Sus…surreale, le briciole del miele

Sus…surreale, le briciole del miele

Sono un tipo talmente pigro che se non faccio qualcosa poi la pigrizia mi crea dei sensi di colpa e va a finire che mi metto sul serio a fare qualcosa. Per scongiurare una simile traumatica ipotesi mi sono inventato una nuova professione: quella del lettore di briciole del miele.

Già li vedo quello che mi conoscono: ecco, s’è ‘mbriacato n’altra volta e giù di nuovo a sparare cazzate! Nossignori e mi rivolgo soprattutto a coloro che di professione fanno gli imbrattatori della reputazione altrui, perché, o bestie bottegaie, quando si dice miele si dice poesia. Scorbutica a volte, perché nel cammino del poeta maledetto il miele sovente si mischia col sangue. Ma tutta ‘sta storia non centra un cazzo, a meno che nei paraggi non ci sia un tiro a segno (certe battute fantasmagoriche mi vengono fuori così, spontaneamente, e non riesco a trattenerle).

Stavo dicendo… Ah, era lei che stava dicendo qualcosa? Dica pure… Che il miele non ha briciole ma tutt’al più lasciti di densità variabile, da raccattare col cucchiaino sul fondo del bicchiere? Palle! Ficcagli dentro un bel grissino, lascialo lì ad ammorbidirsi un poco e poi vediamo dove te lo metti il tuo bel cucchiaino! Ed è proprio in quell’avanzo trascurato che vado a vedere e a ravanare e, caro lei, leggo passato presente e futuro e se vuole, con un leggero sovrapprezzo, le dico anche la formazione della Juve per la partita di domenica prossima. Va da sé che il miele è a carico suo, soprattutto se si presenta con la famiglia al seguito.

È successo che una volta è venuto a trovarmi un collega pindarico, di quelli che quando cominciano a volare o gli spari o altrimenti non li tiri giù più. Gentile, perché oltre al miele e al pane secco ha messo sul tavolo anche una bottiglia di marsala all’uovo. Parla tu che parlo anch’io, salta fuori che dell’ultima ode di Brucello da Forlì, inneggiante ai tramonti sul mar Baltico, non aveva capito un cazzo.

“Non è possibile”, esclamai sdegnato.  E aggiunsi, a mo’ di rafforzativo: “Cazzo, l’hai scritta tu!”

“Ma io chi sono?” si chiese tramestando nel bicchiere alla ricerca delle ultime gocce di marsala.

Mi sorse il classico amletico dubbio: “Ma sul mio biglietto da visita o scritto oppure no Astenersi perdi tempo?”

Beppe Cerutti

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