Michele Bellini, 33 anni, cremonese, in un passato, nemmeno troppo lontano, a Parigi, alla School of International Affairs (PSIA) di Sciences Po, per studiare, o meglio, per il master in International public management, beh, incrociò Enrico Letta, l’ex premier che, tempo fa, lasciò il parlamento per insegnare. E… per la serie, fatale fu quell’incontro, nel 2021, Michele, senza essere iscritto al partito, scelto da Letta in persona, si ritrovò a capo dello staff dell’allora segretario Pd. Terminata quell’avventura, Bellini oggi è il segretario provinciale della federazione Dem cremonese…

Sei di Cremona, ma hai girato parecchio, vero?

Ho frequentato l’università cattolica di Piacenza, poi mi sono trasferito a Boston, quindi Milano e poi a Parigi. Ma il legame con Cremona è molto forte e credo che occorra tenere salde le proprie radici per orientarsi in un mondo globale. E’ la cittadinanza europea il progetto a cui ho sempre lavorato.  Ma la mia cremonesità è verace e, girando, ho avvertito, ovunque, il forte legame tra Stradivari, il violino, la musica e, il nostro capoluogo di provincia.

Tifi per la Cremonese?

Sì e coltivo la passione per il Milan e la Ferrari…

Com’è stata l’esperienza politica con Letta?

Enrico è una persona alla mano, straordinaria, umile, diretta, umana, simpatica, semplice e da lui ho capito come deve essere un politico.

E la tua passione per la politica da dove arriva?

Da quando ero bambino e sfogliavo gli atlanti e i libri di storia. Ed è lì che ho capito che la politica, in fondo è la storia del presente. 

Come spieghi il distacco tra il mondo popolare e il Pd?

E’ dagli anni Novanta che la classe operaia vota Lega, quindi il discorso parte da lontano. Trovo senza dubbio positivo il fatto che la segretaria Elly Schlein abbia tirato fuori l’importante tema del salario minimo poiché il sociale è democrazia ed è assurdo constatare che purtroppo ci siano tante, troppe persone con un reddito basso o addirittura senza entrate. E chi ha redditi bassi rientra, tendenzialmente, in quelle categorie di persone che non votano. Riavvicinare perone alla politica e al partito non sarà un percorso semplice e sarà un lungo percorso, ma noi ci siamo messi a in cammino. E per quanto mi riguarda, fare politica è anche avviare percorsi e processi… 

Il centrosinistra arriverà un giorno a guidare la Lombardia?

Perché ciò avvenga occorre un cambiamento culturale e bisogna iniziare a guardare, alla dinamica regione lombarda, in prospettiva meno locale, meno lombarda e più europea. Sottolineo però che i grandi capoluoghi lombardi, alla fine, sono amministrati, benissimo, da sindaci di centrosinistra, eccezion fatta per Sondrio e Como. Ripeto, pensiamo da europei, in tale prospettiva la Lombardia ha potenziali enormi tutti da valorizzare.

Crema e il Cremasco guardano sempre più verso Milano e Lodi e meno verso le cremonesi rive del Po…

Il futuro di Crema, dipende dai cremaschi. Detto ciò è giusto e positivo, che per la sua posizione geografica, per certi aspetti la realtà cremasca segua altre province… Ma dal mio punto di vista, ragionando in termini di microaree, in un funzionale concetto – progetto di macroaree, Crema, Cremona e Casalmaggiore possono stare insieme in modo costruttivo…

Che rapporto hai con l’enogastronomia?

Adoro i Marubini, mi piacciono i Tortelli Cremaschi e aspetto che il sindaco di Capralba Damiano Cattaneo, prima o poi mi faccia assaggiare i tanto declamati Tortelli Eretici di Farinate. Mi piace il vino in particolare il Riesling e il Gutturnio piacentino.

Ti piace la musica?

Sì, spazio dai Pink Floyd ai Club Dogo. E Jack La Furia mi piace assai.

stefano mauri

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