pietà dei nostri peccati.”
Sycophàfantes morì ma non ebbe gloria in Cielo e il fraticello non finì a Guantanamo per complesse quanto delicate ragioni diplomatiche: tuttavia gli fu imposto il silenzio assoluto entro le remote mura di un antico monastero di nome Little Spandau e anche dall’altra parte dell’Atlantico la cosa convenne. Noi però sappiamo che Frate Caggiaffà è oggi l’unico in Europa a conoscere nei dettagli tutti i retroscena segreti della serie televisiva Star Treck, compreso il nome del criminale riciclato che scelse i colori e disegnò le divise per l’equipaggio dell’Enterprise.
Beppe Cerutti