Silvano Usini, campionissimo di pugilato: “Quando saltò il mio contratto con Don King. Emozionai Marvin Hagler. Tornare sul ring? Meglio Un reality Show”

Silvano Usini, campionissimo di pugilato: “Quando saltò il mio contratto con Don King. Emozionai Marvin Hagler. Tornare sul ring? Meglio Un reality Show”

Sette titoli italiani, tre mondiali e varie affermazioni in Europa possono non bastare a cambiare una vita? Sì, nel caso del campionissimo (Silvano non combatte più, ma un campione è per sempre) di pugilato Silvano Usini, tornato ormai da tempo, dopo una vita sul ring da professionista ad aggiustare le automobili nella sua carrozzeria Italia a Bagnolo Cremasco. Con lui abbiamo scambiato due chiacchiere.

Sei ritornato ad allenarti da solo, per caso pensi di tornare a combattere a 51 anni?

L’idea di tornare sul ring non mi sfiora nemmeno, ho già dato, ricevendo ben poco. Anni fa mi voleva il grande organizzatore Don King (nella sua scuderia, ai tempi militava pure Mike Tyson, ndr) per un match valevole per il Mondiale Wba. Chiesi in cambio una borsa di quaranta milioni (in vecchie lire), ma mi dissero che erano troppi. Oggi è ancora peggio, la boxe è una giungla, che senso ha, o meglio, avrebbe, rimettermi in gioco.

Frequenti ancora la tua vecchia palestra cremasca alla Colonia Seriana?

Il mondo del pugilato mi ha nauseato, ma la noble art mi piace comunque, ogni tanto faccio una capatina nel mio vecchio centro sportivo. La mia ex società, nonostante la crisi, sotto la guida del maestro Lucio Vailati è sempre attiva, ma ripeto una volta la boxe offriva poco, oggi purtroppo è pure peggio.

Hai lasciato da campione Intercontinentale in carica, nel 2002, abbattendo, dopo pochissimi round lo sfidante d’allora Bognar. Eri quindi in gran forma, perché mollare, non potevi continuare?

Ho appunto lasciato al momento giusto, da campione, quando i politici mi corteggiavano invitandomi a non mollare. Ecco in generale, la politica anziché lisciare il pelo al vincitore di turno dovrebbe sostenere sempre lo sport, inserendo eventualmente la disciplina boxistica nell’inquadramento scolastico quale materia formativa.

Quando hai avuto il privilegio di diciamo “imbatterti” in nientepopodimenoche, con “The Marvelous”?

Ricordo bene quei momenti, anche se è passato moltissimo tempo. Accade al termine di un mio match, il secondo da dilettante, vinto prima del tempo come spesso mi capitava, a Spino d’Adda, in provincia di Cremona, a pochi chilometri dal capoluogo milanese.

Ricordi cosa ti disse?

Si complimentò dicendo che l’avevo impressionato con colpi e numeri importanti. E detto da lui che era una leggenda mi diede una pazzesca dose di adrenalina e autostima. Sì quell’incontro mi caricò, grazie a Marvin Hagler capii che avevo scelto giusto lasciando il calcio per dedicarmi al pugilato.

Mancano oggi figure come Hagler alla boxe vero?

Certamente, ma è il solito discorso che ripeto da anni. “The Marvelous” era classe, potenza, eleganza, intelligenza, disciplina e umiltà: lui ha fatto la storia dell’arte pugilistica.

Sponsorizzi, con la tua “Carrozzeria Italia” di Bagnolo Cremasco, la palestra trevigliese “Boxe Treviglio”. Sai che i giovani pugili trevigliesi avrebbero una voglia matta di essere allenati da te?

Quella del maestro è una carriera che per oggi non mi attrae. Ma non farò mancare il mio sostegno agli amici della “Boxe Treviglio”.   

Tre anni fa si mormorava di una tua eventuale partecipazione al reality show “L’isola dei Famosi”. Arrivasse oggi la telefonata saresti sempre dell’idea di partire?

Certamente sì. E aggiungo la seguente provocazione: oggi per diventare famoso è meglio fare spettacolo che darsi con sacrificio allo sport.

Via social c’è una foto che ti ritrae in compagnia dell’ex agente dello spettacolo Lele Mora: che vi siete detti?

Mah… magari gli ho chiesto di spingermi verso un posto all’edizione del “Grande Fratello Vip” che partirà a settembre?

stefano mauri

 

 

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